Per Chi Ascolta: Melodic Hard Rock,
Fair Warning, Bonfire, Jaded Heart
Nel lontano 1992 esordivano
discograficamente i Fair Warning, band nata da uno spin-off degli
Zeno dai quali si staccarono Helge Engelke (ch e tast - Zeno,
Dreamtide, V.A.N., Lana Lane, Ralph Santolla, Letter X), Tommy Heart
(vc - V2, Zeno, Souldoctor, Heartlyne, Letter X) e CC Behrens (bt -
Zeno, Dreamtide), cui si unirono Andy Malecek (ch - Joal, Last
Autumn's Dream) e Ule W. Ritgen (bs), un quintetto da subito alle
prese con una scena profondamente modificata dall'ascesa del fenomeno
grunge, alla quale risposero con una serie di albums di altissima
qualità, hard rock melodico caratterizzato da ottimi suoni e superbe
melodie cui gli orfani del genere guardarono come ad un'oasi
rinfrancante e sicura.
Il nuovo capitolo "Sundancer"
vede confermata la line-up iniziale tranne Malececk, fuoriuscito dopo
"Four" del 2000 e la qualità delle composizioni è sempre
di gran livello con una produzione precisa e potente, composizioni di
gran spessore che ricordano nello spirito l'eccellente "Raindancer"
(1995), oltre a avere collegamenti col titolo (sole invece di pioggia
e due copertine piuttosto speculari in linea coi titoli).
La partenza affidata a "Troubled
Love" e "Keep It In The Dark" è strepitosa, due
grandi brani ricchi di potenza e melodia, con ritornelli azzeccati e
non banali, con le tastiere di Hengelke ad offrire supporto alle
esplosive chitarre dello stesso musicista che sciorina come sempre
velocissimi assoli e spesso lanciati sulle note più acute.
"Real Love" è la prima power
ballad del cd, classica nel suo sviluppo e si distingue dalle
centinaia di simili brani per la classe esecutiva dei FW e quel quid
in più di classe che riescono a far emergere senza piegarsi a mere
logiche commerciali (un arrangiamento meno 'power' avrebbe dato
maggiori chances di airplay quanto snaturato la band). Si torna a
rockare con la più frivola "Hit And Run", un tipico filler
che comunque diverte e non fa venire voglia di premere il tasto skip,
ma troverete più gustosa "Man In The Mirror" accostabile
per forma ed esecuzione ai Bad Company di "Holy Water"
mescolati (nel refrain) ai Baton Rouge di "Lights Out On The
Playground", mentre "Natural High" possiede un feeling
più schenkeriano con una punta di 70's rock.
Si cambia ancora ambientazione con
"Jealous Heart", che inizia con un'intro da wild west intro
e ci guida verso un rock più bluesato ed umorale che culmina in un
refrain anthemico e di presa, e "Touch My Soul", che
combina con un certo successo alcuni fraseggi tipici dell'AOR primi
anni ottanta con altri che sembrano rubati alla Steve Miller Band, il
tutto filtrato attraverso potenti amplificatori. Quest'ultima canzone
non 'acchiappa' al primo ascolto, ma cresce gradualmente ad ogni
ascolto che consente di cogliere le varie sfumature.
A questo punto giunge "Send Me A
Dream", la seconda power-ballad dai tratti distinti da "Real
Love" e con un feeling più soul/blues. "Pride" si
rivolge più al melodic rock che fu dei Tall Stories e coinvolge
senza raggiungere i picchi qualitativi toccati in precedenza ed
inaugura una sequenza di canzoni collocate su queste coordinate,
ovvero "Get Real", "How Does It Feel" (dal piglio
più sbarazzino e blues) e "Living On The Street" (Tall
Stories meet Bad Company and Baton
Rouge). I tre minuti abbondanti della
vivace e giovanile "Cool" chiudono la tracklist
dell'edizione europea.
Un disco che soddisfa e offre ottimi
momenti di intrattenimento alternati ad altri meno entusiasmanti, ma
nel complesso non posso lamentarmi dell'ennesima grande prova offerta
da un quartetto che merita riconoscimenti ben superiori a quelli già
buoni ottenuti sinora.
Non perdetli!
ABe
Massima allerta: La doppietta iniziale
su tutto il resto
Pelo nell'uovo: forse un pò troppa
carne al fuoco, ma nulla ci vieta di cucinarla un pò alla volta
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