Per Chi Ascolta: Hair Metal anni '80,
Slaughter, Firehouse, Motley Crue, Winger, Skid Row...
Fondati nel 2006 a Malmoe in Svezia, i
Pretty Wild cominciarono a professare il loro amore per l'hair metal
anni ottanta e presto registrarono un demo a tre canzoni. Con Ivan
Höglund (vc) al posto di Tim Petty, Krizzy Fields (ch), Kim Chevelle
(bs) e Johnny Benson (bt) fecero molti concerti sia in Europa che
negli USA, fatto che gli permise di pubblicare il primo EP "All
The Way" per una label statunitense, ma questa volta le cose non
funzionarono come si doveva. Meglio andò loro col debut album "All
The Way" tanto che finirono anche in cima alle classifiche
Billboard svedesi, l'album vendette tutte le copie stampate e
riuscirono a tenere circa cento concerto in tutto il mondo. Nel 2010
Krizzy lasciò la band e fu rimpiazzato da Axl Ludwig col quale i
Pretty Wild fecero un altro tour e di seguito cominciarono a lavorare
sul secondo album che, dopo alcune traversie, vede ora la luce per la
neonata Dead End Exit Records, e mentre scrivo queste righe anche un
video dovrebbe essere pronto.
Sin dalle prime note ci accorgiamo di
essere dinanzi ad un quartetto che nella seconda metà degli anni
ottanta avrebbe riscosso la giusta dose di successo e notorietà,
lottando ad armi pari con Firehouse, Dokken, Motley Crue, Danger
Danger, Poison, Winger e Skid Row.
Partiamo con la cadenzata e cromata
"Are You Ready", figlia legittima del matrimonio fra
Firehouse e Def Leppard, proseguiamo con "Get It On" che
potrebbe uscire dalle recording-sessions dell'album "New Jersey"
dei Bon Jovi, mentre le secche "Trouble Water" e
"Wildheart" coniugano i primi Skid Row coi Motley Crue di
"Dr. Feelgood", quindi le ariose "Alive" e
"Vampire" portano fresche armonie imparate dai Winger e
dagli Alias, e non manca un pò di luccicante e giovanile
spensieratezza veicolata da "Blow The Night Away" e "Pretty
Wild". Fra le poche concessioni ai suoni della loro terra natale
troviamo l'esuberante "Staring At The Sun" che trasuda
umori dei primi Crashdiet, mentre la sola ballad "All I Want"
offre concessioni attuali con una strizzatina d'occhio ai Green Day
più orecchiabili e melodici.
Nulla di nuovo che esce dai solchi
delle quattordici canzoni incluse in questo cd, ma sicuramente chi ha
vissuto quegli anni della scintillante scena americana proverà un
tuffo nel passato della sua prima giovinezza (almeno anagrafica) e
tutti indistintamente torneranno a cercare nella tracklist uno o più
brani da riascoltare e riassaporare col sorriso sulle labbra.
Complimenti a Ivan Höglund per la
bellissima prova vocale, una voce pulita, potente, che sa ben
modularsi e adeguarsi alle bisogna di ciascuna canzone, e questo è
un complimento che desidero estendere anche ai suoi tre compari,
ciascuno secondo le proprie competenze!!!
ABe
Massima Allerta: i ragazzi ci sanno
fare, un pò di personalità in più e... let me dream!!!
Pelo Nell'Uovo: songwriting competente
e divertente, troppo derivativo, però.
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