KROKUS "Dirty Dynamite" (Sony
Music) voto: 80/100
Per chi ascolta: Hard Rock anni settanta con accenni blues
Dopo quasi quarant'anni di attività i
Krokus tornano sul mercato con le dodici nuove canzoni che formano
"Dirty Dynamite", il loro diciassettesimo album che è
entrato, per la prima volta nella loro carriera, nelle prime venti
posizioni di vendita in Germania, e per una formazione il cui primo
disco fu pubblicato nel 1976 è una gran bella soddisfazione e onore
alla carriera.
L'odierna formazione vede Marc Storace
(vc), Chris Von Rohr (bs), Fernando Von Arb (ch), Mark Kohler (ch) e
il rientro di Mandy Meyer (Cobra, Asia) dopo oltre trent'anni dalla
sua precedente apparizione; inoltre alla produzione ritroviamo Dennis
Ward, alla battieria siede Kosta Zafiriou, ai cori hanno partecipato
Mark Fox e Tommy Heart, le registrationi sono avvenute ai celeberrimi
Abbey Road Studios in Londra.
Per quanto riguarda la musica, beh, di
grosse originalità gli inossidabili svizzeri non ce ne riservano,
restando fedelissimi alla tradizione hard rock di derivazione Ac/Dc
(ma teniamo presente che sono praticamente coetanei) senza alcuna concessione a tendenze moderniste, ma riescono a pubblicare quello che probabilmente è il loro cd più completo e divertente, interpretando al meglio quel 'down-and-dirty rhythm and blues vibe' che accomuna i citati australiani ai presenti svizzeri.
(ma teniamo presente che sono praticamente coetanei) senza alcuna concessione a tendenze moderniste, ma riescono a pubblicare quello che probabilmente è il loro cd più completo e divertente, interpretando al meglio quel 'down-and-dirty rhythm and blues vibe' che accomuna i citati australiani ai presenti svizzeri.
Premesso che non troviamo capolavori o
gemme uniche, lasciatemi godere lo scanzonato e trascinante hard rock
di "Halleluja Rock n' Roll" che avrebbe fatto la sua bella
mostra su "Highway To Hell", così come "Go Baby Go"
è in perfetto mood di "High Voltage" (album e brano),
mentre "Rattlesnake Rumble" ammicca al blues-hard rock con
qualche concessione ai Cinderella, direzione mantenuta dalla più
pacata titletrack che profuma tanto di Quireboys e Status Quo anche
per merito
del pianoforte che introduce e
accompagna questo brano scelto come singolo e che dà il titolo
all'album. Non una cattiva scelta di suo, ma non propriamente
rappresentativa delle altre canzoni.
Si torna a rockare con "Let The
Good Times Roll", nella quale Von Arb e soci sembrano voler
mescolare i Led Zeppelin di "Rock And Roll" cogli Ac/Dc di
Problem Child, esperimento godibile e trascinante, così come non
esce affatto male la loro versione di "Help", e poichè non
siamo al karaoke o a un talent show dove si tende ad imitare
l'originale artista, il fatto che essa sia praticamente
irriconoscibile rispetto a quella che i Beatles hanno reso immortale
è per me un punto a loro favore.
"Better Than Sex" (punti di
vista, ma con l'avanzare dell'età inevitabilmente le priorità
cambiano!!!) suona come una i Bachman Turner Overdrive in chiave hard
rock spruzzati di ZZ Top, "Dög Song" torna al modello
Ac/Dc, ma questa volta con una certa stanchezza che viene spazzata
via da "Yellow Mary" nella quale affiorano prepotenti
affinità con Rod Stewart (sempre in chiave blues-hard rock) ed anche
il ritornello pare uscire dal songbook del biondo cantante scozzese.
"Bailout Blues" scorre
anthemica e cresce in intensità con delle belle parti di chitarra
tipiche del mondo che fu negli anni settanta/primi ottanta, ma sempre
di gran presa emotiva. "Live Ma Life" dal vivo asfalterà
le prime fila con la sua carica energetica e "Hardrocking Man"
farà ballare il pubblico col suo divertente e asciutto incrocio fra
hard rock (tipo "Rock And Roll Damnation") e southern rock.
Onore alla tenacia ed alla carriera, se
avete snobbato Storace & Co tacciandoli (non sempre a torto) di
sbiadite copie degli Ac/Dc, ricredetevi e godete questa sana, onesta,
divertente, energizzante raccolta di hard rock vintage, ma con un
suono al passo col presente.
ABe
Massima allerta: tutto l'album, non ha
grossi cedimenti.
Pelo nell'uovo: chiudiamo un occhio e
non diamogli troppo peso per una volta.
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