Per Chi Ascolta: Hard 'n' Heavy
melodico
I britannici Lawless possono essere
considerati un supergruppo essendo formati da Paul Hume (vc, ch) e
Neil Ogden (bt) provenienti dai seminali Demon, da Howie G (ch) dei
Persian Risk e da Josh 'Tabbie' Williams (bs) degli Headrush. Come
facilmente ci si può aspettare, il quartetto si cimenta con un heavy
rock melodico diretto e senza eccessivi fronzoli come si faceva negli
anni ottanta senza apportare novità o innovazioni di particolare
menzione, ma quanto esce dagli speakers delizierà i fans della
musica potente e melodica, una sorta di AOR Metal se cotanta
definizione mi può essere concessa!
"Heavy Metal Heaven" spalanca
le porte del cd con grinta, potenza e tanta melodia affidata alla
pulita ed intonata ugola di Hume, cantante esperto e capace di
dominare senza esitazioni i grossi riffs di chitarra adeguatamente
sostenuti dalla sezione ritmica e da discrete tastiere nel
background. Un buon inizio seguito dalla più cadenzata "Black
Widow Ladies", altro poderoso inno metallico costruito con
maestrìa e gusto artigianale guardando in questo caso più agli
States che alla scuola albionica, miscela sonora seguita anche nella
successiva "F.O.A.D.", veloce cavalcata che spara addosso
una vera scarica di adrenalina metallica (di gran classe!).
La scaletta non concede un attimo di
pausa e il buon climax viene mantenuto con "Misery" e la
power-ballad "SOS", mentre mi ha un pò deluso "Rock N
Roll City", non così incisiva come mi aspettavo. "Step In"
e "Scream" sono due massicci heavy rockers, più anthemica
e ballabile la prima, mid-tempo schiacciasassi con un refrain in puro
stile arena-metal la seconda, entrambe godibili ad alto volume.
Questo ideale Lato B se avessi fra le mani il formato vinile si
dimostra meno brillante della prima facciata, sensazione confermata
dalla poco convincente "Pretender", ma fortunamente la
power-ballad epica e drammatica "Where Heroes Fall" e
l'urgente "Metal Time" chiudono in crescendo un album che
mi colto di sorpresa, e piacevole sorpresa trattasi.
La bella prova vocale di Hume è
senz'altro l'elemento più interessante del disco, ma sarebbe
riduttivo fermarsi a questo in quanto il quartetto offre un'ottima
prova d'insieme coesa, decisa e potente, dal forte ancoraggio al
modello anni ottanta e con un suono affilato e pieno degno dei nostri
giorni. Mi sono divertito tantissimo ad ascoltarlo, in particolare la
prima, formidabile parte, e sono sicuro che anche voi converrete col
sottoscritto.
ABe
Massima Allerta: le prime cinque
canzoni sono da urlo (un pò retro, ma sempre da urlo fiero!)
Pelo Nell'Uovo: una seconda parte meno
brillante
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