Per Chi Ascolta: Dokken, Whitesnake,
Lynch Mob, Rainbow, Jorn
Terzo album per gli svedesi ColdSpell
che mostrano sensibili miglioramenti ad ogni nuova uscita e questo
"Frozen Paradise" non tradisce le aspettative col suo
solido heavy rock melodico esaltato da una produzione affilata e
potente affidata alle esperte mani ed orecchie di Tommy Hansen.
Le undici canzoni sono ben costruite
intorno ai dettami del class metal fine anni ottanta che vede(va) in
Dokken, Whitesnake, Queensryche (periodo "Empire") e Lynch
Mob i più noti e fortunati interpreti, ed infatti non faticherete a
riconoscere atmosfere e soluzioni familiari a chi ha vissuto appieno
quel periodo storico, ma il discorso vale anche per i più giovani
che si sono cimentati nel recupero dei classici del periodo.
L'inizio affidato a "Paradise"
e "Angel Of The World" è semplicemente fantastico, con la
chitarra di Michael Larsson e le tastiere di Matti Eklund a
interagire e alternare frasi più potenti ad altre più 'lievi',
permettendo così al dotato cantante Niclas Swedentorp di modulare la
propria voce e dare il giusto risalto ai passaggi strumentali per
esplodere in refrain orecchiabili ed accattivanti.
Mi stupisce l'inserimento del tempo
medio "Life Has Just Begun" (fra Dio e Jorn) che smorza il
climax con quel tocco di epicità posto troppo in anticipo, così
come la appena più veloce "Goin All The Way" non dovrebbe
essere posta subito dopo, ma si sto parlando non dell'intrinseca
qualità delle composizioni, comunque sempre su livelli più che
buoni.
"Alive" e "Life 2 Live"
(con accenni ai Red Hot Chilli Peppers) non mi hanno convinto troppo,
pur riscattandosi nel ritornello e tentando di offrire qualcosa di
più personale.
Da questo momento la band torna sui
livelli qualitativi ed espressivi della partenza e da qua non devia
più, concedendo buone sensazioni hard 'n' melody con "On The
Run" e "Soldier" (ammiccante ai Thin Lizzy) su ritmi
più sostenuti, con la rocciosa e cadenzata "Falling" che
non manca di ricordare in qualche maniera "Kashmir" dei Led
Zeppelin, mentre "Dark Reflections" torna a guardare agli
States (in particolare ai Lynch Mob e al loro mood vizioso),
chiudendo con "Legacy", brano dai toni più oscuri,
influenzato dall'hard rock epico dei Rainbow.
Una buona prova sotto tanti punti di
vista, peccato per la sbavatura nella scelta della scaletta che
penalizza un pò il fluire dell'ascolto, ma basta che vi organizziate
la vostra personale playlist e tutto si sistema.
Contatti:
ABe
Cosa Funziona: la prova d'insieme, il
songwriting e la cura dei particolari e la produzione
Pelo Nell'Uovo: una tracklist che
doveva essere meglio gestita
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