Per Chi Ascolta: Hard Rock Melodico
americano
Phil Vincent non sa davvero stare fermo
e fra albums solisti, coi Legion, Circular Logik, Tragik e i D'Ercole
ha dato alle stampe ben 26 albums negli ultimi 16 anni e senza che
gli si possa imputare di registrare e pubblicare materiale assemblato
di scarsa qualità. Accolgo così volentieri l'invito di Phil a
recensire il nuovo disco che in realtà è un doppio album che
raccoglie sia "Face It" che "Solar Flare",
quest'ultimo sinora disponibile solo in versione digitale e adesso
dato senza sovrapprezzo a chi acquisterà il cd fisico.
Composto, arrangiato, suonato e cantato
tutto da solo, come da sua consuetidine negli album solisti, Phil
concede un paio di assoli a Vince O'Regan (Bob Catley band), suo
compagno nei Legion, ma come sempre il risultato è ben più che
rimarchevole, con quell'hard rock carico di energia e melodia, riffs
graffianti, ritornelli orecchiabili, un'abilità compositiva che gli
permette di non essere ripetitivo e questo fattore, considerata la
sua prolificità, non è un dato irrilevante.
"The Lost Self" è un breve
intro corale che lascia presto spazio al classico hard rock americano
di "Long Hard Road", tempo medio di grande intensità
musicale che esplode in un massiccio refrain ed anche l'assolo è
fiammeggiante creando delle trascinanti sonorità. Su simili
coordinate si muovono la più drammatica "Make Up Your Mind"
e la dinamica "Sooner Or Later", con "We All Die
Young" che ci concede una pausa più epica con quell'inizio per
sola voce e pianoforte, sviluppandosi poi in un crescendo già
sentito altre volte e comunque anche in questo caso Phil riesce ad
emozionare e ad avvincere l'ascolto. "Is This All There Is?"
è un scheggia di puro e colante hard rock con tanta melodia negli
arrangiamenti e nelle voci, qualificandosi come uno dei più
trascinanti brani del cd. La bella e cangiante "Can't Go Back"
omaggia i Winger sia nella struttura che nelle vocals, mentre
"Burning Bridges" raccoglie tante influenze al suo interno
che la rende particolare e di non facilissima assimilazione,
transitando in essa anche tracce dei Traveling Wilsburys risolte in
chiave prettamente hard rock, ma alla fine anche questa canzone mi ha
convinto della sua bontà.
Dei restanti brani, solo "Divided"
mi continua a risultare ostica, forse a causa di una durata che la
costringe a ripetere schemi che avrebbero meritato una maggiore
sintesi, ma non si tratta di un peccato mortale, così come la
semi-ballad dalle tinte pop "Full Circle" che chiude la
tracklist di "Face It" non dispiace a dispetto di un
songwriting non all'altezza di altre cose fatte da Vincent.
Ascoltando l'album "Solar Flare"
si capisce come le composizioni contenute rappresentino il passo
appena precedente a quanto poi è stato realizzato per "Face
It", mostrando una costante progressione qualitativa sia nel
songwriting che nella produzione e nell'esecuzione dell'artista
americano che nei suoi progetti solisti riesce ad esprimersi con una
costanza che non sempre gli riesce quando si trova ad operare con
bands. Ascoltatevi "On The Run" e "Northern Lights"
per avere un'idea della ricchezza espressiva di Vincent che in "All
Over You" richiama addirittura i seminali Starz. Forse gli
servirebbe una guida del calibro di Bruce Fairbrain per veicolare le
sue idee al meglio e richiamare su di sè l'attenzione dei media più
importanti, ma capisco che la soddisfazione di vedere materializzate
le proprie aspirazioni facendo tutto da solo sia un premio che Phil
evidentemente non vuole negarsi.
Grazie ancora Phil per la tua grande
generosità nel darci con tale abbondanza il tuo talento artistico e
voi non fatevi pregare, tributate il giusto premio ad un artista
ancora così poco noto al grande pubblico.
ABe
Massima Allerta: vi è poco da
dribblare qua
Pelo Nell'Uovo: a parte qualche
sbavatura, il fatto che non abbia i meritati riconoscimenti
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