DEEP PURPLE "Now What?!"
(earMusic) voto: 85/100
Per chi ascolta: Deep Purple, Hard Rock
con pesanti riflessi Prog anni settanta
45 anni fa veniva formata una band con
l'intenzione di realizzare un bizzarro progetto dal nome Roundabout:
cambiato nome e alcuni musicisti, quella band tutt'oggi esiste ed è
una delle realtà più note ed amate del panorama internazionale, i
Deep Purple.
"Now What?!" è un grande
disco come difficilmente ci si potrebbe aspettare dalle leggende che
lo scorrere del tempo avvicina sempre di più al momento fatidico che
rende uguali il bello ed il brutto, il ricco ed il povero, il
fortunato e lo sfigato. Vi avviso che non si tratta di una raccolta
di brani che già dal primo ascolto si riescono ad amare
incondizionatamente, occorre tempo e ripetuti ascolti per poterne
comprendere la grandezza e la qualità, ma poi ne sarete totalmente
soggiogati.
Dedicato al membro fondatore Jon Lord
che ci ha lasciati lo scorso 16 luglio 2012, il diciannovesimo studio
album propone dodici momenti di eccellente musica composta e suonata
con l'inconfondibile marchio di fabbrica che contraddistingue le
migliori canzoni dei Deep Purple che si ripresentano nella stessa
formazione di "Rapture Of The Deep" (2005) con Ian Gillan
(vc), Roger Glover (bs), Ian Paice (bt), Don Airey (tast) e Steve
Morse (ch).
Una malinconica chitarra e un distante
tappeto di tastiere creano una suggestiva trama sonora che Ian Gillan
dipinge con delicate e sentite frasi, ma dopo poco più di un minuto
il brano decolla sulle ali di un debordante Airey che domina col suo
Hammond sorretto dalla possente sezione ritmica, un brano che subito
mi aveva lasciato perplesso circa il suo utilizzo come opener, ma poi
mi sono (ovviamente) dovuto arrendere perchè è una partenza
azzeccatissima.
Si prosegue senza sosta con
"Weridistan", mirabile trasposizione in chiave attuale
della miscela psichedelica-prog-hard rock tipica del periodo fra la
fine dei '60s e gli inizi dei 70s, complice anche la strumentazione
dal sapore vintage utilizzata da Don Airey, vero mattatore del disco
insieme ad un rivitalizzato Gillan. La minacciosa "Out Of Hand"
riprende la magnificenza di "Perfect Strangers" con un
tratto più progressive ed un gran lavoro solista di Morse, mentre la
veloce "Hell To Pay" è puro hard rock made in Deep Purple
con un refrain anthemico quanto sentito già tante altre volte, ma
oggi chissenefrega! Lasciamoci travolgere dalla sua carica e godiamo!
Più funkeggiante nel ritmo, "Body
Line" non si fa pregare in quanto energia e voglia di divertire
giocando con temi che a metà degli anni settanta trovarono diversi
discepoli anche nel campo hard rock ed è una bellezza sentire Morse
ed Airey affrontarsi negli assoli con dietro Paice e Glover a dettare
il coinvolgente ritmo.
Il tempo a 3/4 di "Above And
Beyond", con architetture organo/chitarra fra Yes e Kansas anni
settanta, è dedicata in particolare a Jon Lord, anche perchè tale
notizia arrivò alla band proprio mentre il brano era in fase di
composizione. Gillan canta con particolare trasporto il racconto di
uomo che lascia un amore e promette di tornare. Le imperiose e
pompose parti strumentali sono un buon omaggio all'amico scomparso e
delizia per le nostre orecchie. "Blood From A Stone" è
una sorta di power-ballad colorata da
un piano elettrico che sa molto di "Riders Of The Storm"
dei The Doors, canzone ove Gillan alterna frasi quasi sussurrate ad
altre più rabbiose dimostrando una volta ancora la sua classe ed
esperienza.
Una lunga introduzione strumentale
caratterizza "Uncommon Man", hard rock virile e pomposo che
riecheggia di corti reali inglesi ed ospita anch'essa un buon assolo
progressive di Airey. "Après Vous" è più diretta ed
orecchiabile, offrendo l'ennesimo e godurioso duello Airey/Morse, ma
spetta al mid-tempo "All The Time In The World" la palma di
ritornello più radiofonico del disco ed anche la sua struttura è
più lineare e semplice.
I ripieni di un organo di chiesa e cori
campionati aprono la sinistra "Vincent Price" cantata con
piglio cooperiano da Gillan, un piacevole omaggio all'attore
interprete di tante pellicole horror, ed anche alcune linee di
chitarra si adeguano all'atmosfera tetra del brano. Il primo cd
dell'edizione limitata in mio possesso si chiude con il bar-rock di
"It'll Be Me", bonus track divertente quanto superflua e i
Whitesnake o i Quireboys in questo campo offrono migliore qualità.
Il secondo cd contiene una
conversazione di venti minuti oltre ad un'alternative radio mix di
"All The Time In The World" e le versioni live di "Perfect
Stranger" e "Rapture Of The Deep". Niente di
essenziale o imperdibile, comunque.
Concludendo: a me il disco è piaciuto,
nella consapevolezza di trovarmi dinanzi a musicisti di tutto
rispetto che nella propria carriera hanno detto cose molto
importanti. Gillan, saggiamente, evita di avventurarsi su ottave che
ormai faticherebbe a raggiungere senza provocarci tristezza; Glover e
Paice sono una garanzia di precisione e solidità; Airey e Morse
confermano le loro doti strumentali di altissimo livello.
Se non volete novità ad ogni costo o
un disco che alla prima vi entri nelle orecchie (per spesso uscirne
subito dopo), ma vi va bene un onesto e gustoso piatto di Hard Rock
fortemente contaminato da atmosfere Progressive, il tutto in rigorosa
chiave anni settanta (tranne la perfetta produzione del veterano Bob
Ezrin), accomodatevi alla festa e non abbiate fretta, ascolto dopo
ascolto vi sintonizzerete sulle giuste coordinate sonore!
ABe
Massima allerta: le imperiose
intuizioni di Don Airey e tutto il cd (versione normale)
Pelo nell'uovo: il meglio è stato
dato, ma questa terza età sa ancora tenere a bada giovani indolenti
presunti artisti
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