Per chi ascolta: Kingdome Come, Hard
Rock
Fortuna e maledizione, quante volte
questi pensieri saranno circolati nella mente di Lenny Wolf pensando
alla sua carriera ultratrentennale, agli esordi segnata dalla fortuna
di avere un sound ed una voce che rievocano i Led Zeppelin, nel
prosieguo la volontà di non essere considerato un clone senza arte
nè parte ha portato Lenny a realizzare dischi di alterna qualità, a
volte piuttosto discutibili nei risultati.
Dopo quattro anni da "Magnifier"
Lenny torna e, oltre a cantare con la sua inconfondibile e magnetica
voce, suona tutti gli strumenti ad eccezione degli assoli, affidati
ad Eric Forster. Il genere di riferimento resta l'hard rock, ma la
malinconia (tipica di gran parte del repertorio di Wolf) e le
tonalità alternative/simil-industriali che ne permeano le trame
rendono l'ascolto sofferto e difficile, tanto che probabilmente
bisogna approcciare "Outlier" come un concept album senza
focalizzarsi sulle singole tracce.
Di sicuro anche questo disco dividerà
gli appassionati della band e dell'hard rock fra chi apprezza il
percorso discutibile quanto si vuole quanto molto onesto di Wolf e
chi vorrebbe un ritorno alle sonorità degli esordi, magari meno
sperimentali e più accattivanti epidermicamente.
Sinceramente, mi trovo in mezzo al
guado in quanto non ho mai apprezzato troppo certe commistioni di
genere e dall'altra parte non ha senso ascoltare una "Get It On
25.0", per cui ho cercato di assecondare le intenzioni
manifestate nel disco e questo mi ha consentito di poter apprezzare
alcuni fraseggi melodici come certe ben riuscite iniezioni di
trance-music in un tessuto più hard rock ("Rough Ride Rallye"),
assaporando quanto di genuino hanno da offrire episodi come "Let
The Silence Talk" e "Holy Curtain" (a tratti
reminiscenti dei Rush più sperimentali, ma con una strumentazione
decisamente più semplice e lineare).
Più positive risultano "The Trap
Is Alive" e la zeppeliniana "Skip The Cover And Feel",
mentre la conclusiva "When Colors Break The Grey" suona
come una versione dura di Heaven 17, OMD e Tears For Fears.
Complimenti a Lenny Wolf per la sua
tenace onestà nel realizzare dischi che soddisfano principalmente le
sue aspettative, dote ammirevole e da rispettare.
Non fermatevi ad un fugace ascolto di
"Outlier" e solo così potrete decidere se si tratta di
un'opera che fa per voi o meno.
ABe
Cosa funziona: l'onestà di Lenny Wolf
nel percorrere il suo sentiero artistico
Cosa non va: forse sono io che non
riesco a digerire certe commistioni modern/alternative/industrial
Nessun commento:
Posta un commento