REDRUM "Victims Of Our
Circumstances" (RMB Records) voto: 80/100
Per chi ascolta: Hard Rock melodico,
Jaded Heart, Bonfire, Danger Danger
I Redrum sono una band proveniente da
Salonicco, l'antica Tessalonica, e fondata nel settembre 2003 dai
chitarristi Athan 'Lyssa' Kazakis e Panos Baxevanis i quali
sottoposero a Michael Bormann (Jaded Heart, Bonfire, Zeno Roth, Rain)
le canzoni preparate traendone un responso così positivo che lo
stesso Bormann le cantò ed aiutò i due a comporre un altro paio di
brani. Nel 2007 vi fu l'esordio discografico ("No Turning Back")
attraverso la greca Sleazy Rider Records e riscuotendo
critiche favorevoli che permisero alla
band di supportare Bonfire, Tyketto, Krokus, Danger Danger, House Of
Lords, Adlers Apetite, Blue Tears, Europe, Robert Plant e Glenn
Hughes.
Per il secondo album i Redrum hanno
deciso di comporre e registrare insieme ai RMB Studios in Germania
sotto la guida di Bormann per un risultato migliore rispetto al debut
album, e non solo grazie ad una migliore e più nitida produzione. In
"VOOC" si nota, infatti, un deciso passo in avanti in tutti
i settori, dal songwriting all'esecuzione.
Superata l'intro "One Of Us"
(neanche un minuto), i Redrum ci sparano "Scream",
anthemico mid-tempo con un buon gioco di chitarre e tastiere che,
alternandosi ed amalgamandosi, creano un buon background per Bormann
e per il refrain che ha buon gioco nell'imprimersi nella mente. La
piacevole "You Can't Buy No Hero" reca l'impronta di
Bormann nella struttura e nel ritornello di matrice Bonfire e Jaded
Heart, e ben riuscita è anche "Dust In Your Eyes" nella
quale la band mescola con successo rock, blues ed elementi sinfonici,
il tutto ottimamente arrangiato ed eseguito.
L'inizio acustico di "Empty
Promises" lascia intravvedere una ballad sentimentale dal piglio
simil-defleppardiano, ma lungo il suo andare aumenta di intensità e
il brano diventa un buon mid-tempo di hard rock melodico dalle
americaneggianti armonie vocali, mentre "Pokerface" gioca
con l'omonimo brano di Lady Gaga e qualche similitudine fra le due
canzoni si possono trovare e non solo nella frase 'No he can't read
my poker face', comunque si tratta di un hard rock divertente e
spigliato con un incendiario assolo di
chitarra.
Archi sintetizzati aprono l'hard rock
melodico "Dirty White Boy" che nel ritornello richiama
l'omonimo hit dei Foreigner, ma alla fine non resta molto di questo
episodio. Di fattura e qualità decisamente migliore è "Mother
I'm Coming Home", ballad interpretata da un ottimo Bormann, e lo
svelto heavy rock "Tear Down The Walls", mentre la mediocre
"Have A Nice Day" scimmiotta il rock americano fra Kid Rock
ed i Bon Jovi, entrambi dei loro momenti più recenti. Ad ogni buon
conto è una canzone che si lascia ben ascoltare. Non male la
titletrack, ancora sulle orme di Jaded Heart/Bonfire, mentre posso
promuovere la cover "You're The Voice" di John Farnham che
chiude con trasporto un cd che non cambierà il mondo, ma al contempo
è capace di dare buoni motivi per l'acquisto e l'ascolto.
ABe
Massima allerta: La prima parte del cd
Pelo nell'uovo: si gioca molto (forse
troppo) sul sicuro, ma almeno non vengono fatti danni
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