Per chi ascolta: Hair Metal, Skid Row
Sono ormai passati lustri dalla
fuoriuscita di Sebastian Bach dagli Skid Row che, nel frattempo, non
è che comunque abbiano combinato chissà quali sfracelli anche
perchè i suoi primi due albums sono pietre miliari dell'hard rock
che resistono allo scorrere del tempo. L'alternativa a non fare più
nulla è quella di cercare di andare avanti proponendo il meglio
possibile e, dopo alcuni 'errori di percorso', pare che sia stato
intrapreso un cammino che riavvicinerà i fans allo storico trio
Sabo-Bolan-Hill.
Così a sette anni di distanza da
"Revolutions Per Minute", gli Skid Row ritornano
pubblicando la prima parte di un lavoro suddiviso in tre atti, un EP
di cinque brani inediti per testarre le reazioni della critica e,
soprattutto, dei fans.
Le coordinate artistiche portano spesso
al classico suono degli Skid Row e Johnny Solinger è un cantante
adatto alle rinnovate ambizioni della band, e anche se non possiede
la selvaggia esplosione vocale di Bach (la cui carriera solista ad
ogni modo non è così brillante) riesce tuttavia a farsi valere e ad
imprimere ai cinque brani un marchio di cattiveria e di potenza che
mi soddisfano appieno.
La migliore canzone dell'EP è senza
dubbio l'opener "King Of Demolition", un dinamitardo
attacco sonoro nel migliore solco dell'hair metal americano di fine
anni ottanta e di certo il miglior hard rock anthem che la band abbia
composto da quando Bach fu licenziato. Tutto funziona bene e posso
perdonare le più o meno marcate somiglianze con classici quali
"Monkey Business" o "Livin' On A Chain Gang": le
chitarre macinano un gustoso riff, il basso e la batteria di Rob
Hammersmith svolgono appieno la funzione di rullo compressore, la
ruvida e maschia voce di Soliger amalgama il tutto e guida alla
perfezione l'accattivante refrain.
Purtroppo la band non riesce a
capitalizzare pienamente quanto di buono fatto con "KOD"
perchè la seguente "Let's Go" non riesce a bucare gli
speakers a dispetto della sporca potenza espressa e della buona prova
di Solinger, forse non ben canalizzata perchè alla fine non mi resta
molto di questo brano.
La power ballad "This Is Killing
Me" entra nel novero delle mille e mille canzoni di questo tipo
composte nel tempo, niente di più e niente di meno, un debole
tentativo di recuperare la brillantezza che caratterizzavano "I
Remember You".
"Get Up" è un muscoloso e
duro modern hard rock con ritornello anthemico, carina e con un
Solinger in gran spolvero, ma non è proprio quello che mi aspetto
dagli Skid Row.
L'ultima canzone dell'EP è "Stitches"
che pone sotto i riflettori il lavoro del bassista Rachel Bolan che
guida un brano ritmato e ideale da proporre dal vivo anche se non
lascerà per niente il segno.
Luci (poche) ed ombre si alternano in
questo "Chapter One" che dimostra come la band abbia smesso
di fare figuracce, si sia rimboccata le maniche per tornare a dire la
sua, ma il cammino è appena iniziato e suggerirei loro di insistere
maggiormente sul feeling di "King Of Demolition". Nei
prossimi mesi vedremo come si dipanerà la matassa.
ABe
Cosa funziona: la voglia di uscire
dalle secche, molto bella la prima canzone
Cosa manca: una maggiore convinzione
compositiva nella strada da percorrere
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