OUTLOUD "Let's Get Serious" (AOR Heaven) voto: 70/100
Per Chi Ascolta: Heavy rock melodico, arena rock
Terzo album per la band greca che annovera due nuovi ingressi fra le proprie fila, ovvero Bob Katsionis (ch, tast - Firewind) ed il cantante americano Chandler Mogel, mostrando continui miglioramenti sia compositivi che di sound, toccando con "Get Serious" il loro momentaneo top artistico.
"Death Rock" è un inizio anfetaminico, condotto dall'indomita sezione ritmica formata da Sverd (bs) e George Kollias (bt - Nile), su cui svetta la potente ugola di Mogel e le affilate chitarre di Katsionis e Jim Scordilis, un heavy rock dal refrain molto melodico, anche se personalmente avrei convogliato diversamente tutta la 'furia' che caratterizza la strofa, e le mie aspettative trovano riscontro nelle successive "I Was So Blind" (ascoltate le melodie iniziali ed il refrain e ditemi se non vi ricordano - in chiave hard rock ovviamente - alcune melodie di Gigi D'Alessio!!!) e "One More Time", con sonorità che mixano spunti heavy rock con altri più tipici dell'AOR.
ONLY FROM ITALIAN INTO ENGLISH. please
venerdì 23 maggio 2014
DIESEL - Into The Fire (2014)
DIESEL "Into The Fire" (Escape Music) voto: 90/100
Per Chi Ascolta: Bad Company ed FM
Dietro questo monicker si presentano oggi il valente cantante Robert Hart (Bad Company, Manfred Mann's Earth Band) ed il chitarrista/tastierista Jim Kirkpatrick (FM), assecondati da Jimmy Copley (bt - Paul Rodgers e Manfred Man Earth Band) e Pat Davey (bs - Seven), con ospiti del calibro di Adam Wakeman (tast), Steve Overland (vc, ch e produttore), Alisdair McKenzie (fiati su "Brand New Day").
Se pensate che una simile line-up possa offrire del succulento British rock, ebbene avete centrato pienamente il bersaglio e facendo vostro "Into The Fire" vi gusterete un brillante e divertente connubio fra FM e Bad Company (quelli dopo il primo split). Hart e Kirkpatrick si dimostrano in grande forma nelle loro rispettive interpretazioni, ed ispirati al momento della composizione delle dodici canzoni.
Per Chi Ascolta: Bad Company ed FM
Dietro questo monicker si presentano oggi il valente cantante Robert Hart (Bad Company, Manfred Mann's Earth Band) ed il chitarrista/tastierista Jim Kirkpatrick (FM), assecondati da Jimmy Copley (bt - Paul Rodgers e Manfred Man Earth Band) e Pat Davey (bs - Seven), con ospiti del calibro di Adam Wakeman (tast), Steve Overland (vc, ch e produttore), Alisdair McKenzie (fiati su "Brand New Day").
Se pensate che una simile line-up possa offrire del succulento British rock, ebbene avete centrato pienamente il bersaglio e facendo vostro "Into The Fire" vi gusterete un brillante e divertente connubio fra FM e Bad Company (quelli dopo il primo split). Hart e Kirkpatrick si dimostrano in grande forma nelle loro rispettive interpretazioni, ed ispirati al momento della composizione delle dodici canzoni.
MOTHER ROAD - Drive (2014)
Per Chi Ascolta: Hard Rock Blues anni
settanta, Bad Company, Whitesnake su tutti
The Mother Road, un altro nome con cui
è conosciuta la celeberrima Route 66, è anche il nome scelto dal
chitarrista Chris Lyne (Soul Doctor) e dal cantante Keith Slack
(Steelhouse Lane e Michael Schenker Group) per identificare il
progetto nato nel 2011 e che si è completato con l'innesto del
tastierista Alessandro Del Vecchio, il batterista Zacky Tsoukas ed il
bassista Frank Binke. Le undici canzoni del debut-cd "Drive"
si abbeverano all'inconfondibile sound anni settanta, un hard rock
misto di blues, sudore e passione, Free e ZZ Top, The Black Crowes e
Led Zeppelin, Bad Company e King's X, il tutto realizzato da
musicisti impeccabili che non antepongono la fredda perfezione
esecutiva al caldo sangue che scorre nelle loro vene, e quanto si può
ascoltare è un trionfante tributo ad una lontana stagione musicale
irripetibile.
lunedì 28 aprile 2014
BALTIMOORE - Back For More (2014)
BALTIMOORE "Back For More" (BLP Music) voto: 85/100
Per Chi Ascolta: Hard Rock
Con una ultraventennale e travagliata storia alle spalle, Björn Lodin e la sua principale creatura Balimoore tagliano il traguardo del dodicesimo album, un percorso che il cantante/compositore svedese ha intrapreso dopo aver lasciato i Six Feet Under, cambiando di frequente sia i compagni di viaggio che la propria collocazione, con diverse interruzioni per provare nuove 'case' come successo con Vision (insieme a Lars Eric Mattson), H.A.R.D. e Balls, ad esempio.
Le dieci nuove e ruspanti canzoni vedono Björn Lodin insieme a Mats Attaque (ch), Klas Anderhell (bt), Örjan Fernkvist (tast) e Weine Johansson (bs), un quintetto che propone un hard rock dei tempi migliori, ma senza alcun intento nostalgico, grazie ad una apprezzabile freschezza compositiva ed esecutiva, e l'aggressiva opener "Cry Out For Innocence" ne è felice testimonial con quella potenza sparata senza pudore dagli speakers, ma un'anima che odora di MSG ed Uriah Heep. "Don't Say No" è più accattivante ed orecchiabile, con un Attaque che conferma anche in questo brano le proprie doti di virtuoso e di gran macinatore di riffs, capacità che rendono godibilissimo il tempo medio "Until The End Of The Line" che richiama l'attitudine degli Europe di "Wings Of Tomorrow".
Per Chi Ascolta: Hard Rock
Con una ultraventennale e travagliata storia alle spalle, Björn Lodin e la sua principale creatura Balimoore tagliano il traguardo del dodicesimo album, un percorso che il cantante/compositore svedese ha intrapreso dopo aver lasciato i Six Feet Under, cambiando di frequente sia i compagni di viaggio che la propria collocazione, con diverse interruzioni per provare nuove 'case' come successo con Vision (insieme a Lars Eric Mattson), H.A.R.D. e Balls, ad esempio.
Le dieci nuove e ruspanti canzoni vedono Björn Lodin insieme a Mats Attaque (ch), Klas Anderhell (bt), Örjan Fernkvist (tast) e Weine Johansson (bs), un quintetto che propone un hard rock dei tempi migliori, ma senza alcun intento nostalgico, grazie ad una apprezzabile freschezza compositiva ed esecutiva, e l'aggressiva opener "Cry Out For Innocence" ne è felice testimonial con quella potenza sparata senza pudore dagli speakers, ma un'anima che odora di MSG ed Uriah Heep. "Don't Say No" è più accattivante ed orecchiabile, con un Attaque che conferma anche in questo brano le proprie doti di virtuoso e di gran macinatore di riffs, capacità che rendono godibilissimo il tempo medio "Until The End Of The Line" che richiama l'attitudine degli Europe di "Wings Of Tomorrow".
mercoledì 23 aprile 2014
SUNSTRIKE - Rock Your World (2014)
SUNSTRIKE "Rock Your World" (AOR Heaven) voto: 80/100
Per Chi Ascolta: Scandi-AOR, Europe, TNT, Treat, Bad Habit, Dreamtide, Eclipse
Ancora rock melodico di qualità dalla Svezia col debut album dei SunStrike, band formata sul finire del 2012 dal chitarrista Joachim Nordlund e dal batterista Johan Lindstedt degli Astral Doors, inizialmente raggiunti dal cantante Christian Hedgren (Twilight Force), ma presto completati dal tastierista Fredrik Plahn (Prey), dal secondo chitarrista Mats Gesar (Thalamus) e dal bassista Björn Lundqvist (Twilight Force). Qualche demo pubblicato sulla loro pagina Facebook suscitò l'attenzione di radio e di labels, in un susseguirsi che ha portato la band oggi a pubblicare il proprio lavoro d'esordio, una dozzina di brani carichi di energia, melodia e positività, un arrembante e roboante mix di sonorità che salverebbero dal suicidio anche la persona più disperata.
I ragazzi elaborano alla luce del tipico Scandi-AOR un ampio repertorio di influenze che vanno dai Bon Jovi ("Power Of Dreams") ai primi Europe (la titletrack in particolare), dai Treat (l'anthemica "Fireball") ai Bad Habit ("Right Track", "Never Let You Go"). Non mancano riferimenti ai TNT o ad altri illustri esponenti della scena melodic hard rock europea (chi ha detto Dreamtide?), ma tutto è ben amalgamato e reso con una propria freschezza che non infastidisce grazie anche al buonissimo lavoro di Erik Mårtensson (Eclipse, W.E.T) in fase di mixing e mastering.
Per Chi Ascolta: Scandi-AOR, Europe, TNT, Treat, Bad Habit, Dreamtide, Eclipse
Ancora rock melodico di qualità dalla Svezia col debut album dei SunStrike, band formata sul finire del 2012 dal chitarrista Joachim Nordlund e dal batterista Johan Lindstedt degli Astral Doors, inizialmente raggiunti dal cantante Christian Hedgren (Twilight Force), ma presto completati dal tastierista Fredrik Plahn (Prey), dal secondo chitarrista Mats Gesar (Thalamus) e dal bassista Björn Lundqvist (Twilight Force). Qualche demo pubblicato sulla loro pagina Facebook suscitò l'attenzione di radio e di labels, in un susseguirsi che ha portato la band oggi a pubblicare il proprio lavoro d'esordio, una dozzina di brani carichi di energia, melodia e positività, un arrembante e roboante mix di sonorità che salverebbero dal suicidio anche la persona più disperata.
I ragazzi elaborano alla luce del tipico Scandi-AOR un ampio repertorio di influenze che vanno dai Bon Jovi ("Power Of Dreams") ai primi Europe (la titletrack in particolare), dai Treat (l'anthemica "Fireball") ai Bad Habit ("Right Track", "Never Let You Go"). Non mancano riferimenti ai TNT o ad altri illustri esponenti della scena melodic hard rock europea (chi ha detto Dreamtide?), ma tutto è ben amalgamato e reso con una propria freschezza che non infastidisce grazie anche al buonissimo lavoro di Erik Mårtensson (Eclipse, W.E.T) in fase di mixing e mastering.
ALIEN - Eternity (2014)
ALIEN "Eternity" (AOR Heaven) voto: 85/100
Per Chi Ascolta: Alien, Journey, Toto, AOR
La band svedese da culto Alien pubblica il loro primo full-lenght album da quando la classica line-up si è riunita, dopo la parentesi del 2005 quando su "Dark Eyes" figuravano i soli Tony Borg (ch) e Jim Jidhed (vc) insieme ad altri nuovi membri. Nel 2010 Tony e Jim hanno unito nuovamente le loro forze, ma questa volta insieme agli originali muisicisti Ken Sandin (bs), Jimmy Wandroph (tast) e Toby Tarrach (bt). Il frutto di tale rinascita è semplicemente stupendo, il miglior disco degli Alien da quello omonimo di debutto del 1989 dal quale ne resta al di sotto giusto per un pelo. Come sul citato album, anche in "Eternity" la band si avvale dell'aiuto di Pam Barlow e Janet Minto per la redazione di alcuni testi.
Giusto la voce di Jidhed (più roca e più controllata) ed il suono moderno sono i veri punti di differenziazione da "Alien", col quale le dodici nuove canzoni condividono il gusto per belle melodie, fragranti armonie vocali, la proposizione di splendide arie AOR anni ottanta.
Per Chi Ascolta: Alien, Journey, Toto, AOR
La band svedese da culto Alien pubblica il loro primo full-lenght album da quando la classica line-up si è riunita, dopo la parentesi del 2005 quando su "Dark Eyes" figuravano i soli Tony Borg (ch) e Jim Jidhed (vc) insieme ad altri nuovi membri. Nel 2010 Tony e Jim hanno unito nuovamente le loro forze, ma questa volta insieme agli originali muisicisti Ken Sandin (bs), Jimmy Wandroph (tast) e Toby Tarrach (bt). Il frutto di tale rinascita è semplicemente stupendo, il miglior disco degli Alien da quello omonimo di debutto del 1989 dal quale ne resta al di sotto giusto per un pelo. Come sul citato album, anche in "Eternity" la band si avvale dell'aiuto di Pam Barlow e Janet Minto per la redazione di alcuni testi.
Giusto la voce di Jidhed (più roca e più controllata) ed il suono moderno sono i veri punti di differenziazione da "Alien", col quale le dodici nuove canzoni condividono il gusto per belle melodie, fragranti armonie vocali, la proposizione di splendide arie AOR anni ottanta.
giovedì 10 aprile 2014
WISHBONE ASH - Blue Horizon (2014)
Per Chi Ascolta: Classic Rock
Formatisi oltre quarant'anni fa, i
britannici Wishbone Ash rappresentano una solida realtà della scena
rock internazionale, pur se sono incorsi inevitabilmente in alti e
bassi, temporanee 'pause di riflessione' e seguenti riprese del
cammino, e una delle prime bands ad aver adottato il sistema delle
'twin-lead-guitars'.
Andy Powell (vc, ch), ormai l'unico
membro originario rimasto nei Wishbone Ash, è accompagnato da Muddy
Manninen (ch - Havana Blacks, Gringos Locos), Bob Skeat (bs) ed il
più giovane Joe Crabtree (bt - Pendragon) al terzo lavoro d'insieme,
un quartetto che garantisce professionalità e solidità, con
sonorità catalogabili nel Classic Rock e sintesi di diverse
influenze che spaziano dall'hard rock al prog rock, dalla fusion al
folk.
Le dieci canzoni sono godibilissime e
ricche di spunti di interesse, di un qualcosa che colpisce
l'orecchio, anche se funziona benissimo come compagnia di sottofondo
durante le attività quotidiane, a partire dall'iniziale e classica
"Take It Back", passando per i divertenti rock-blues "Deep
Blues" e "Mary Jane" con dei begli assoli di chitarra
anche in versione twin-leads, le più elaborate "Strange How
Things Come Back Around", "Being One" e "American
Century" maggiormente vicine al progressive rock.
GOTTHARD - Bang (2014)
GOTTHARD "Bang!" (G Records) voto: 75/100
Per Chi Ascolta: Hard Rock melodico, Gotthard
Secondo album per i Gotthard 2.0 chiamati a confermare la buona ripartenza con "Firebirth" (2012) dopo la tragica scomparsa del leader Steve Lee.
Il mio approccio a questo disco è stato il più possibile libero da condizionamenti di come è stata la band col compianto cantante, vera forza motrice la cui assenza è difficile da colmare pienamente e probabilmente avrebbero fatto meglio i Gotthard a voltare pagina ricominciando con un altro nome. Ma si sa, dopo tanta fatica a costruirsene uno riconosciuto nel mondo, non è facile rinunciare a tutto ciò ed è sicuramente meno complicato provare a capitalizzare il massimo.
Nel suo complesso "Bang!" non mi è dispiaciuto e dimostra come l'attitudine a comporre brani accattivanti e forti riffs di chitarra sia ancora piuttosto presente nel DNA della band che, tuttavia, prova a ricostruirsi una propria nuova dimensione che sicuramente a diversi fans più ortodossi risulterà poco digestibile.
Per Chi Ascolta: Hard Rock melodico, Gotthard
Secondo album per i Gotthard 2.0 chiamati a confermare la buona ripartenza con "Firebirth" (2012) dopo la tragica scomparsa del leader Steve Lee.
Il mio approccio a questo disco è stato il più possibile libero da condizionamenti di come è stata la band col compianto cantante, vera forza motrice la cui assenza è difficile da colmare pienamente e probabilmente avrebbero fatto meglio i Gotthard a voltare pagina ricominciando con un altro nome. Ma si sa, dopo tanta fatica a costruirsene uno riconosciuto nel mondo, non è facile rinunciare a tutto ciò ed è sicuramente meno complicato provare a capitalizzare il massimo.
Nel suo complesso "Bang!" non mi è dispiaciuto e dimostra come l'attitudine a comporre brani accattivanti e forti riffs di chitarra sia ancora piuttosto presente nel DNA della band che, tuttavia, prova a ricostruirsi una propria nuova dimensione che sicuramente a diversi fans più ortodossi risulterà poco digestibile.
GAMMA RAY - Empire Of The Undead (2014)
GAMMA RAY "Empire Of The Undead" (earMusic/Edel) voto: 70/100
Per Chi Ascolta: Power Metal, Iron Maiden, Gamma Ray
Lo spazio fra "To The Metal" di quattro anni fa ed il presente "Empire Of The Undead" è stato parzialmente colmato da due EP ed un buon live album, così l'attesa un nuovo full-lenght-cd fra i fans della power band tedesca era molto alta e non so quanto i dieci brani proposti sapranno soddisfare le loro aspettative, e non penso che i Gamma Ray siano rimasti più di tanto influenzati dall'abbandono dello storico drummer Dan Zimmermann (rimpiazzato da Michael Ehré) e neppure dall'incendio che lo scorso novembre ha distrutto gli Hammer Studios di Kai Hansen ad Amburgo, lasciando intatte le prime registrazioni del nuovo album che sono state quindi completate in altri studi.
Di certo la band riesce a sollevarsi qualitativamente dalle ultime e deludenti prove in studio (ep esclusi), compositivamente assimililabili a poco riuscite copie in carta carbone del repertorio già noto ai fans, ma non tutto in questo "EOFU" brilla come potrebbe.
Per Chi Ascolta: Power Metal, Iron Maiden, Gamma Ray
Lo spazio fra "To The Metal" di quattro anni fa ed il presente "Empire Of The Undead" è stato parzialmente colmato da due EP ed un buon live album, così l'attesa un nuovo full-lenght-cd fra i fans della power band tedesca era molto alta e non so quanto i dieci brani proposti sapranno soddisfare le loro aspettative, e non penso che i Gamma Ray siano rimasti più di tanto influenzati dall'abbandono dello storico drummer Dan Zimmermann (rimpiazzato da Michael Ehré) e neppure dall'incendio che lo scorso novembre ha distrutto gli Hammer Studios di Kai Hansen ad Amburgo, lasciando intatte le prime registrazioni del nuovo album che sono state quindi completate in altri studi.
Di certo la band riesce a sollevarsi qualitativamente dalle ultime e deludenti prove in studio (ep esclusi), compositivamente assimililabili a poco riuscite copie in carta carbone del repertorio già noto ai fans, ma non tutto in questo "EOFU" brilla come potrebbe.
mercoledì 9 aprile 2014
HUMBUCKER - King Of The World (2014)
HUMBUCKER "King Of The World" (Humbucker Records/Music Buy Mail) voto: 80/100
Per Chi Ascolta: Hard Rock, Ac/Dc, Aerosmith, Motley Crue
Secondo album per la band norvegese formatasi nel 1998 come tribute-band degli Ac/Dc interpretati con un approccio alla Motorhead/The Rods, scioltasi nel 2002 per i pressanti impegni lavorativi dei singoli musicisti, e tornata insieme nel 2010 per una one-off performance trasformatasi presto in desiderio di continuare e pubblicare infine nel 2011 il sospirato debut album "R.O.C.K.S" che ha ricevuto diversi apprezzamenti in giro per il mondo.
"King Of The World" vede il quintetto tornare alla carica con una serie di brani hard rock diretti, cattivi, sporchi, un ideale mix di Ac/Dc, Aerosmith, Motley Crue con al microfono un singer con le corde vocali della stessa fibra di Lemmy dei Motorhead, ma capace anche di interpretare con pulita passione la bella ballad malinconica "Harder Being Me", buon diversivo con lontane influenze southern rock.
Per Chi Ascolta: Hard Rock, Ac/Dc, Aerosmith, Motley Crue
Secondo album per la band norvegese formatasi nel 1998 come tribute-band degli Ac/Dc interpretati con un approccio alla Motorhead/The Rods, scioltasi nel 2002 per i pressanti impegni lavorativi dei singoli musicisti, e tornata insieme nel 2010 per una one-off performance trasformatasi presto in desiderio di continuare e pubblicare infine nel 2011 il sospirato debut album "R.O.C.K.S" che ha ricevuto diversi apprezzamenti in giro per il mondo.
"King Of The World" vede il quintetto tornare alla carica con una serie di brani hard rock diretti, cattivi, sporchi, un ideale mix di Ac/Dc, Aerosmith, Motley Crue con al microfono un singer con le corde vocali della stessa fibra di Lemmy dei Motorhead, ma capace anche di interpretare con pulita passione la bella ballad malinconica "Harder Being Me", buon diversivo con lontane influenze southern rock.
lunedì 7 aprile 2014
VANDENBERG'S MOONKINGS - Vandenberg's Moonkings (2014)
Per Chi Ascolta: Hard Rock classico,
Led Zeppelin, Free, Whitesnake
Il pedigree artistico di Adrian
Vandenberg è ben noto agli appassionati del genere hard rock, quindi
sfoglio velocemente la lista delle bands nelle quali ha militato
(Teaser, Vandenberg, Whitesnake, Manic Eden) e vado a concentrarmi
sull'album che segna il suo rientro nel music biz dopo quasi due
decenni di 'purificazione', un album realizzato con alcuni giovani,
sconosciuti e talentuosi musicisti olandesi coi quali ha realizzato
un lavoro a tutti gli effetti frutto di collaborazione di gruppo e
non un 'semplice' lavoro solista.
Nelle dodici canzoni Adrian mette tutto
il suo amore per l'hard rock degli anni settanta con particolare
predilezione per Led Zeppelin, Free e Whitesnake, questi ultimi
evocati anche dal timbro potente e caldo di Jan Hoving che ben si
adatta alle composizioni di Adrian.
ALAIN CONCEPCION - R (2014)
ALAIN CONCEPCION "R" (Izkar Records) voto: 75/100
Per Chi Ascolta: Westcoast, AOR
Alain Concepcion è un cantante spagnolo con una vasta eperienza in diverse bands e altri progetti che spaziano dall'hard rock al soul, dal progressive rock al funky, ed un ep ("Izan Dira") pubblicato nel 2012 contenente tre brani originali più una cover di "Into The Night" di Benny Mardones.
Oggi torna protagonista sul mercato con l'album "R" (forse riferito all'iniziale di Romero, suo vero nome) di dieci canzoni fra composizioni originali e brani pescati dal repertorio altrui, restando sempre in un ambito strettamente AOR/Westcoast.
L'iniziale "If I'm Losing You" è introdotta da un delicato duetto pianoforte/archi e voce per aprirsi ad un AOR più potente ed intenso nella scia del primo Richard Marx e dei Journey con una buona prova di Alain ed un buon senso della melodia. "I Keep Forgetting" di Michael McDonald offre la possibilità al cantante iberico di sfoderare il proprio timbro appassionato e ruvido su sonorità tipicamente Westcoast per un risultato ben più che soddisfacente, replicando simili risultati nella semi-ballad "The Last Dance", cui il sax ed il piano conferiscono un'ambientazione tipicamente anni ottanta come si poteva facilmente ascoltare in tanti albums Westcoast/Rock-AOR del periodo. Il soul nero "Can't Touch You" ed il Westcoast sopraffino di "Give Me The Reason" (di Luther Vandross) sono elegantissimi e raffinatissimi, due brani ideali per piano bars di classe o serate estive all'aperto nel giardino di un aritstocratico palazzo rinascimentale.
Per Chi Ascolta: Westcoast, AOR
Alain Concepcion è un cantante spagnolo con una vasta eperienza in diverse bands e altri progetti che spaziano dall'hard rock al soul, dal progressive rock al funky, ed un ep ("Izan Dira") pubblicato nel 2012 contenente tre brani originali più una cover di "Into The Night" di Benny Mardones.
Oggi torna protagonista sul mercato con l'album "R" (forse riferito all'iniziale di Romero, suo vero nome) di dieci canzoni fra composizioni originali e brani pescati dal repertorio altrui, restando sempre in un ambito strettamente AOR/Westcoast.
L'iniziale "If I'm Losing You" è introdotta da un delicato duetto pianoforte/archi e voce per aprirsi ad un AOR più potente ed intenso nella scia del primo Richard Marx e dei Journey con una buona prova di Alain ed un buon senso della melodia. "I Keep Forgetting" di Michael McDonald offre la possibilità al cantante iberico di sfoderare il proprio timbro appassionato e ruvido su sonorità tipicamente Westcoast per un risultato ben più che soddisfacente, replicando simili risultati nella semi-ballad "The Last Dance", cui il sax ed il piano conferiscono un'ambientazione tipicamente anni ottanta come si poteva facilmente ascoltare in tanti albums Westcoast/Rock-AOR del periodo. Il soul nero "Can't Touch You" ed il Westcoast sopraffino di "Give Me The Reason" (di Luther Vandross) sono elegantissimi e raffinatissimi, due brani ideali per piano bars di classe o serate estive all'aperto nel giardino di un aritstocratico palazzo rinascimentale.
giovedì 3 aprile 2014
ANUBIS GATE - Horizons (2014)
ANUBIS GATE "Horizons" (Nightmare Records) voto: 90/100
Per Chi Ascolta: Prog Metal Sinfonico di qualità
Ammetto le mie colpe e dichiaro pubblicamente di non conoscere i precedenti albums dei danesi Anubis Gate che, con "Horizons", tagliano il traguardo del sesto capitolo discografico che vede due nuovi innesti, ovvero Michael Bodin (ch - Third Eye) al posto di Jesper M Jensen, e Morten Gade Sørensen (bt - Pyramaze, Wuthering Heights) in sostituzione del quasi omonimo Morten Sørensen.
Pur se attiva dal 2001, la band sinora non è riuscita a farsi conoscere da un pubblico più ampio come successo ai suoi ideali competitors Dream Theater, Vanden Plas, Threshold, Circus Maximus e Seventh Wonder, ma le cose potrebbero migliorare con queste dieci nuove canzoni di progressive metal costruite sempre con un buon livello di melodia.
L'opener "Destined To Remember" è un'ottimo inizio con un sapiente dosaggio di melodia, potenza espressiva e malinconica epicità che avvolgono il fortunato ascoltatore lungo i suoi sei minuti di durata, mentre la successiva "Never Like This (A Dream)" mostra un songwriting più evoluto e complesso senza perdersi in sterili esibizionismi, così come mi sono piaciute le alternanze fra serrati fraseggi metal e stacchi dal sapore più tipicamente progressive, il tutto condito da una porzione strumentale centrale misteriosa ed oscura nella quale un assolo di chitarra acustica si erge con sentita partecipazione.
Per Chi Ascolta: Prog Metal Sinfonico di qualità
Ammetto le mie colpe e dichiaro pubblicamente di non conoscere i precedenti albums dei danesi Anubis Gate che, con "Horizons", tagliano il traguardo del sesto capitolo discografico che vede due nuovi innesti, ovvero Michael Bodin (ch - Third Eye) al posto di Jesper M Jensen, e Morten Gade Sørensen (bt - Pyramaze, Wuthering Heights) in sostituzione del quasi omonimo Morten Sørensen.
Pur se attiva dal 2001, la band sinora non è riuscita a farsi conoscere da un pubblico più ampio come successo ai suoi ideali competitors Dream Theater, Vanden Plas, Threshold, Circus Maximus e Seventh Wonder, ma le cose potrebbero migliorare con queste dieci nuove canzoni di progressive metal costruite sempre con un buon livello di melodia.
L'opener "Destined To Remember" è un'ottimo inizio con un sapiente dosaggio di melodia, potenza espressiva e malinconica epicità che avvolgono il fortunato ascoltatore lungo i suoi sei minuti di durata, mentre la successiva "Never Like This (A Dream)" mostra un songwriting più evoluto e complesso senza perdersi in sterili esibizionismi, così come mi sono piaciute le alternanze fra serrati fraseggi metal e stacchi dal sapore più tipicamente progressive, il tutto condito da una porzione strumentale centrale misteriosa ed oscura nella quale un assolo di chitarra acustica si erge con sentita partecipazione.
mercoledì 26 marzo 2014
LINDA & THE PUNCH - Obsession (2014)
LINDA & THE PUNCH "Obsession" (Escape Music) voto: 75/100
Per Chi Ascolta: Pat Benatar, Pink, power-pop
Pubblicazione insolita per catalogo della Escape Music, questo "Obsession" della ventunenne Linda si dirige verso un arioso ed energico power-pop che, grazie ai contributi degli esperti Steve McEwan (Robbie Willams, Foreigner, Eminem, James Blus, Roger Daltrey), Herman Rarebell (Scorpions), Tommy Denander (Paul Stanley) e del produttore Michael Voss (Michael Schenker, Mad Max), garantisce qualità e composizioni modellate sulla voce di Linda, a metà strada fra Pat Benatar, Robin Beck e Pink.
Il pedigree degli autori mantiene presente nei vari brani un fondo di melodic rock/AOR nella sua accezione più light, ma è indubbio come Linda intenda pescare la maggior parte dei suoi fans tra i giovani e gli adolescenti più inclini a consumare le varie Katy Perry del pianeta, offrendo loro al contempo una sostanza rock non riscontrabile nelle sue 'concorrenti'.
Per Chi Ascolta: Pat Benatar, Pink, power-pop
Pubblicazione insolita per catalogo della Escape Music, questo "Obsession" della ventunenne Linda si dirige verso un arioso ed energico power-pop che, grazie ai contributi degli esperti Steve McEwan (Robbie Willams, Foreigner, Eminem, James Blus, Roger Daltrey), Herman Rarebell (Scorpions), Tommy Denander (Paul Stanley) e del produttore Michael Voss (Michael Schenker, Mad Max), garantisce qualità e composizioni modellate sulla voce di Linda, a metà strada fra Pat Benatar, Robin Beck e Pink.
Il pedigree degli autori mantiene presente nei vari brani un fondo di melodic rock/AOR nella sua accezione più light, ma è indubbio come Linda intenda pescare la maggior parte dei suoi fans tra i giovani e gli adolescenti più inclini a consumare le varie Katy Perry del pianeta, offrendo loro al contempo una sostanza rock non riscontrabile nelle sue 'concorrenti'.
martedì 25 marzo 2014
SKINTRADE - Refueled (2014)
SKINTRADE "Refueled" (AOR Heaven) voto: 85/100
Per Chi Ascolta: Skintrade
Formatisi nel 1991 e con due albums pubblicato nel 1993 e nel 1995, gli Skintrade sembravano avviati verso una bella carriera facendo da spalla a bands come Motorhead, D.A.D. e Therapy, o grandi eventi quali Rock am Ring ed il Dynamo open air ma alla fine del 1995 i vari membri decisero di separare le proprie strade e soprattutto il cantante Matti Alfonzetti ha guadagnato una certa visibilità lavorando con Jagged Edge, Boxer, Damned Nation, Radioactive, Rage Of Angels, Impera ed i Red, White And Blues, oltre a tentare la strada da solista.
I fans non hanno mai smesso di chiedere la reunion della band, fatto che si è concretizzato nel maggio 2011 con l'album "Skintrade - Past And Present", un 'best of' che vedeva alcune nuove composizioni a fianco di versioni rimasterizzate di precedente materiale, ed oggi abbiamo fra le mani il primo full-lenght-album dal 1995, un cd che riflette la natura reale della band svedese, ovvero brani energici basati su potenti riffs ed una buona dinamica, un'attitudine hard rock condita da un invidiabile senso per buone melodie senza scivolare in cliche ipersfruttati e questo è un plus da lodare per Matti Alfonzetti (vc), Hakan Masen Persson (bt), Håkan Calmroth (bs) e Stefan Bergström (ch).
Per Chi Ascolta: Skintrade
Formatisi nel 1991 e con due albums pubblicato nel 1993 e nel 1995, gli Skintrade sembravano avviati verso una bella carriera facendo da spalla a bands come Motorhead, D.A.D. e Therapy, o grandi eventi quali Rock am Ring ed il Dynamo open air ma alla fine del 1995 i vari membri decisero di separare le proprie strade e soprattutto il cantante Matti Alfonzetti ha guadagnato una certa visibilità lavorando con Jagged Edge, Boxer, Damned Nation, Radioactive, Rage Of Angels, Impera ed i Red, White And Blues, oltre a tentare la strada da solista.
I fans non hanno mai smesso di chiedere la reunion della band, fatto che si è concretizzato nel maggio 2011 con l'album "Skintrade - Past And Present", un 'best of' che vedeva alcune nuove composizioni a fianco di versioni rimasterizzate di precedente materiale, ed oggi abbiamo fra le mani il primo full-lenght-album dal 1995, un cd che riflette la natura reale della band svedese, ovvero brani energici basati su potenti riffs ed una buona dinamica, un'attitudine hard rock condita da un invidiabile senso per buone melodie senza scivolare in cliche ipersfruttati e questo è un plus da lodare per Matti Alfonzetti (vc), Hakan Masen Persson (bt), Håkan Calmroth (bs) e Stefan Bergström (ch).
lunedì 17 marzo 2014
THE MILESTONES - Higher Mountain - Closer Sun (2014)
THE MILESTONES "Higher Mountain - Closer Sun" (Turenki Records) voto: 85/100
Per Chi Ascolta: Southern Hard Rock americano
Ci sono storie che fanno pensare sulla passione, la costanza, la volontà di portare avanti un progetto nonostante la strada non sia così facile e neppure così cosparsa di glorie e trionfi, eppure anche il solo fatto di percorrerla insieme agli amici è fonte di gratificazione e nutrimento spirituale e questa immagine mi è evocata leggendo la storia dei finlandesi The Milestones, insieme da venti anni con la stessa line-up ed autori di soli quattro albums con "Higher Mountain - Closer Sun" a celebrare i quattro lustri di attività.
La loro musica ricca di influenze southern rock è emozione, sudore e gioia nel suonare, elementi che trasudano da ogni nota delle undici canzoni del cd ed entrano direttamente nella testa e nel cuore dell'ascoltatore facendo venire voglia di muoversi, danzare, suonare la propria fedele air-guitar. Dall'iniziale e veloce "Walking Trouble" impregnata di Black Crowes e Aerosmith, passando per la più ironica e cadenzata "Shalalalovers" o la rispettosa cover del classico "Drivin' Wheel" dei Foghat, il quintetto nordico non si risparmia di certo e sa come colpire il cuore con l'acustica e sentita ballad "Grateful" che ci fa scoprire un lato più intimo della ruvida voce di Olavi Tikka.
Per Chi Ascolta: Southern Hard Rock americano
Ci sono storie che fanno pensare sulla passione, la costanza, la volontà di portare avanti un progetto nonostante la strada non sia così facile e neppure così cosparsa di glorie e trionfi, eppure anche il solo fatto di percorrerla insieme agli amici è fonte di gratificazione e nutrimento spirituale e questa immagine mi è evocata leggendo la storia dei finlandesi The Milestones, insieme da venti anni con la stessa line-up ed autori di soli quattro albums con "Higher Mountain - Closer Sun" a celebrare i quattro lustri di attività.
La loro musica ricca di influenze southern rock è emozione, sudore e gioia nel suonare, elementi che trasudano da ogni nota delle undici canzoni del cd ed entrano direttamente nella testa e nel cuore dell'ascoltatore facendo venire voglia di muoversi, danzare, suonare la propria fedele air-guitar. Dall'iniziale e veloce "Walking Trouble" impregnata di Black Crowes e Aerosmith, passando per la più ironica e cadenzata "Shalalalovers" o la rispettosa cover del classico "Drivin' Wheel" dei Foghat, il quintetto nordico non si risparmia di certo e sa come colpire il cuore con l'acustica e sentita ballad "Grateful" che ci fa scoprire un lato più intimo della ruvida voce di Olavi Tikka.
venerdì 14 marzo 2014
THE VINTAGE CARAVAN - Voyage (2014)
THE VINTAGE CARAVAN "Voyage" (Nuclear Blast Records) voto: 80/100
Per Chi Ascolta: primi Black Sabbath e Led Zeppelin, Cream, King Crimson, etc
La base di questo giovanissimo trio è situata vicino a Reykjavik, Islanda, ed i loro natali risalgono al 2006 quando fu formata da due fratelli dodicenni (!!!), ovvero Óskar Logi (vc, ch) e Guðjón Reynisson (bt) i quali, dopo aver trovato in Alex Örn il bassista ideale, hanno cominciato a comporre canzoni e suonare dal vivo, pubblicando nel 2011 il loro debut album. "Voyage" vide la luce l'anno successivo, ma a questo punto arriva la Nuclear Blast che prepara un'adeguata release all'inizio del 2014 per il resto dell'Europa e gli Stati Uniti.
L'hard rock blues dai tratti psichedelici professato dai TVC è a tratti reminiscente di Cream, Jimi Hendrix, Black Sabbath e tante altre bands dei primi anni settanta, e tutto questo viene esplicitato sin dall'iniziale "Craving", devastante rocker selvaggio e maturo al contempo, una sferzata di pura energia, mentre "Let Me Be" offre un maggior controllo della potenza come dimostrato dalla lunga porzione solista, potenza che tuttavia esce con grande naturalezza dagli speakers.
Per Chi Ascolta: primi Black Sabbath e Led Zeppelin, Cream, King Crimson, etc
La base di questo giovanissimo trio è situata vicino a Reykjavik, Islanda, ed i loro natali risalgono al 2006 quando fu formata da due fratelli dodicenni (!!!), ovvero Óskar Logi (vc, ch) e Guðjón Reynisson (bt) i quali, dopo aver trovato in Alex Örn il bassista ideale, hanno cominciato a comporre canzoni e suonare dal vivo, pubblicando nel 2011 il loro debut album. "Voyage" vide la luce l'anno successivo, ma a questo punto arriva la Nuclear Blast che prepara un'adeguata release all'inizio del 2014 per il resto dell'Europa e gli Stati Uniti.
L'hard rock blues dai tratti psichedelici professato dai TVC è a tratti reminiscente di Cream, Jimi Hendrix, Black Sabbath e tante altre bands dei primi anni settanta, e tutto questo viene esplicitato sin dall'iniziale "Craving", devastante rocker selvaggio e maturo al contempo, una sferzata di pura energia, mentre "Let Me Be" offre un maggior controllo della potenza come dimostrato dalla lunga porzione solista, potenza che tuttavia esce con grande naturalezza dagli speakers.
DON AIREY - Keyed Up (2014)
DON AIREY "Keyed Up" (Mascot Records) voto: 80/100
Per Chi Ascolta: Deep Purple, Rainbow, Gary Moore
Il leggendario e virtuoso tastierista Don Airey ha trovato una propria stabile casa nei Deep Purple, nei quali ha preso il posto da ormai dodici anni del mai abbastanza compianto Jon Lord, ma il suo nome è citato in oltre duecento dischi da metà anni settanta ad oggi, annoverando importanti partecipazioni in bands quali Rainbow, Gary Moore, Ozzy, Judas Priest, Black Sabbath, Jethro Tull, Whitesnake, Saxon, Wishbone Ash, Steve Vai, Ten, Colosseum II, Sinner, Michael Schenker, Empire, Thin Lizzy, Brian May e Cozy Powell per citarne solo qualcuno.
Oggi è giunto il momento del suo quarto album solista dopo "K2 - Tales Of Triumph & Tragedy" (1989), "A Light In The Sky" (2008) e "All Out" del 2011. Anche su questo suo nuovo parto troviamo diversi ospiti che si alternano soprattutto al microfono, mentre il nucleo inamovibile è costituito da Darrin Mooney (bt - Primal Scream), Laurence Cottle (bs - Black Sabbath), Rob Harris (ch - Jamiroquai) e Carl Sentance (vc - Persian Risk). Con grande gioia scopriamo che su un paio di tracce vi sono registrazioni inedite di Gary Moore, ma di queste ve ne parlo fra poco.
Per Chi Ascolta: Deep Purple, Rainbow, Gary Moore
Il leggendario e virtuoso tastierista Don Airey ha trovato una propria stabile casa nei Deep Purple, nei quali ha preso il posto da ormai dodici anni del mai abbastanza compianto Jon Lord, ma il suo nome è citato in oltre duecento dischi da metà anni settanta ad oggi, annoverando importanti partecipazioni in bands quali Rainbow, Gary Moore, Ozzy, Judas Priest, Black Sabbath, Jethro Tull, Whitesnake, Saxon, Wishbone Ash, Steve Vai, Ten, Colosseum II, Sinner, Michael Schenker, Empire, Thin Lizzy, Brian May e Cozy Powell per citarne solo qualcuno.
Oggi è giunto il momento del suo quarto album solista dopo "K2 - Tales Of Triumph & Tragedy" (1989), "A Light In The Sky" (2008) e "All Out" del 2011. Anche su questo suo nuovo parto troviamo diversi ospiti che si alternano soprattutto al microfono, mentre il nucleo inamovibile è costituito da Darrin Mooney (bt - Primal Scream), Laurence Cottle (bs - Black Sabbath), Rob Harris (ch - Jamiroquai) e Carl Sentance (vc - Persian Risk). Con grande gioia scopriamo che su un paio di tracce vi sono registrazioni inedite di Gary Moore, ma di queste ve ne parlo fra poco.
lunedì 3 marzo 2014
OVERLAND - Epic (2014)
OVERLAND "Epic" (Escape Music) voto: 80
Per Chi Ascolta: FM (la band ed il genere), Toto, Seventh Key
Dopo cinque anni Steve Overland (Wildfire, The Ladder, Shadowman e soprattutto FM) dà una nuova lucidatina alla sua carriera solista che già vanta due buonissimi albums ("Break Away" nel 2008 e "Diamond Dealer" l'anno successivo) e lo fa con "Epic", album prodotto (e in parte suonato) dal valente Mike Slamer (Streets, Steelhouse Lane, Seventh Key, etc) che garantisce anche un suono di prima categoria, pulito ed energico come il genere richiede ai migliori. Accompagnato da Christian Wolff (ch, tast - Rob Moratti, On The Rise), Larry Antonino (bs - Unruly Child, Hurricane, Brad Gillis, etc), Jay Schellen (bt - Air Pavilion, GPS, Hurricane, Sircle Of Silence, Unruly Child, World Trade, etc), Billy Greer (Kansas, Seventh Key) e Billy Trudel (The City, Dirty White Boy) ai cori, Fredrik Bergh (Street Talk, Bloodbound) alle tastiere in un paio di brani, Steve ci delizia con dieci brani di immacolata matrice AOR, molto più vicini al modello FM rispetto ai precedenti albums solisti e con un riconoscibile tratto alla Seventh Key dovuto alla forte personalità di Slamer, e ciò non suoni in senso negativo!
Per Chi Ascolta: FM (la band ed il genere), Toto, Seventh Key
Dopo cinque anni Steve Overland (Wildfire, The Ladder, Shadowman e soprattutto FM) dà una nuova lucidatina alla sua carriera solista che già vanta due buonissimi albums ("Break Away" nel 2008 e "Diamond Dealer" l'anno successivo) e lo fa con "Epic", album prodotto (e in parte suonato) dal valente Mike Slamer (Streets, Steelhouse Lane, Seventh Key, etc) che garantisce anche un suono di prima categoria, pulito ed energico come il genere richiede ai migliori. Accompagnato da Christian Wolff (ch, tast - Rob Moratti, On The Rise), Larry Antonino (bs - Unruly Child, Hurricane, Brad Gillis, etc), Jay Schellen (bt - Air Pavilion, GPS, Hurricane, Sircle Of Silence, Unruly Child, World Trade, etc), Billy Greer (Kansas, Seventh Key) e Billy Trudel (The City, Dirty White Boy) ai cori, Fredrik Bergh (Street Talk, Bloodbound) alle tastiere in un paio di brani, Steve ci delizia con dieci brani di immacolata matrice AOR, molto più vicini al modello FM rispetto ai precedenti albums solisti e con un riconoscibile tratto alla Seventh Key dovuto alla forte personalità di Slamer, e ciò non suoni in senso negativo!
venerdì 7 febbraio 2014
RON KEEL - Metal Cowboy (2014)
RON KEEL "Metal Cowboy" (Wild West Media Production) voto: 90/100
Per Chi Ascolta: Hard Rock e New Country fusi in un sano Metal Cowboy!
Dopo tanti anni, progetti e dischi, giunge per Ron Keel il momento del suo primo, vero album solista ed è un gran bel disco da godere senza risparmiarsi un attimo.
Partito giovanissimo dal natio Texas a Nashville in cerca di farsi strada nel panorama rock, Ron arriva a Los Angeles e registra il suo primo disco cogli Steeler nei quali divide i solchi con un giovane, altezzoso quanto talentuoso chitarrista svedese chiamato Yngwie Malmsteen, ma una scelta simile imposta da Mike Varney, patron della Shrapnel Records, non poteva durare molto a dispetto del clamore suscitato ed infatti poco dopo la band si sciolse e Ron fondò una band a proprio nome, Keel, che ebbe tante soddisfazioni ed altrettante delusioni coi quattro studio-albums pubblicati fra il 1984 ed il 1987, riesumando questo monicker nel 1998 (scarsi risultati) e nel 2010 (il buon "Streets Of Rock And Roll"). Nel frattempo Ron ci aveva provato con gli Iron Horse e col Ron Keel's Fair Game, circondato da quattro avvenenti musiciste, ma non era destino che trovasse la sua pace artistica con questi progetti.
Per Chi Ascolta: Hard Rock e New Country fusi in un sano Metal Cowboy!
Dopo tanti anni, progetti e dischi, giunge per Ron Keel il momento del suo primo, vero album solista ed è un gran bel disco da godere senza risparmiarsi un attimo.
Partito giovanissimo dal natio Texas a Nashville in cerca di farsi strada nel panorama rock, Ron arriva a Los Angeles e registra il suo primo disco cogli Steeler nei quali divide i solchi con un giovane, altezzoso quanto talentuoso chitarrista svedese chiamato Yngwie Malmsteen, ma una scelta simile imposta da Mike Varney, patron della Shrapnel Records, non poteva durare molto a dispetto del clamore suscitato ed infatti poco dopo la band si sciolse e Ron fondò una band a proprio nome, Keel, che ebbe tante soddisfazioni ed altrettante delusioni coi quattro studio-albums pubblicati fra il 1984 ed il 1987, riesumando questo monicker nel 1998 (scarsi risultati) e nel 2010 (il buon "Streets Of Rock And Roll"). Nel frattempo Ron ci aveva provato con gli Iron Horse e col Ron Keel's Fair Game, circondato da quattro avvenenti musiciste, ma non era destino che trovasse la sua pace artistica con questi progetti.
HUIS - The Guardian Angel (2014)
HUIS "The Guardian Angel" (Unicorn Records) voto: 80/100
Per Chi Ascolta: Progressive Rock, neo e tradizionale
Seppur "TGA" sia il primo album degli Huis (che in olandese significa Casa), la band in realtà è formata da affermati veterani della scena musicale di Montreal che sul finire del 2009 hanno unito le proprie forze completando più recentemente i ranghi: Michel Joncas (bs), Pascal Lapierre (tast), Sylvain Descoteaux (vc), William Régnier (bt) e Michel St-Père (ch - Mystery).
Il quintetto si cimenta con un progressive rock piuttosto classico, muovendosi all'interno di ampi confini che hanno in Mystery, IQ, Marillion e Arena i quattro lati portanti della loro proposta musicale, ma su cui i nostri sanno come lavorare per estrarre il meglio dal proprio talento e proporlo con grande dedizione e passione.
Gli undici episodi ci tengono compagnia per oltre settanta minuti di musica ammantata da grandi orchestrazioni, cambi di tempo, dilatati squarci strumentali sia di chitarra che di tastiere, ponendo il tutto al servizio dell'ascoltatore e senza cadere nel tranello di buttare qualche cambio di tempo ad effetto o svisata virtuosistica tanto per tirarsela un pò, di certo questi personaggi non ne hanno bisogno e preferiscono sedurre l'ascoltatore con le loro capacità. Questa attitudine emerge in particolare nei due suggestivi strumentali "Oude Kirk I" e "Oude Kirk II" (ispirati alla più antica chiesta di Amsterdam) dove viene anteposto il trasferimento di emozioni e di suggestioni alla spettacolarità autocelebrativa di assoli strabordanti o istrionici cambi di tempo.
Per Chi Ascolta: Progressive Rock, neo e tradizionale
Seppur "TGA" sia il primo album degli Huis (che in olandese significa Casa), la band in realtà è formata da affermati veterani della scena musicale di Montreal che sul finire del 2009 hanno unito le proprie forze completando più recentemente i ranghi: Michel Joncas (bs), Pascal Lapierre (tast), Sylvain Descoteaux (vc), William Régnier (bt) e Michel St-Père (ch - Mystery).
Il quintetto si cimenta con un progressive rock piuttosto classico, muovendosi all'interno di ampi confini che hanno in Mystery, IQ, Marillion e Arena i quattro lati portanti della loro proposta musicale, ma su cui i nostri sanno come lavorare per estrarre il meglio dal proprio talento e proporlo con grande dedizione e passione.
Gli undici episodi ci tengono compagnia per oltre settanta minuti di musica ammantata da grandi orchestrazioni, cambi di tempo, dilatati squarci strumentali sia di chitarra che di tastiere, ponendo il tutto al servizio dell'ascoltatore e senza cadere nel tranello di buttare qualche cambio di tempo ad effetto o svisata virtuosistica tanto per tirarsela un pò, di certo questi personaggi non ne hanno bisogno e preferiscono sedurre l'ascoltatore con le loro capacità. Questa attitudine emerge in particolare nei due suggestivi strumentali "Oude Kirk I" e "Oude Kirk II" (ispirati alla più antica chiesta di Amsterdam) dove viene anteposto il trasferimento di emozioni e di suggestioni alla spettacolarità autocelebrativa di assoli strabordanti o istrionici cambi di tempo.
martedì 4 febbraio 2014
THE TREATMENT - Running With The Dogs (2014)
THE TREATMENT "Running With The Dogs" (Spinefarm Records) voto: 75/100
Per Chi Ascolta: Hard Rock, Ac/Dc, Guns N Roses, Status Quo, etc
Gli inglesi The Treatment provengono da Cambridge dove si formarono nel 2008 e da cui iniziarono un duro lavoro in studio e sui palcoscenici per costruirsi un seguito costellato dal primo album "This Might Hurt", registrato negli studi di Steve Harris degli Iron Maiden, e da vari tours con Alice Cooper, Steel Panther e Motörhead, culminati nell'ultimo biennio dall'apertura per i concerti americani dell'accoppiata Kiss/Motley Crue, dal supporto agli Status Quo nel loro reunion tour, dal recentissimo tour inglese degli Airbourne terminato da pochi giorni, entrambi questi ultimi due eventi risultati completamente sold-out.
Ora ci troviamo ad esaminare "RWTD", tredici esplosive tracce di hard rock diretto, crudo e giovane, che qualcuno potrebbe liquidare frettolosamente come un distillato dal songbook di Ac/Dc, Def Leppard, Motley Crue, UFO, Thin Lizzy e Guns N Roses, mescolato ad un songwriting scaltro, pieno di attitudine e ricopertinato con un tratto adatto ai nostri giorni, e questo può essere affermato senza raccontare alcuna bugia, ma proviamo a scavare più a fondo e troviamo alcune belle sorprese.
Per Chi Ascolta: Hard Rock, Ac/Dc, Guns N Roses, Status Quo, etc
Gli inglesi The Treatment provengono da Cambridge dove si formarono nel 2008 e da cui iniziarono un duro lavoro in studio e sui palcoscenici per costruirsi un seguito costellato dal primo album "This Might Hurt", registrato negli studi di Steve Harris degli Iron Maiden, e da vari tours con Alice Cooper, Steel Panther e Motörhead, culminati nell'ultimo biennio dall'apertura per i concerti americani dell'accoppiata Kiss/Motley Crue, dal supporto agli Status Quo nel loro reunion tour, dal recentissimo tour inglese degli Airbourne terminato da pochi giorni, entrambi questi ultimi due eventi risultati completamente sold-out.
Ora ci troviamo ad esaminare "RWTD", tredici esplosive tracce di hard rock diretto, crudo e giovane, che qualcuno potrebbe liquidare frettolosamente come un distillato dal songbook di Ac/Dc, Def Leppard, Motley Crue, UFO, Thin Lizzy e Guns N Roses, mescolato ad un songwriting scaltro, pieno di attitudine e ricopertinato con un tratto adatto ai nostri giorni, e questo può essere affermato senza raccontare alcuna bugia, ma proviamo a scavare più a fondo e troviamo alcune belle sorprese.
lunedì 3 febbraio 2014
CHINA - We Are The Stars (2013)
Per Chi Ascolta: Hard Rock melodico
anni '80
Uscito già da qualche settimane (ma da
poco acquistato), "We Are The Stars" è l'ultima fatica in
studio della band svizzera China, un album solare e allegro, ispirato
alle ariose e melodiche sonorità americane anni ottanta, una ventata
di allegria e positività che ogni tanto è necessaria e benvenuta, e
chissenefrega se ciò va a discapito dell'originalità.
Le radici della band risalgono peraltro
alla fine degli anni '80 con l'omonimo debut-album pubblicato nel
1988 ed altri quattro rilasciati sino al 1995 (imperdibile "Sign
In The Sky" del 1989) quando "Natural Groove" tentò
di accodarsi al carrozzone grunge reclutando un nuovo cantante, ma
fallendo giustamente e miseramente nello scopo. Nel 2007 i China
tornano insieme e pubblicano tre anni dopo il discreto "Light Up
The Dark" capitanati nuovamente dal singer Eric St. Michaels e
sempre col chitarrista Claudio Matteo quale unico superstite
dell'originaria formazione.
venerdì 24 gennaio 2014
LOVER UNDER COVER - Into The Night (2014)
LOVER UNDER COVER "Into The Night" (Escape Music) voto: 80/100
Per Chi Ascolta: Scandi Hard Rock e AOR/Hard Rock Americano
Torna in pista con un nuovo scintillante album la band da Gothenburg (Svezia) che ha esordito nel 2012 col ben ricevuto "Set The Night On Fire". Mikael Erlandsson (vc, tast - Last Autumn's Dream, Heartbreak Radio, Radioactive, Salute, Northern Light, etc) e Mikael Carlsson (bs, ch, tats - Dogface) avevano gettato le basi di questo combo intorno al 1982 quando insieme militavano nei Rain, poi le loro strade si sono divise ed incrociate varie volte, ma almeno in questo progetto i due stanno andando alla grande e stanno deliziandoci con ottime composizioni di hard rock melodico a cavallo fra la scuola scandinava e quella americana.
Aiutati anche in questo cd da Martin Kronlund (ch - Dogface, Gypsy Rose, White Wolf, Salute, Overland) e da Perra Johnsson (bt - Coldspell), oltre che dall'ospite Ged Rylands (Ten, Hugo, Rage Of Angels) alle tastiere, i LUC sfornano un platter di undici brani tosti e melodici di qualità complessiva superiore al pur competitivo "STNOF".
Per Chi Ascolta: Scandi Hard Rock e AOR/Hard Rock Americano
Torna in pista con un nuovo scintillante album la band da Gothenburg (Svezia) che ha esordito nel 2012 col ben ricevuto "Set The Night On Fire". Mikael Erlandsson (vc, tast - Last Autumn's Dream, Heartbreak Radio, Radioactive, Salute, Northern Light, etc) e Mikael Carlsson (bs, ch, tats - Dogface) avevano gettato le basi di questo combo intorno al 1982 quando insieme militavano nei Rain, poi le loro strade si sono divise ed incrociate varie volte, ma almeno in questo progetto i due stanno andando alla grande e stanno deliziandoci con ottime composizioni di hard rock melodico a cavallo fra la scuola scandinava e quella americana.
Aiutati anche in questo cd da Martin Kronlund (ch - Dogface, Gypsy Rose, White Wolf, Salute, Overland) e da Perra Johnsson (bt - Coldspell), oltre che dall'ospite Ged Rylands (Ten, Hugo, Rage Of Angels) alle tastiere, i LUC sfornano un platter di undici brani tosti e melodici di qualità complessiva superiore al pur competitivo "STNOF".
giovedì 23 gennaio 2014
BERGGREN KERSLAKE BAND - The Sun Has Gone Hazy (2013)
BERGGREN KERSLAKE BAND "The Sun Has Gone Hazy" (AOR Heaven) voto: 85/100
Per Chi Ascolta: Classic Hard Rock Blues anni settanta, Led Zeppelin, Whitesnake, The Who, Black Sabbath, Uriah Heep
Succede nel 2005 che il cantante Stefan Berggren (M3, Company Of Snakes, Razorback, etc) conosce il leggendario batterista Lee Kerslake (The Gods, Toe Fat, Uriah Heep, Ozzy, David Byron, Living Loud) a Friedrichshafen (sud della Germania) ad un concerto che vede M3 ed Uriah Heep dividere il palco. Nel corso degli anni successivi sporadiche occasioni di collaborazioni portano i due a tentare una nuova avventura insieme e così nasce la BKB, completata da Tomas Thorberg (bs - Snakes In Paradise, Michael Schenker, John Norum) e da Joakim Svalberg (Opeth, Malmsteen) ad organo e moog.
La musica che esce da "The Sun Has Gone Hazy" è incredibilmente ricca di pathos e feeling, concentrata a riproporre il tipico sound del classic rock anni settanta che, come era tipico del decennio, non si pone particolari limiti stilistici se non quello di trasmettere sensazioni ed energia che durino qualcosa di più del mese successivo all'uscita del disco.
Per Chi Ascolta: Classic Hard Rock Blues anni settanta, Led Zeppelin, Whitesnake, The Who, Black Sabbath, Uriah Heep
Succede nel 2005 che il cantante Stefan Berggren (M3, Company Of Snakes, Razorback, etc) conosce il leggendario batterista Lee Kerslake (The Gods, Toe Fat, Uriah Heep, Ozzy, David Byron, Living Loud) a Friedrichshafen (sud della Germania) ad un concerto che vede M3 ed Uriah Heep dividere il palco. Nel corso degli anni successivi sporadiche occasioni di collaborazioni portano i due a tentare una nuova avventura insieme e così nasce la BKB, completata da Tomas Thorberg (bs - Snakes In Paradise, Michael Schenker, John Norum) e da Joakim Svalberg (Opeth, Malmsteen) ad organo e moog.
La musica che esce da "The Sun Has Gone Hazy" è incredibilmente ricca di pathos e feeling, concentrata a riproporre il tipico sound del classic rock anni settanta che, come era tipico del decennio, non si pone particolari limiti stilistici se non quello di trasmettere sensazioni ed energia che durino qualcosa di più del mese successivo all'uscita del disco.
JULIAN ANGEL's BEAUTIFUL BEAST - Kick Down The Barricades (2013)
JULIAN ANGEL's BEAUTIFUL BEAST "Kick Down The Barricades" (Platinum Blonde Records) voto: 70/100
Per Chi Ascolta: Hair Metal fine anni ottanta
Terzo album per la band capitanata dal cantante/chitarrista/compositore tedesco Julian Angel, qui accompagnato da Frank McDouglas (bs) e Ramy Ali (bt - Freedom Call), nel quale il biondo artista compie un viaggio nel tempo e ci riporta al 1989 (come dichiarato dalla casa discografica) ad un certo modo di vivere ed interpretare l'hair metal, con anche i suoni che si rifanno a quel periodo. Bisogna ammettere che l'obiettivo è stato centrato dallo scatenato trio ed alcuni brani divertono e coinvolgono coi loro riffoni e la loro energia, ma per chi come il sottoscritto ha pienamente vissuto quel periodo queste dieci canzoni risulteranno nella maggior parte dei casi scontate, anonime e poco interessanti.
Fra i migliori momenti bisogna menzionare le prime tre canzoni del cd: "Bad Boys Never Dance" è diretta, vintage quanto basta, un Julian scatenato ed un buon refrain, anche se esso deve qualcosa ad altri ragazzacci con l'abitudine di correre selvaggi (ogni riferimento a "Bad Boys" dei Whitesnake è voluto); "Big Stuff" possiede quell'aurea funky tipica dei The Electric Boys e ci consegna un bel ritmo da assecondare, un accattivante ritornello ultra-orecchiabile e tanta energia positiva; "Can't Stand The Fiction" ha assimilato appieno i dettami scritti nel songbook dei primi Firehouse e abbina con successo melodia e potenza, un brano da ascoltare a volume alto in auto, in spiaggia, sui prati.
Per Chi Ascolta: Hair Metal fine anni ottanta
Terzo album per la band capitanata dal cantante/chitarrista/compositore tedesco Julian Angel, qui accompagnato da Frank McDouglas (bs) e Ramy Ali (bt - Freedom Call), nel quale il biondo artista compie un viaggio nel tempo e ci riporta al 1989 (come dichiarato dalla casa discografica) ad un certo modo di vivere ed interpretare l'hair metal, con anche i suoni che si rifanno a quel periodo. Bisogna ammettere che l'obiettivo è stato centrato dallo scatenato trio ed alcuni brani divertono e coinvolgono coi loro riffoni e la loro energia, ma per chi come il sottoscritto ha pienamente vissuto quel periodo queste dieci canzoni risulteranno nella maggior parte dei casi scontate, anonime e poco interessanti.
Fra i migliori momenti bisogna menzionare le prime tre canzoni del cd: "Bad Boys Never Dance" è diretta, vintage quanto basta, un Julian scatenato ed un buon refrain, anche se esso deve qualcosa ad altri ragazzacci con l'abitudine di correre selvaggi (ogni riferimento a "Bad Boys" dei Whitesnake è voluto); "Big Stuff" possiede quell'aurea funky tipica dei The Electric Boys e ci consegna un bel ritmo da assecondare, un accattivante ritornello ultra-orecchiabile e tanta energia positiva; "Can't Stand The Fiction" ha assimilato appieno i dettami scritti nel songbook dei primi Firehouse e abbina con successo melodia e potenza, un brano da ascoltare a volume alto in auto, in spiaggia, sui prati.
martedì 21 gennaio 2014
PRETTY WILD - Pretty Wild (2013)
Per Chi Ascolta: Hair Metal anni '80,
Slaughter, Firehouse, Motley Crue, Winger, Skid Row...
Fondati nel 2006 a Malmoe in Svezia, i
Pretty Wild cominciarono a professare il loro amore per l'hair metal
anni ottanta e presto registrarono un demo a tre canzoni. Con Ivan
Höglund (vc) al posto di Tim Petty, Krizzy Fields (ch), Kim Chevelle
(bs) e Johnny Benson (bt) fecero molti concerti sia in Europa che
negli USA, fatto che gli permise di pubblicare il primo EP "All
The Way" per una label statunitense, ma questa volta le cose non
funzionarono come si doveva. Meglio andò loro col debut album "All
The Way" tanto che finirono anche in cima alle classifiche
Billboard svedesi, l'album vendette tutte le copie stampate e
riuscirono a tenere circa cento concerto in tutto il mondo. Nel 2010
Krizzy lasciò la band e fu rimpiazzato da Axl Ludwig col quale i
Pretty Wild fecero un altro tour e di seguito cominciarono a lavorare
sul secondo album che, dopo alcune traversie, vede ora la luce per la
neonata Dead End Exit Records, e mentre scrivo queste righe anche un
video dovrebbe essere pronto.
lunedì 20 gennaio 2014
NASHVILLE PUSSY - Up The Dosage (2013)
NASHVILLE PUSSY "Up The Dosage" (Steamhammer / SPV) voto: 85/100
Per Chi Ascolta: Hard Rock sporco e vizioso, divertente ed energico
Dopo alcuni anni di assenza dal mercato discografico, tornano i coniugi Blaine Cartwright e Ruyter Suys, supportati dal nuovo bassista Bonnie Buitrago e Jeremy Thompson, con quello che loro stessi definiscono il loro 'back in black' album, e bisogna ammettere che il loro pur ottimo "From Hell To Texas" è stato superato come qualità.
Ciò non preclude al quartetto di realizzare una manciata di canzoni che esprimono il loro polveroso, sleazy, energico, chiassoso e decadente hard rock che racchiude in sè il sarcasmo di Alice Cooper, la viziosa sensualità dei Rolling Stones, la ribellione dei Sex Pistols, la rumorosità dei Motorhead, il feeling sudista dei ZZ Top, l'aria della metropolitana malata degli Aerosmith, la spontaneità degli Ac/Dc, oltre all'ormai classico Nashville Pussy sound che emerge prepotente nei due minuti e poco più di "The South's Too Fat To Rise Again".
Per Chi Ascolta: Hard Rock sporco e vizioso, divertente ed energico
Dopo alcuni anni di assenza dal mercato discografico, tornano i coniugi Blaine Cartwright e Ruyter Suys, supportati dal nuovo bassista Bonnie Buitrago e Jeremy Thompson, con quello che loro stessi definiscono il loro 'back in black' album, e bisogna ammettere che il loro pur ottimo "From Hell To Texas" è stato superato come qualità.
Ciò non preclude al quartetto di realizzare una manciata di canzoni che esprimono il loro polveroso, sleazy, energico, chiassoso e decadente hard rock che racchiude in sè il sarcasmo di Alice Cooper, la viziosa sensualità dei Rolling Stones, la ribellione dei Sex Pistols, la rumorosità dei Motorhead, il feeling sudista dei ZZ Top, l'aria della metropolitana malata degli Aerosmith, la spontaneità degli Ac/Dc, oltre all'ormai classico Nashville Pussy sound che emerge prepotente nei due minuti e poco più di "The South's Too Fat To Rise Again".
giovedì 16 gennaio 2014
AXEL RUDI PELL - Into The Storm (2013)
AXEL RUDI PELL "Into The Storm" (SPV / Steamhammer) voto: 80/100
Per Chi Ascolta: Axel Rudi Pell, Dio, Black Sabbath, Rainbow
Una bellissima copertina ci introduce al quindicesimo album (senza contare raccolte, etc) del guitar-hero tedesco Axel Rudi Pell che a 53 anni continua a macinare riffs inossidabili ed incorruttibili di sano heavy rock britannico forgiato nella storia da nomi quali Rainbow, Dio, Black Sabbath e Deep Purple, scuola senza tempo che Pell perpetua con ostinazione teutonica e dedizione totale.
L'unica vera novità di "Into The Storm" rispetto al passato è rappresentato da Bobby Rondinelli (Rainbow, Black Sabbath, Doro, Blue Öyster Cult, etc) che prende il posto del grandissimo Mike Terrana dietro le pelli, facendosi trovare pronto al suo posto e dirigendo il ritmo con la consumata esperienza che di certo non gli difetta.
Per Chi Ascolta: Axel Rudi Pell, Dio, Black Sabbath, Rainbow
Una bellissima copertina ci introduce al quindicesimo album (senza contare raccolte, etc) del guitar-hero tedesco Axel Rudi Pell che a 53 anni continua a macinare riffs inossidabili ed incorruttibili di sano heavy rock britannico forgiato nella storia da nomi quali Rainbow, Dio, Black Sabbath e Deep Purple, scuola senza tempo che Pell perpetua con ostinazione teutonica e dedizione totale.
L'unica vera novità di "Into The Storm" rispetto al passato è rappresentato da Bobby Rondinelli (Rainbow, Black Sabbath, Doro, Blue Öyster Cult, etc) che prende il posto del grandissimo Mike Terrana dietro le pelli, facendosi trovare pronto al suo posto e dirigendo il ritmo con la consumata esperienza che di certo non gli difetta.
martedì 17 dicembre 2013
KILLER BEE - Evolutionary Children (2013)
Per Chi Ascolta: Hard Rock
I Killer Bee non sono dei novellini,
essendosi formati nel 1990 ed avendo pubblicato tre albums e cinque
singoli prima di sciogliersi nel 1997. Nel 2011 sono tornati in vita
col solo cantante Brian Frank a reggere il testimone della primissima
line-up, mentre Morgan Evans (bt) e Anders Rönnblom (bs) sono nella
band dall'album "World Order Revolution" del 1997; Jimmy
DeLisi (ch) e Denny DeMarchi (tast, ch) completano i ranghi sin dal
disco di rientro "From Hell And Back" (2012).
Sono sincero ed è il mio primo
approccio con la band canadese/svedese/americana e non ne esco
assolutamente dispiaciuto, anche se va subito chiarito che il loro
hard rock viscerale non apporta alcuna novità stilistica.
L'opener "Children Of The
Evolution" è piuttosto insolita, trattandosi di un potente e
cadenzato slow tempo dalla maestosa enfasi epica sottolineata dal
cupo e massiccio suono delle chitarre e da un Hammond drammatico e
classicheggiante su cui Frank sfodera un cantato virile ed enfatico,
un buonissimo inizio che può fuorviare in quanto le altre canzoni
non seguono questo standard sonoro. Infatti, a partire da "A
Little Too Old" i Killer Bee tornano su sentieri che, stando a
quanto ho letto, appartengono maggiormente al loro passato, ovvero un
hard rock scintillante e melodico che ammicca al glam metal anni
ottanta. La citata "A Little Too Old" ne è manifesto
insieme alla scatenata "Ride On", mentre le dinamiche e
veloci "I'm On Fire" e "Scream It" sono
manifestazioni di potenza heavy rock a briglia sciolta.
lunedì 9 dicembre 2013
AOR - The Secrets Of LA (2013)
AOR "The Secrets Of LA" (AOR Heaven) voto: 65/100
Per Chi Ascolta: AOR duro ed energico
"The Secrets Of LA" è il dodicesimo capitolo (compilation esclusa) e vede, come al solito, un nutrito stuolo di ospiti che aiutano Slama nel realizzare le proprie idee musicali espresse attraverso dieci brani. Fra i nomi coinvolti si possono citare Tommy Denander (Radioactive, Paul Stanley, Alice Cooper), Fergie Frederiksen (Toto), Jeff Scott Soto (Talisman), Bill Champlin (Chicago), Jim Jidhed & Ken Sandin (Alien), Mikael Erlandsson (Last Autumn's Dream), Bob Harris (Axe), Göran Edman (Yngwie Malmsteen), Robin Beck, Tamara Champlin, Dane Donohue e Alessandro Del Vecchio (Lionville, Hardline).
Ammetto che le ultimissime uscite degli AOR non mi avevano entusiasmato più di tanto, avendole trovate poco ispirate, e sebbene il songwiting continui ad essere derivativo al 100%, in questo disco colgo alcuni brani davvero intriganti e coinvolgenti, cui, purtroppo, ne seguono altri di livello nettamente inferiore. Da notare che 4 brani sono già apparsi sull'album "Jade Hearts" delle Chasing Violets, qui ripresi con altri cantanti.
Per Chi Ascolta: AOR duro ed energico
"The Secrets Of LA" è il dodicesimo capitolo (compilation esclusa) e vede, come al solito, un nutrito stuolo di ospiti che aiutano Slama nel realizzare le proprie idee musicali espresse attraverso dieci brani. Fra i nomi coinvolti si possono citare Tommy Denander (Radioactive, Paul Stanley, Alice Cooper), Fergie Frederiksen (Toto), Jeff Scott Soto (Talisman), Bill Champlin (Chicago), Jim Jidhed & Ken Sandin (Alien), Mikael Erlandsson (Last Autumn's Dream), Bob Harris (Axe), Göran Edman (Yngwie Malmsteen), Robin Beck, Tamara Champlin, Dane Donohue e Alessandro Del Vecchio (Lionville, Hardline).
Ammetto che le ultimissime uscite degli AOR non mi avevano entusiasmato più di tanto, avendole trovate poco ispirate, e sebbene il songwiting continui ad essere derivativo al 100%, in questo disco colgo alcuni brani davvero intriganti e coinvolgenti, cui, purtroppo, ne seguono altri di livello nettamente inferiore. Da notare che 4 brani sono già apparsi sull'album "Jade Hearts" delle Chasing Violets, qui ripresi con altri cantanti.
mercoledì 4 dicembre 2013
DOGFACE - Back On The Streets (2013)
DOGFACE "Back On The Streets" (AOR Heaven) voto: 70/100
Per Chi Ascolta: Hard Rock Europeo
Ricordo quando nell'anno 2000 recensii l'esordio "Unleashed" degli svedesi Dogface, creatura di Mats Leven (vc - Malmsteen, Lion's Share, Swedish Erotica, Treat, The Poodles, Candlemass, etc) e Martin Kronlund (ch - Love Under Cover, Gypsy Rose, Overland, White Wolf, etc) che rilasciò undici brani tosti tosti, facendo uscire due anni dopo "In Control", un buon seguito anche se non all'altezza del predecessore.
Undici anni dopo il duo si ritrova e fa uscire "BOTS", sempre all'insegna di un solido e tradizionale hard rock europeo, ben suonato ed orchestrato, con i potenti soffi dell'Hammond suonato da Dan Helgesson che riempiono ed irrobustiscono le canzoni sulle quali Leven si muove da consumato performer e mostra un'ugola sempre graffiante ed espressiva.
Per Chi Ascolta: Hard Rock Europeo
Ricordo quando nell'anno 2000 recensii l'esordio "Unleashed" degli svedesi Dogface, creatura di Mats Leven (vc - Malmsteen, Lion's Share, Swedish Erotica, Treat, The Poodles, Candlemass, etc) e Martin Kronlund (ch - Love Under Cover, Gypsy Rose, Overland, White Wolf, etc) che rilasciò undici brani tosti tosti, facendo uscire due anni dopo "In Control", un buon seguito anche se non all'altezza del predecessore.
Undici anni dopo il duo si ritrova e fa uscire "BOTS", sempre all'insegna di un solido e tradizionale hard rock europeo, ben suonato ed orchestrato, con i potenti soffi dell'Hammond suonato da Dan Helgesson che riempiono ed irrobustiscono le canzoni sulle quali Leven si muove da consumato performer e mostra un'ugola sempre graffiante ed espressiva.
BLOODGOOD - Dangerously Close (2013)
BLOODGOOD "Dangerously Close" (Doolittle Group) voto: 85/100
Per Chi Ascolta: White Metal, Hard Rock melodico americano
Negli anni ottanta i Bloodgood erano inseriti fra i più noti esponenti del Christian Metal al fianco di Stryper, Petra e Whitecross, col debut album del 1986 acclamato come una delle migliori release in questo campo grazie ad un cantante dalla voce ruvida e potente (Les Carlson), un bassista che si occupava dei testi (Michael Bloodgood), un chitarrista che esplorava sonorità che all'epoca forse solo i Queensryche osavano proporre (David Zaffiro), un batterista che teneva il passo di canzoni in bilico fra NWoBHM al limite dello speed metal (J.T. Taylor). I passi successivi ("Detonation" del 1987 e "Out Of The Darkness" del 1989) vedeva l'innesto di Mark Welling al posto di Taylor ed il risultato complessivo era ancor migliore consolidando la fama della band. L'abbandono di Zaffiro comportò anche un cambio di direzione musicale che venne concretizzato con "All Stand Together" del 1991 che vedeva Paul Jackson (Dakota, Pages, Think Out Loud) alla chitarra e David Huff (Giant, White Heart, John Schlitt, etc) alla batteria oltre all'innesto del tastierista Tim Heintz. L'album proponeva un melodic hard rock che spiazzò diversi fans e fu l'ultimo lavoro in studio sino al presente "Dangerously Close" arrivato (per me) a sorpresa.
Per Chi Ascolta: White Metal, Hard Rock melodico americano
Negli anni ottanta i Bloodgood erano inseriti fra i più noti esponenti del Christian Metal al fianco di Stryper, Petra e Whitecross, col debut album del 1986 acclamato come una delle migliori release in questo campo grazie ad un cantante dalla voce ruvida e potente (Les Carlson), un bassista che si occupava dei testi (Michael Bloodgood), un chitarrista che esplorava sonorità che all'epoca forse solo i Queensryche osavano proporre (David Zaffiro), un batterista che teneva il passo di canzoni in bilico fra NWoBHM al limite dello speed metal (J.T. Taylor). I passi successivi ("Detonation" del 1987 e "Out Of The Darkness" del 1989) vedeva l'innesto di Mark Welling al posto di Taylor ed il risultato complessivo era ancor migliore consolidando la fama della band. L'abbandono di Zaffiro comportò anche un cambio di direzione musicale che venne concretizzato con "All Stand Together" del 1991 che vedeva Paul Jackson (Dakota, Pages, Think Out Loud) alla chitarra e David Huff (Giant, White Heart, John Schlitt, etc) alla batteria oltre all'innesto del tastierista Tim Heintz. L'album proponeva un melodic hard rock che spiazzò diversi fans e fu l'ultimo lavoro in studio sino al presente "Dangerously Close" arrivato (per me) a sorpresa.
martedì 3 dicembre 2013
IAN JAMES STEWART - Junk DNA (2013)
IAN JAMES STEWART "Junk DNA" (Dangerous Dog) voto: 85/100
Per Chi Ascolta: Soft Rock, Jazz, Pop
Il nome di Ian James Stewart non risulterà sconosciuto a diversi di voi, essendo stato parte importante degli scozzesi Strangeways ai quali fornì il proprio apporto come chitarrista.
Ammetto di averlo perso di vista per un pò ed oggi me lo ritrovo con questo album solista che mi ha spiazzato in quanto ha ben poco da spartire col suo passato hard rock/AOR, anzi, le tredici canzoni spaziano in vari ambiti musicali, tutti trattati con una maturità pregevole.
L'atmosferica "Phosphorus", ad esempio, è dolce e delicata come sapevano essere i Dire Straits e lo Sting solista, eppure i suoi otto minuti e mezzo non pesano assolutamente e scorrono accarezzando le orecchie e il cuore.
Per Chi Ascolta: Soft Rock, Jazz, Pop
Il nome di Ian James Stewart non risulterà sconosciuto a diversi di voi, essendo stato parte importante degli scozzesi Strangeways ai quali fornì il proprio apporto come chitarrista.
Ammetto di averlo perso di vista per un pò ed oggi me lo ritrovo con questo album solista che mi ha spiazzato in quanto ha ben poco da spartire col suo passato hard rock/AOR, anzi, le tredici canzoni spaziano in vari ambiti musicali, tutti trattati con una maturità pregevole.
L'atmosferica "Phosphorus", ad esempio, è dolce e delicata come sapevano essere i Dire Straits e lo Sting solista, eppure i suoi otto minuti e mezzo non pesano assolutamente e scorrono accarezzando le orecchie e il cuore.
KICK - Memoirs (2013)
KICK "Memoirs" (Escape Music) voto: 60/100
Per Chi Ascolta: Alice Cooper in chiave UK
Negli ultimi vent'anni circa, i Kick, nelle sue diverse incarnazioni, è sempre stata la creatura dei fratelli Mikey e Chris Jones: il primo ne è bassista/cantante e principale compositore, il secondo suona la chitarra e gestisce le parti vocali, oltre ad occuparsi della produzione.
Se la memoria non mi inganna, "Memoirs" dovrebbe essere il quinto album della band inglese, arrivato nove anni dopo "New Horizon" (2004) ed i seguenti tours con Thunder e Magnum che portarono la popolarità dei Kick ad un ottimo livello.
Sebbene il suono sia impregnato del tipico hard rock melodico britannico anni ottanta, non mancano frequenti e pesanti riferimenti all'Alice Cooper degli Eighties che vengono denunciate in particolare dalla seconda canzone, mentre nell'opener "Doesn't Take Much" queste influenze risultano più sfumate a favore di tante tastiere e cori. I primi trenta secondi della successiva "Thrill Seeking Junkie" spianano la strada all'hard rock teatrale che vede nel citato Cooper il principale protagonista. "Radio" pare un'outtake in tono minore dall'album "Poison", e la stessa sorte tocca alla più cattiva "Come Back" e ad altre canzoni del disco.
Per Chi Ascolta: Alice Cooper in chiave UK
Negli ultimi vent'anni circa, i Kick, nelle sue diverse incarnazioni, è sempre stata la creatura dei fratelli Mikey e Chris Jones: il primo ne è bassista/cantante e principale compositore, il secondo suona la chitarra e gestisce le parti vocali, oltre ad occuparsi della produzione.
Se la memoria non mi inganna, "Memoirs" dovrebbe essere il quinto album della band inglese, arrivato nove anni dopo "New Horizon" (2004) ed i seguenti tours con Thunder e Magnum che portarono la popolarità dei Kick ad un ottimo livello.
Sebbene il suono sia impregnato del tipico hard rock melodico britannico anni ottanta, non mancano frequenti e pesanti riferimenti all'Alice Cooper degli Eighties che vengono denunciate in particolare dalla seconda canzone, mentre nell'opener "Doesn't Take Much" queste influenze risultano più sfumate a favore di tante tastiere e cori. I primi trenta secondi della successiva "Thrill Seeking Junkie" spianano la strada all'hard rock teatrale che vede nel citato Cooper il principale protagonista. "Radio" pare un'outtake in tono minore dall'album "Poison", e la stessa sorte tocca alla più cattiva "Come Back" e ad altre canzoni del disco.
FATE - If Not For The Devil (2013)
Per Chi Ascolta: Hard Rock, Pretty
Maids, Europe, Fate
Con la stessa formazione di "Ghosts
From The Past" del 2011, i danesi Fate tagliano il traguardo
dell'ottavo album in studio a quasi trent'anni dalla loro nascita in
seguito allo split dai Mercyful Fate, in seguito a diverbi fra King
Diamond e il suo chitarrista Hank Sherman, ma oggi solo il bassista
Pete Steiner è rimasto quale originario membro della band.
Nonostante non abbiano mai avuto un
successo stratosferico, il nome dei Fate ha sempre avuto un suo
richiamo fra i fans dell'hard rock melodico e le aspettative ad ogni
loro uscita sono alte. Ebbene, "INFTD" è una raccolta di
brani che non delude, anche se inevitabilmente lo stile e lo spirito
sono ben diversi da quelli che animavano "A Matter Of Attitude"
(1986) ad esempio, tanto che già da tempo si sono levate voci a
chiedere con insistenza un cambio di nome, ma tant'è!
La partenza a razzo con "Reaping"
ci mostra una band tonica e viva che non lesina sulla pesantezza
delle chitarre e sul ritmo, con un hammond ad irrobustire il suono ed
un Dagfin Joensen (dalle isole Faroer) a pilotare con fare sicuro le
vocals, quindi ecco arrivare la più cadenzata ed ariosa titletrack
che non risparmia comunque energie. Entrambi i brani evocano lontani
echi dei Pretty Maids e ciò non è un male. I Fate si mettono ad e
l'hair metal americano con "Bridges Are Burning",
accattivante e potente come la scuola di fine anni ottanta
richiedeva, ma con le vivaci e più orecchiabili "Feel Like
Making Love" e "Gambler" si possono godere momenti dei
primi Fate mescolati ai White Lion di Mike Tramp, guarda caso danese
anche lui.
REVOLUTION ROAD - Revolution Road (2013)
REVOLUTION ROAD "Revolution Road" (Avenue Of Allies) voto: 85/100
Per Chi Ascolta: Hard Rock Melodico di classe
La nascita del progetto Revolution Road si deve ad una conversazione fra Gregor Klee (boss della AOA) e Alessandro Del Vecchio circa alcuni dei loro cantanti favoriti che da un pò di tempo erano assenti dalle scene, ed ecco così spuntare il nome di Stefan Berggren (Snakes In Paradise, Company Of Snake) il quale, contattato dallo stesso Del Vecchio, si mostrò interessato al progetto che vede partecipi anche Paul Logue (bs - Eden's Curse, Lavalle), Franceso Jovino (UDO, Sapphire Eyes, Hardline, etc), Carmine Martone (ch - Charming Grace) e Francesco Marras (ch).
Fra le dieci canzoni del cd appaiono anche alcuni brani mai utilizzati dagli Snakes In Paradise, ma la maggior parte del repertorio è stato composto fra l'autunno 2011 e l'inverno 2012 con l'apporto dell'onnipresente Del Vecchio. La selezione finale del materiale, ad ogni modo, è stata fatta da Gregor in persona ed oggi siamo qua ad ascoltare un gran bel disco ottimamente prodotto da Alessandro Del Vecchio che conferisce ai brani calore e profondità, con un ottimo bilanciamento dei suoni.
Per Chi Ascolta: Hard Rock Melodico di classe
La nascita del progetto Revolution Road si deve ad una conversazione fra Gregor Klee (boss della AOA) e Alessandro Del Vecchio circa alcuni dei loro cantanti favoriti che da un pò di tempo erano assenti dalle scene, ed ecco così spuntare il nome di Stefan Berggren (Snakes In Paradise, Company Of Snake) il quale, contattato dallo stesso Del Vecchio, si mostrò interessato al progetto che vede partecipi anche Paul Logue (bs - Eden's Curse, Lavalle), Franceso Jovino (UDO, Sapphire Eyes, Hardline, etc), Carmine Martone (ch - Charming Grace) e Francesco Marras (ch).
Fra le dieci canzoni del cd appaiono anche alcuni brani mai utilizzati dagli Snakes In Paradise, ma la maggior parte del repertorio è stato composto fra l'autunno 2011 e l'inverno 2012 con l'apporto dell'onnipresente Del Vecchio. La selezione finale del materiale, ad ogni modo, è stata fatta da Gregor in persona ed oggi siamo qua ad ascoltare un gran bel disco ottimamente prodotto da Alessandro Del Vecchio che conferisce ai brani calore e profondità, con un ottimo bilanciamento dei suoni.
ROADFEVER - Wolf Pack (2013)
ROADFEVER "Wolf Pack" (Avenue Of Allies) voto: 70/100
Per Chi Ascolta: Heavy Rock con venature Southern Rock, il tutto anni '80
Nati nel 2005 su iniziativa della cantante Stevie 'Manou' Pike (ex State Of Mind), gli svizzeri Roadfever negli anni hanno conquistato una loro reputazione suonando dal vivo anche aprendo per bands quali Blackfoot, Scorpions, Trust, Uli John Roth, Pretty Maids, Rhino Bucket, Eric Singer Project, Little Caesar ed altri. Ciò ha permesso al quartetto di pubblicare un primo album ("Wheels Of Fire") nel 2009 ed un dvd live "Live In Geneva" (2010), entrambi in forma indipendente, per approdare quindi al contratto con l'attiva Avenue Of Allies.
Se Stevie ha scritto i testi e le parti vocali, le musiche sono state stese dal chitarrista David Pariat (ex Sideburn) che si è occupato efficacemente anche della produzione (non potevano assumerlo anche i Boston invece di pubblicare il loro ultimo album accompagnato da un suono indegno della loro gloriosa storia? Ah già, dimenticavo che vi sono soloni infallibili... chiudo qua!), mentre la band è completata da Jessie Be (bs) e Pascal Bavaud (bt - State Of Mind, The Persuaders).
Per Chi Ascolta: Heavy Rock con venature Southern Rock, il tutto anni '80
Nati nel 2005 su iniziativa della cantante Stevie 'Manou' Pike (ex State Of Mind), gli svizzeri Roadfever negli anni hanno conquistato una loro reputazione suonando dal vivo anche aprendo per bands quali Blackfoot, Scorpions, Trust, Uli John Roth, Pretty Maids, Rhino Bucket, Eric Singer Project, Little Caesar ed altri. Ciò ha permesso al quartetto di pubblicare un primo album ("Wheels Of Fire") nel 2009 ed un dvd live "Live In Geneva" (2010), entrambi in forma indipendente, per approdare quindi al contratto con l'attiva Avenue Of Allies.
Se Stevie ha scritto i testi e le parti vocali, le musiche sono state stese dal chitarrista David Pariat (ex Sideburn) che si è occupato efficacemente anche della produzione (non potevano assumerlo anche i Boston invece di pubblicare il loro ultimo album accompagnato da un suono indegno della loro gloriosa storia? Ah già, dimenticavo che vi sono soloni infallibili... chiudo qua!), mentre la band è completata da Jessie Be (bs) e Pascal Bavaud (bt - State Of Mind, The Persuaders).
lunedì 2 dicembre 2013
SAXON - Unplugged And Strung Up (2013)
Per Chi Ascolta: Heavy Metal, Saxon
Tendenzialmente sono diffidente dinanzi
a compilation/unplugged/etc, specie quando l'artista in questione ha
già pubblicato alcune di queste opere nel corso della sua carriera,
ma in questo caso ammetto l'errore di 'prevenzione' poichè Biff
Byford (vc), Paul Quinn (ch), Nigel Glockler (bt), Nibbs Carter (bs)
e Doug Scarratt (ch) hanno scelto quattordici brani della loro lunga
carriera e li hanno ri-arrangiati, modificati e ri-registrati (anche
con l'ausilio di un'orchestra) e data nuova vita, conferendo così al
presente cd una sua buona ragione di esistenza autonoma e di acquisto
anche per i fans che già possiedono i lavori dei Saxon.
La presenza di Andy Sneap (Megadeth,
Accept, etc) nelle fasi di registrazione, mixaggio e masterizzazione
garantisce un'eccellente resa sonora qualunque sia l'aspetto musicale
toccato dalla band che, a dispetto del titolo, presenta solo quattro
canzoni in chiave acustica, ovvero "Frozen Rainbow", "Iron
Wheels" (catturata dal vivo), "Requiem" e "Coming
Home".
giovedì 14 novembre 2013
THUNDER TRIBE - War Chant (2013)
THUNDER TRIBE "War Chant" (Nightmare Records) voto: 90/100
Per Chi Ascolta: Heavy Metal Americano con diversi innesti
Il cantante Michael Duncan è un musicista impegnato poichè già vocalist dei Pownd, è stato impiegato dagli Shatter Messiah nel loro recente "Hail The New Cross" ed ora, insieme ai chitarristi Ronnie Duncan e Rick Sargent degli stessi Pownd, oltre alla sezione ritmica ben presidiata da Tom Dawson (bs) e Chad Osborne (bt), ha messo su i Thunder Tribe che debuttano per la Nightmare Records.
L'heavy metal possente e tradizionale della band americana tiene subito fede al titolo dell'album sin da "More Wicked Than Not", vero e proprio metal da combattimento, rutilante e tambureggiante, con inaspettati passaggi derivati dal prog rock anni settanta sottolineati dalla precisa coordinazione basso/batteria ed arricchito da lunghi e spettacolari assoli di chitarra. I sei minuti di "Part Of The Black" mettono in mostra la capacità della band di rendere in musica i propri stati d'animo, alternando momenti più cadenzati e lineari ad altri più ritmati e ricercati, con cascate di metallo fuso pronte ad essere eruttate dagli instancabili Ronnie e Rick, mentre Michael sfodera varie sfumature della propria virile voce.
Per Chi Ascolta: Heavy Metal Americano con diversi innesti
Il cantante Michael Duncan è un musicista impegnato poichè già vocalist dei Pownd, è stato impiegato dagli Shatter Messiah nel loro recente "Hail The New Cross" ed ora, insieme ai chitarristi Ronnie Duncan e Rick Sargent degli stessi Pownd, oltre alla sezione ritmica ben presidiata da Tom Dawson (bs) e Chad Osborne (bt), ha messo su i Thunder Tribe che debuttano per la Nightmare Records.
L'heavy metal possente e tradizionale della band americana tiene subito fede al titolo dell'album sin da "More Wicked Than Not", vero e proprio metal da combattimento, rutilante e tambureggiante, con inaspettati passaggi derivati dal prog rock anni settanta sottolineati dalla precisa coordinazione basso/batteria ed arricchito da lunghi e spettacolari assoli di chitarra. I sei minuti di "Part Of The Black" mettono in mostra la capacità della band di rendere in musica i propri stati d'animo, alternando momenti più cadenzati e lineari ad altri più ritmati e ricercati, con cascate di metallo fuso pronte ad essere eruttate dagli instancabili Ronnie e Rick, mentre Michael sfodera varie sfumature della propria virile voce.
mercoledì 13 novembre 2013
MAD MAX - Interceptor (2013)
Per Chi Ascolta: Mad Max, Scorpions,
Dokken, Hard Rock europeo
Anche per i Mad Max l'anno 2013 celebra
il trentennale di attività discografica, tanti gli anni trascorsi da
quel "Rollin' Thunder" che vedeva nella line-up solo due
quinti della formazione originale, ovvero il chitarrista Jürgen
Breforth ed il cantante Michael Voss (Casanova, Biss, Demon Drive,
Silver, Voice Of Rock, etc), affiancati da Roland Bergmann (bs - nei
Mad Max dal 1985) e Axel Kruse (bt - già su "Another Night Of
Passion" del 2012).
Dieci le canzoni che rientrano nel
canonico hard rock germanico anni ottanta, sorretti da un potente
suono e da un songwriting che non sempre colpisce al primo ascolto e
necessita di qualche ascolto in più.
Il tempo medio "Save Me" ha
il tipico flavour strumentale degli Scorpions (fra "Blackout"
e "Love At First Sting") ammantato dal melodico cantato di
Voss, ma si perde in un refrain non particolarmente brillante, ed
neppure la seguente "Godzilla", pur se più veloce e
corposa, riesce a convincere appieno sembrando un collage di discreti
riffs senza un qualche filo logico che li leghi fra loro. "Sons
Of Anarchy" dà il meglio di sè nella strofa che sa molto di
Dokken mentre ancora una volta manca un ritornello adeguato e capace
di trascinare l'intera canzone. Forti echi di Def Leppard emergono
nella orecchiabile "Rock All Your Life", simpatica e
ruffiana nei suoi stereotipi alla Elliot e soci.
martedì 12 novembre 2013
VENGEANCE - Piece Of Cake (2013)
Per Chi Ascolta: Bonfire, Accept, Fair
Warning, Pretty Maids, UDO, VENGEANCE
Gli olandesi Vengeance sono annoverati
fra i veterani dell'hard rock/heavy metal europeo, essendo in
circolazione dal 1984 e avendo da allora pubblicato undici albums, i
primi quattro dei quali (sino all'ottimo "Arabia" del 1989)
con Arjen Lucassen alla chitarra. A dispetto della caparbietà,
questa band non è mai riuscita ad ottenere l'attenzione ed i
riconoscimenti meritati, ma questo "POC" potrebbe dopo
tanti anni ribaltare le sorti, grazie anche all'innesto del
ventunenne chitarrista Timo Somers, figlio di Jan (membro della band)
scomparso per un infarto nel 2011, che conferisce al tradizionale
suono dei Vengeance una ventata di sana contemporaneità, oltre a
dimostrarsi un bravissimo esecutore.
Il disco parte subito a razzo con
"World Arena", puro heavy metal europeo sublimato dalla
ruvida ed aspra ugola dell'originale singer Leon Goewie che domina un
brano monolitico e trascinante, caratterizzato da un refrain
anthemico. "Tears From The Moon" rallenta il passo e
discrete tastiere conferiscono profondità ad un brano dai toni
drammatici di qualità ben superiore alla miriade di canzoni
assimilabili nella stessa categoria, un momento che mi ha ricordato i
Lion di Kal Swan nel loro momento migliore. "Raintime"
accelera nuovamente il ritmo ed offre godibilissimi frammenti heavy
rock melodico su un impianto sonoro distruttivo che mostra il fianco
per uno strabordante assolo di Timo, mentre "Sandman" è un
malvagio mid-tempo che evoca la magia dei primi Dio con uno screamer
over-the-top quale si dimostra Leon e l'ennesimo assolo devastante di
chitarra, ma tutto sommato non è fra i momenti migliori.
lunedì 11 novembre 2013
LITA FORD - The Bitch Is Back...Live (2013)
Per Chi Ascolta: Lita Ford, Hard Rock
Utilizzando il titolo di un brano di
Elton John, Lita Ford, al secolo Carmelita Rossanna Ford, pubblica lo
show registrato al Canyon Club di Agoura Hills (California) il 5
ottobre 2012 nel corso del Living Like A Runaway World Tour
organizzato per promuovere il suo buon rientro sulle scene con
l'album "Living Like A Runaway", album che riabilitava la
bionda performer dopo il deludente e inconcludente "Wicked
Wonderland" (2009), nessun estratto dal quale è qua riprodotto.
L'atmosfera live è stata catturata
efficacemente nelle dodici canzoni presenti nel cd che, con la sua
ora scarsa di durata, rappresenta evidentemente un estratto della
serata e chissà che non si possa presto godere anche della versione
video/DVD dell'intero concerto (sempre che sia stato registrato). Gli
strumenti e le voci si distinguono, la batteria ha un tipico suono da
palco, quindi... partiamo subito!
martedì 5 novembre 2013
STARSHIP - Loveless Fascination (2013)
Per Chi Ascolta: AOR
Nati nel 1974 come Jefferson Starship
dallo scioglimento dei Jefferson Airplane e dal 1985 noti
semplicemente col nome attuale, gli americani Starship rappresentano
uno delle più note realtà del panorama AOR degli anni ottanta con
noti hit singles come "We Built This City", "Jane",
"Nothing's Gonna Stop Us Now" e "Sara", e milioni
di copie dei loro albums venduti in tutto il mondo. Dopo "Love
Among The Cannibals" (1989) la band si è sciolta e solo
quest'anno torna in pista annoverando fra le fila il bravissimo
cantante Mickey Thomas il quale, con l'assistenza di Jeff Pilson
(Dokken, Foreigner), ha preparato dieci canzoni che rendono
imperdibile il ritorno sulle scene degli Starship.
Insieme a John Roth (ch), Jeff Adams
(bs), Darrell Verduso (bt), Stephanie Calvert (vc) e Phil Bennett
(tast), Mickey riesce a far suonare classico eppur attuale il suono
che ha portato così in alto nelle classifiche il nome della band e
basta far partire il cd con "It's Not The Same As Love" per
accogersi della determinazione della band, un brano deciso, dal ritmo
secco e abbondante di melodie, e qua Pilson potrebbe aver giocato un
ruolo fondamentale nel fornire un'atmosfera simil-Foreigner sulle
quali aleggia il trademark degli Starship. "How Do You Sleep"
e "Loveless Fascination" attualizzano il radiofonico AOR
anni ottanta e poichè la classe non è acqua, si sente la mano
esperta degli autori e degli esecutori in questi due episodi di buon
livello melodico. Il lento romantico "What Did I Ever Do" e
"Where Did We Go Wrong?" profumano di romanticismo anni '80
e, stranamente, la prima anche un pò degli Aerosmith più
sdolcinati, mentre "Technicolour Black And White" è un
rocker deciso e fiero con ammiccamenti blues ai Bad Company del
periodo "Holy Water", una gran bella canzone rinfrancante!
"You Never Know" e "You
Deny Me" si muovono agili e aggraziate fra AOR e rock, leggere e
frizzanti come devono suonare quei motivi il cui principale motivo di
esistere è quello di intrattenere con grazia e classe. "Nothin'
Can Keep Me From You" vede Mickey duettare con Stephanie, un
romantico ed appassionato appello all'amore fra due persone che vi
consiglio di tenere a portata d'uso nei vostri frangenti più intimi.
Peccato che sia la piccola Loud &
Proud a tenere a battesimo questo disco che merita ben altra
esposizione e riscontri, ma chissà che il pubblico non torni ad
innamorarsi degli Starship e la prossima mossa venga patrocinata da
una major. Voi, intanto, fateci più di un pensierino.
ABe
Massima Allerta: It's Not The Same As
Love, Technicolour Black And White, Nothin' Can Keep Me From You
Pelo Nell'Uovo: i brani più
rockeggianti sono in minoranza rispetto a quelli più delicati e
lenti
AYREON - The Theory Of Everything (2013)
Per Chi Ascolta: Ayreon
Chi pensava che con "01011001"
la storia degli Ayeron fosse giunta alla sua conclusione si deve
ricredere ed ecco il poliedrico Lucassen alle prese con un nuovo
capitolo basato su una storia umana inserita in un contesto
scientifico. Il cast di cantanti questa volta è formato da sette
interpreti, ciascuno dei quali ha il suo ruolo nella storia e sono JB
(Grand Magus) come l'Insegnante, Christina Scabbia (Lacuna Coil) è
la Madre, Michael Mills (Toehider) il Padre, Tommy Karevik (Kamelot)
il Prodigio, Marco Hietala (Nightwish) il Rivale, John Wetton (Asia,
King Crimson) lo Psichiatra e Sara Squadrani (Ancient Bards) la
Ragazza. Fra i musicisti coinvolti figurano Arjen Anthony Lucassen
(tutti gli strumenti, voce), Ben Mathot (violino), Ed Warby (bt), tre
meravigliosi tastieristi quali Keith Emerson, Rick Wakeman e Jordan
Rudess, Steve Hackett alla chitarra.
LESLIE WEST - Still Climbing (2013)
Per Chi Ascolta: Leslie West, Mountain,
Hard Rock, Blues
Quanti di voi erano già nati quando
Leslie West nel 1969 partecipava coi Mountain al festival di
Woodstock? Oggi, a 68 anni e dopo una carriera con band e da solo,
dopo aver subito l'amputazione d'urgenza della gamba destra causa
diabete, Leslie urla al mondo di non aver ancora voglia di ritirarsi
dalle scene e ci delizia con dodici canzoni marchiate a fuoco dalla
sua chitarra e dal suo ruvido ed indomito timbro vocale.
"Dyin' Since The Day I Was Born"
è una partenza bruciante con un testo cinico quanto impossibile da
contraddire, e West lascia che la sua chitarra erutti un massiccio
hard rock blues che trascina come una mandria di bufali, lasciando
spazio all'ospite Mark Tremonti (ch - Alter Bridge), seguendo un
modello già utilizzato per il precedente "Unusual Suspects"
pubblicato pochi giorni prima l'intervento chirurgico. "Busted,
Disgusted Or Dead" è un torrido blues sul quale possiamo udire
anche la chitarra di Johnny Winter per una collaborazione
entusiasmante e bollente.
KINGDRAGON - Hide The Sun (2013)
KINGDRAGON "Hide The Sun" (Retrospect Records) voto: 75/100
Per Chi Ascolta: Hard Rock melodico
Attivi nella scena rock greca sin dal 2006, i Kingdragon nacquero su iniziativa del cantante/tastierista George Aspiotis (Spitfire, Nightfall, Raw Silk) e possono vantarsi di aver aperto concerti di bands del calibro di House Of Lords, Gotthard e Firehouse, oltre a "Fire In The Sky", un ep di quattro brani registrato e pubblicato nel 2008. Lo scorso giugno il quartetto ha firmato per la Retrospect Records ed oggi esordisce col suo primo full-lenght album di dodici canzoni registrate sia in analogico (per la versione in vinile) che in digitale ed esibisce il proprio hard rock melodico che si rifà nei toni e nelle melodie ai grandi gruppi degli anni ottanta uscendone piuttosto bene.
Per Chi Ascolta: Hard Rock melodico
Attivi nella scena rock greca sin dal 2006, i Kingdragon nacquero su iniziativa del cantante/tastierista George Aspiotis (Spitfire, Nightfall, Raw Silk) e possono vantarsi di aver aperto concerti di bands del calibro di House Of Lords, Gotthard e Firehouse, oltre a "Fire In The Sky", un ep di quattro brani registrato e pubblicato nel 2008. Lo scorso giugno il quartetto ha firmato per la Retrospect Records ed oggi esordisce col suo primo full-lenght album di dodici canzoni registrate sia in analogico (per la versione in vinile) che in digitale ed esibisce il proprio hard rock melodico che si rifà nei toni e nelle melodie ai grandi gruppi degli anni ottanta uscendone piuttosto bene.
venerdì 25 ottobre 2013
DAVID REECE - Compromise (2013)
DAVID REECE "Compromise" (AOR Heaven) voto: 70/100
Per Chi Ascolta: Heavy Rock
Il nome di David Reece è ben noto alla stragrande maggioranza di voi, avendo egli prestato la propria ugola ad Accept, Bangalore Choir, Sacred Child, Sircle Of Silence e Stream, prendendosi poi una pausa per disintossicarsi dalle delusioni del music biz e dedicarsi ad altri suoi progetti. Nel 2008 torna sulle scene con "Another World" insieme ai Gypsy Rose, esordendo da solista l'anno successivo con "Universal Language", per essere quindi parte nel 2010 alla rinascita dei Bangalore Choice e al loro nuovo cd "Cadence". Nel 2011 unisce le proprie forze a Martin Kronlund (Gypsy Rose) e pubblica un album intitolato semplicemente "Reece Kronlund" e l'anno scorso rieccolo in studio per il terzo album dei Bangalore Choir intitolato "Metaphor" e "Identity Crisis" dei Tango Down. A fine ottobre del 2013 esce la seconda prova solista di David che lo vede aiutato da Ronnie Parkes (bs - 7 Witches), Jack Frost (ch - 7 Witches, Savatage, Metalium), Paul Morris (tast - Rainbow, Doro, Jurgen Blackmore) e i special guests guitarists Christian Tolle e Andy Susemihl, col missaggio affidato a Joey Vera (Armoured Saint) e Martin Kronlund.
Per Chi Ascolta: Heavy Rock
Il nome di David Reece è ben noto alla stragrande maggioranza di voi, avendo egli prestato la propria ugola ad Accept, Bangalore Choir, Sacred Child, Sircle Of Silence e Stream, prendendosi poi una pausa per disintossicarsi dalle delusioni del music biz e dedicarsi ad altri suoi progetti. Nel 2008 torna sulle scene con "Another World" insieme ai Gypsy Rose, esordendo da solista l'anno successivo con "Universal Language", per essere quindi parte nel 2010 alla rinascita dei Bangalore Choice e al loro nuovo cd "Cadence". Nel 2011 unisce le proprie forze a Martin Kronlund (Gypsy Rose) e pubblica un album intitolato semplicemente "Reece Kronlund" e l'anno scorso rieccolo in studio per il terzo album dei Bangalore Choir intitolato "Metaphor" e "Identity Crisis" dei Tango Down. A fine ottobre del 2013 esce la seconda prova solista di David che lo vede aiutato da Ronnie Parkes (bs - 7 Witches), Jack Frost (ch - 7 Witches, Savatage, Metalium), Paul Morris (tast - Rainbow, Doro, Jurgen Blackmore) e i special guests guitarists Christian Tolle e Andy Susemihl, col missaggio affidato a Joey Vera (Armoured Saint) e Martin Kronlund.
SWEDISH HITZ GOES METAL - Swedish Hitz Goes Metal Vol. 2 (2013)
SWEDISH HITZ GOES METAL "Swedish
Hitz Goes Metal Vol. 2" (Liljegren Records/Doolittle Group)
voto: 60/100
Per Chi Ascolta: Metal covers di
successi in Svezia
La mente dietro il progetto Swedish
Hitz Goes Metal è Tommy ReinXeed (ReinXeed, Golden Resurrection) la
cui idea di per sè non è particolarmente innovativa, ovvero quella
di trasporre noti hits di altri artisti in un diverso genere che in
questo caso si tratta di un tirato heavy/power metal. Il primo
volume, pubblicato nel 2011, aveva il focus su Abba, Roxette ed Ace
Of Base ed ottenne buoni riscontri in Svezia ed in Giappone, così si
è ovviamente cercato di battere il ferro caldo e rilasciare un
secondo volume nel quale, oltre ai soliti ed inevitabili Abba
tributati nei 7/12 dei brani, vengono ripresi brani che hanno avuto
successo in Svezia di Robyn, Da Buzz, Meja, Loreen e The Cardigans.
Non avendo ascoltato il primo volume,
non posso fare confronti con esso, comunque penso di poter affermare
con serenità che i risultati non si discostano da tante altre
esperienze fatte in passato da altri artisti, quindi risultati
alterni con momenti divertenti alternati ad altri più irritanti, in
particolare quando le canzoni scelte non sono fra le più adatte ad
essere rivestite da una patina hard rock/heavy metal ("All Bout
The Money", "Don't Stop The Music") o quando il
trattamento avviene con metodi errati ("One Of Us", "Take
A Chance On Me", "Tiger").
mercoledì 23 ottobre 2013
TRAGIK - Hunger (2013)
TRAGIK "Hunger" (Phil Vincent) voto: 80/100
Per Chi Ascolta: Melodic Hard Rock
Come anticipato in occasione della recensione dei Legion, eccomi ad occuparmi del nuovissimo album dei Tragik, ennesimo progetto portato avanti dall'americano Phil Vincent che in questa sua creatura si occupa di voce, chitarre, tastiere e basso, con l'aiuto di Damian D’Ercole (ch - D'Ercole), Dirk Phillips (bt) e degli ospiti chitarristi Vince O'Regan (Legion), David Zychek e William Roux.
"Giving Up" è una grintosa opener con un refrain piuttosto catchy e lunghi assoli di chitarra (O'Regan) che si estrinseca in un songwriting vecchia scuola, ma con un piglio più modern ed il risultato è molto coinvolgente. Non fatevi ingannare dalle tastiere simil-pop che introducono "Don't Say A Word", perchè il corpo è costituito da un sano e tradizionale hard rock melodico che esplode in un virile ritornello. L'uptempo "Look At Yourself" inserisce nel contesto melodic hard rock un certo tasso pomp/progressive rock (merito in particolare delle tastiere) che rende più ampio lo spettro sonoro cui Phil si rivolge per spiegare il proprio talento compositivo.
Per Chi Ascolta: Melodic Hard Rock
Come anticipato in occasione della recensione dei Legion, eccomi ad occuparmi del nuovissimo album dei Tragik, ennesimo progetto portato avanti dall'americano Phil Vincent che in questa sua creatura si occupa di voce, chitarre, tastiere e basso, con l'aiuto di Damian D’Ercole (ch - D'Ercole), Dirk Phillips (bt) e degli ospiti chitarristi Vince O'Regan (Legion), David Zychek e William Roux.
"Giving Up" è una grintosa opener con un refrain piuttosto catchy e lunghi assoli di chitarra (O'Regan) che si estrinseca in un songwriting vecchia scuola, ma con un piglio più modern ed il risultato è molto coinvolgente. Non fatevi ingannare dalle tastiere simil-pop che introducono "Don't Say A Word", perchè il corpo è costituito da un sano e tradizionale hard rock melodico che esplode in un virile ritornello. L'uptempo "Look At Yourself" inserisce nel contesto melodic hard rock un certo tasso pomp/progressive rock (merito in particolare delle tastiere) che rende più ampio lo spettro sonoro cui Phil si rivolge per spiegare il proprio talento compositivo.
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