Per chi ascolta: Rainbow, Black
Sabbath, Whitesnake in chiave heavy metal
Victor Olsson (ch) e Dino Zuzic (tast)
suonavano in una funk band, ma nel 2006 decisero di fare qualcosa di
diverso e di più heavy e, pertanto, formarono i Saffire cui, nel
corso del tempo, si unirono Magnus Carlsson (bs), Anton Roos (bt) e
Tobias Jansson (vc). Suonando nei club di Gothenburg, il quintetto si
costruì una buona fama di live-band con una base di fans in continua
crescita e dopo aver registrato tre demo fra il 2007 ed il 2011, si
convinsero di avere sufficiente materiale per registrare un disco ed
eccoci allora col loro debut-cd "From Ashes To Fire",
missato da Fredrik Nordström ed Henrik Udd at Studio Fredman (At The
Gates, In Flames, Hammerfall) e masterizzatdo da Jens Bogren
(Symphony X, Opeth, Kreator), con l'artwork ad opera di Anders
Fästader (H.E.A.T., Hardcore Superstar, The Poodles).
Ovviamente ciò che a noi interessa è
la qualità delle composizioni e delle performances
vocali/strumentali ed in questo senso la band possiede caratteri
distintivi peculiari che li differenziano parzialmente dalle altre
bands concorrenti in ambito heavy rock. Se, infatti, si possono
cogliere passaggi e tratti derivati da giganti dei '70s come Rainbow
e Black Sabbath, un pizzico di gigioneria tipica del prog rock di
quegli stessi anni, il tutto assemblato in un heavy metal che non diventa mai oppressivo o fine a sè
stesso in quanto vi è una buona ricerca della melodia (sia nelle
parti vocali che in quelle strumentali) e sapienti aperture su spazi
più ampi.
Un buon paradigma di quanto appena
descritto è "Freedom Call", nella quale troverete tutto
quanto ho appena descritto nei suoi sei minuti.
La loro biografia parla anche della
loro ammirazione verso i Whitesnake ed ecco infatti il Serpente
Bianco omaggiato fra le pieghe di "End Of The World", tempo
medio che può essere parzialmente accostato anche ai Badlands. I
fans più accaniti delle bands citate si divertiranno a scoprire i
riferimenti ai singoli acts che i Saffire includono nel songwriting
senza cadere mai nella tentazione del plagio o della mera
scopiazzatura e questo è sicuramente un vantaggio loro ascrivibile.
Non vinceranno la palma degli artisti più innovatori e nemmeno
quella di miglior cover-band dell'anno, ma i Saffire sono abili ed
intelligenti codificatori di certo hard rock e prog rock anni
settanta, il tutto riproposto con sonorità attuali, consentendo
all'ascoltatore di arrivare in fondo ai sessanta minuti del disco
senza annoiarsi e senza cadere nella tentazione di saltare una
canzone il che, a mio parere, è un ottimo risultato.
ABe
Massima allerta: Magnolia, Freedom
Call, Modus Vivendi (stupenda!), Stormy Waters
Pelo nell'uovo: The Betrayer's Fate
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