Per chi ascolta: AOR
La vita, lo sappiamo tutti, è strana e
sa giocare strani scherzi. Prendete due persone legate da amicizia
sin dall'infanzia e cresciute nei sobborghi di Parigi, cresciute con
la passione per l'AOR ed il Melodic Rock, impegnate nella stessa band
a realizzare materiale proprio e ad un certo punto, nel 2003,
costrette a dividere i loro cammini sino al 2010 quando,
impadronitisi di quanto offre la
tecnologia, rispunta in entrambi il desideri di non lasciare marcire
i propri sforzi e, entrati in contatto con l'iperattivo Alessandro
'prezzemolo' Del Vecchio, riescono a dar vita ad undici canzoni che
erano state ideate venti anni prima.
Questo è accaduto a Frédéric
Dechavanne (vc, tast) e Sébastien Montet (ch), e il risultato è
degno di essere ascoltato al di là dei meriti per la passione e la
perseveranza dimostrata negli anni.
Aiutati da Anna Portalupi (bs - Mitch
Malloy, Lionville, Hardline, etc), Alessandro Mori (bt - Mitch
Malloy, Lionville, Axe, etc), Alessandro Del Vecchio e Steve Newman
(Newman, Big Life) ai cori, Robert Säll (Work Of Art, W.E.T.)
chitarra solista sul brano "America", i due amici si
cimentano in un AOR dinamico, zuccheroso quel poco che basta da
piacere anche ai rocker meno 'leggeri', ricco di melodie di cui le
radio FM americane sarebbero andate matte qualche lustro fa.
Non siamo ai livelli di Lionville o
Landslide, ma le undici canzoni si fanno ascoltare con piacere e
sanno intrattenere con gusto, anche se ogni tanto affiorano
ripetizioni di temi e schemi che altre bands riescono a mascherare
con mestiere.
L'impatto con la band è positivo sin
dall'opener "Dancing On The Edge", brano aperto e con un
refrain stuzzicante e molto orecchiabile, seguita da una "What
Should We Be Saying" che suona come una versione più rock dei
Mr Mister, sorte che tocca anche ad altre composizioni come "Longer
Than I Care To Remember" o "The Clock", ma non
lasciatevi fuorviare da queste mie
parole in quanto i Paris non sono cloni
o discepoli diretti dei Mr Mister, come il resto della scaletta ben
dimostra.
Tutto è molto tipico in "OOL",
suonato molto bene ed altrettanto molto bene prodotto, ma manca una
maggiore dose di personalità che tipicizzi la proposta dei due amici
d'oltralpe, manca quel guizzo che invece abbonda (giusto per fare
paragoni in casa Avenue Of Allies) a Lionville e Landslide.
Non siamo quindi dinanzi ad un
capolavoro o a qualcosa che resisterà allo scorrere del tempo, ma
riuscirà comunque a dare emozioni e qualche soddisfazione a chi lo
comprerà.
Complimenti ai due 'ragazzi' ed un
certo senso di invidia perchè loro sono riusciti a realizzare il
loro sogno. Se Alessandro e qualche amico volesse darmi una mano a
realizzare il mio... mai dire mai, però il tempo passa.
ABe
Massima Allerta: l'opener Dancing On
The Edge su tutte
Pelo nell'uovo: manca la scintilla
compositiva che distingue un ottimo disco da uno (comunque) buono
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