Per chi ascolta: AOR con spruzzate di
Hard Rock
L'idea del progetto Charming Grace è
stata sviluppata dal batterista Pierpaolo 'Zorro 11' Monti (Shining
Line, Lionville) in collaborazione con Davide 'Dave Rox' Barbieri
(vc, tast – Wheels Of Fire) e Amos Monti (bs - Shining Line,
Lionville) dopo un loro incontro con Gregor Klee, proprietario della
Avenue Of Allies, e nel corso del 2011 il trio ha cominciato a
pianificare gli interventi più adatti per ciascuna canzone (farina
principalmente del sacco di Zorro e Dave) ed il tutto si è
concretizzato nella pubblicazione del debut album di dodici brani
inediti più un paio di covers.
I CG si muovono nell'ambito del più
tradizionale AOR americano fatto di belle armonie vocali, ammalianti
melodie e tanta cura negli arrangiamenti, e solo i suoni mi hanno
lievemente deluso in quanto mi aspettavo qualcosa di più dopo aver
ascoltato altre releases della AOA e considerato il genere
affrontato. Non siamo comunque dinanzi a qualcosa di grave o
irreparabile, anzi, vi sono labels (anche nostrane) che si sono
costruite un nome pur immettendo sul mercato produzioni
irrispettose della qualità dei brani,
quindi la mia è un'osservazione e non un impedimento all'acquisto.
"Everytime You Touch My Heart"
è il primo approccio col cd e supera abbondantemente la prova in
virtù di un approccio genuino e professionale all'AOR americano, con
tante tastiere a corredo della convincente prova di Barbieri che si
esibisce senza alcun timore in duetto con Moon Calhoun (Michael
Thompson Band) nella seguente "The Way You Feel Inside" che
vede ai cori Jeff Paris per un brano vivace e dinamico.
Non fatevi ingannare dall'iniziale
atmosfera sognante di "Shining Light", ove il guest
vocalist è David Forbes degli indimenticati canuck aorsters
Boulevard (due ottimi albums sul finire degli anni ottanta), la
canzone acquista in spessore e si tramuta in un eccellente tempo
medio che richiama Boulevard, Michael Thompson Band e la migliore
tradizione radiofonica FM anni ottanta, con un lungo ed entusiasmante
finale (beh, dura quasi tre minuti) ricamato con perizia e gusto
dalla chitarra di Mario Percudani (Hungryheart, Shining Line,
Lionville), un regalo inatteso che mia ha deliziato non poco. Un
brano che meriterebbe diffusi passaggi radiofonici e televisivi.
"Just Take My Hand", con Gui
Oliver (Auras) a duettare con Dave e la chitarra di Roberto Priori
(Danger Zone), è un carino ed inoffensivo rock che funziona da buon
sottofondo per diversi momenti della giornata. "Close Your Eyes"
è molto più intensa e profonda, cogli ospiti Michele Luppi (vc -
Los Angeles, Secret Spheres, etc) e Carmine Martone (ch) ad infondere
una gran dose di energia hard rock su un impianto più drammatico
rispetto a quanto sinora proposto dai CG.
Si torna al sognante AOR con "Still
Dreamin'" (appunto), semi-ballad aperta e calda col pianoforte
in buona evidenza e l'ospite Thomas Lassar (Crystal Blue) a lasciare
la propria impronta vocale, mentre nella più vivace "The Sound
Of Your Heart" appare Alessandro Del Vecchio.
Bon Jovi è omaggiato con la cover di
"Everybody's Broken" (da "Lost Highway") dotata
di una maggiore carica rock e, pertanto, ancor più accattivante alle
mie orecchie, mentre Bente Smaavik (Perfect Crime, Blonde On Blonde)
arricchisce con la sua voce la semi-ballad "The Answer Was You",
brano romantico ma non privo di nerbo, così come l'apparente
semplicità e leggerzza di "Run Away" viene irrobustita
anche dai contributi di Jessie Galante (vc), Stefano Zeni (ch -
Wheels Of Fire) e Boris Matakovic (sax - Human Zoo), risultando col
dare l'impressione di trovarsi dinanzi ad una canzone di Tina Turner
spogliata delle fragranze pop e rivestita di un buon tessuto rock,
per merito anche della grintosa performance di Jessie.
Stefano Lionetti (Lionville) figura
nella line-up di "Through The Stars", AOR ritmato ed
orecchiabilissimo cui Mario Manzani (Florence 99, Umberto Tozzi)
aggiunge il proprio sigillo nell'esplosivo assolo di chitarra.
"Endless Flame" con Henrik Launbjerg (vc - Toys Of Joy) e
Sven Larsson (ch - Street Talk, Lionville) offre quasi cinque minuti
di piacevole rock alla Bon Jovi (circa "Lost Highway" per
non sbagliarci) e "Bring My Life Back", con Kimmo Blom (vc
- Urban Tale) e
Peter Friestedt (ch -
Williams/Friestedt), chiude la scaletta ufficiale col suo dolce
incedere fra cascate di tastiere e voci. Infatti le ultime note
spettano a "Leave A Light On" (dall'abum "Runaway
Horses" di Belinda Carlisle), per la quale è stata invitata la
novella scoperta Aurë (vc), la cui versione non si discosta troppo
da quella originale, salvo un ovvio ritocchino più rock.
La lunga cavalcata è giunta al suo
termine. Non ho da segnalare qualcosa di strabiliantemente originale,
ma tutto è fatto dannatamente bene, un album solido e ben
realizzato, con qualche piccola pecca nei suoni che non incide sul
giudizio finale che resta alto. Un bravi ed un grazie a tutti anche
per lo sforzo organizzativo di contattare e collaborare con tanti
artisti così diversi e lontani (più geograficamente che altro) fra
loro.
ABe
Massima allerta: ho difficoltà a
citare le mie canzoni preferite, ma non a trovare il (continua sotto)
Pelo nell'uovo: la cover Leave A Light
On (superflua a parte la voce di Aurë) e una produzione lievemente
sotto le attese
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