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lunedì 28 aprile 2014

BALTIMOORE - Back For More (2014)

BALTIMOORE "Back For More" (BLP Music) voto: 85/100

Per Chi Ascolta: Hard Rock

Con una ultraventennale e travagliata storia alle spalle, Björn Lodin e la sua principale creatura Balimoore tagliano il traguardo del dodicesimo album, un percorso che il cantante/compositore svedese ha intrapreso dopo aver lasciato i Six Feet Under, cambiando di frequente sia i compagni di viaggio che la propria collocazione, con diverse interruzioni per provare nuove 'case' come successo con Vision (insieme a Lars Eric Mattson), H.A.R.D. e Balls, ad esempio.
Le dieci nuove e ruspanti canzoni vedono Björn Lodin insieme a Mats Attaque (ch), Klas Anderhell (bt), Örjan Fernkvist (tast) e Weine Johansson (bs), un quintetto che propone un hard rock dei tempi migliori, ma senza alcun intento nostalgico, grazie ad una apprezzabile freschezza compositiva ed esecutiva, e l'aggressiva opener "Cry Out For Innocence" ne è felice testimonial con quella potenza sparata senza pudore dagli speakers, ma un'anima che odora di MSG ed Uriah Heep. "Don't Say No" è più accattivante ed orecchiabile, con un Attaque che conferma anche in questo brano le proprie doti di virtuoso e di gran macinatore di riffs, capacità che rendono godibilissimo il tempo medio "Until The End Of The Line" che richiama l'attitudine degli Europe di "Wings Of Tomorrow".

mercoledì 23 aprile 2014

SUNSTRIKE - Rock Your World (2014)

SUNSTRIKE "Rock Your World" (AOR Heaven) voto: 80/100

Per Chi Ascolta: Scandi-AOR, Europe, TNT, Treat, Bad Habit, Dreamtide, Eclipse

Ancora rock melodico di qualità dalla Svezia col debut album dei SunStrike, band formata sul finire del 2012 dal chitarrista Joachim Nordlund e dal batterista Johan Lindstedt degli Astral Doors, inizialmente raggiunti dal cantante Christian Hedgren (Twilight Force), ma presto completati dal tastierista Fredrik Plahn (Prey), dal secondo chitarrista Mats Gesar (Thalamus) e dal bassista Björn Lundqvist (Twilight Force). Qualche demo pubblicato sulla loro pagina Facebook suscitò l'attenzione di radio e di labels, in un susseguirsi che ha portato la band oggi a pubblicare il proprio lavoro d'esordio, una dozzina di brani carichi di energia, melodia e positività, un arrembante e roboante mix di sonorità che salverebbero dal suicidio anche la persona più disperata.
I ragazzi elaborano alla luce del tipico Scandi-AOR un ampio repertorio di influenze che vanno dai Bon Jovi ("Power Of Dreams") ai primi Europe (la titletrack in particolare), dai Treat (l'anthemica "Fireball") ai Bad Habit ("Right Track", "Never Let You Go"). Non mancano riferimenti ai TNT o ad altri illustri esponenti della scena melodic hard rock europea (chi ha detto Dreamtide?), ma tutto è ben amalgamato e reso con una propria freschezza che non infastidisce grazie anche al buonissimo lavoro di Erik Mårtensson (Eclipse, W.E.T) in fase di mixing e mastering.

ALIEN - Eternity (2014)

ALIEN "Eternity" (AOR Heaven) voto: 85/100

Per Chi Ascolta: Alien, Journey, Toto, AOR

La band svedese da culto Alien pubblica il loro primo full-lenght album da quando la classica line-up si è riunita, dopo la parentesi del 2005 quando su "Dark Eyes" figuravano i soli Tony Borg (ch) e Jim Jidhed (vc) insieme ad altri nuovi membri. Nel 2010 Tony e Jim hanno unito nuovamente le loro forze, ma questa volta insieme agli originali muisicisti Ken Sandin (bs), Jimmy Wandroph (tast) e Toby Tarrach (bt). Il frutto di tale rinascita è semplicemente stupendo, il miglior disco degli Alien da quello omonimo di debutto del 1989 dal quale ne resta al di sotto giusto per un pelo. Come sul citato album, anche in "Eternity" la band si avvale dell'aiuto di Pam Barlow e Janet Minto per la redazione di alcuni testi.
Giusto la voce di Jidhed (più roca e più controllata) ed il suono moderno sono i veri punti di differenziazione da "Alien", col quale le dodici nuove canzoni condividono il gusto per belle melodie, fragranti armonie vocali, la proposizione di splendide arie AOR anni ottanta.

giovedì 10 aprile 2014

WISHBONE ASH - Blue Horizon (2014)

WISHBONE ASH "Blue Horizon" (Solid Rock House Records) voto: 70/100

Per Chi Ascolta: Classic Rock

Formatisi oltre quarant'anni fa, i britannici Wishbone Ash rappresentano una solida realtà della scena rock internazionale, pur se sono incorsi inevitabilmente in alti e bassi, temporanee 'pause di riflessione' e seguenti riprese del cammino, e una delle prime bands ad aver adottato il sistema delle 'twin-lead-guitars'.
Andy Powell (vc, ch), ormai l'unico membro originario rimasto nei Wishbone Ash, è accompagnato da Muddy Manninen (ch - Havana Blacks, Gringos Locos), Bob Skeat (bs) ed il più giovane Joe Crabtree (bt - Pendragon) al terzo lavoro d'insieme, un quartetto che garantisce professionalità e solidità, con sonorità catalogabili nel Classic Rock e sintesi di diverse influenze che spaziano dall'hard rock al prog rock, dalla fusion al folk.
Le dieci canzoni sono godibilissime e ricche di spunti di interesse, di un qualcosa che colpisce l'orecchio, anche se funziona benissimo come compagnia di sottofondo durante le attività quotidiane, a partire dall'iniziale e classica "Take It Back", passando per i divertenti rock-blues "Deep Blues" e "Mary Jane" con dei begli assoli di chitarra anche in versione twin-leads, le più elaborate "Strange How Things Come Back Around", "Being One" e "American Century" maggiormente vicine al progressive rock.

GOTTHARD - Bang (2014)

GOTTHARD "Bang!" (G Records) voto: 75/100

Per Chi Ascolta: Hard Rock melodico, Gotthard

Secondo album per i Gotthard 2.0 chiamati a confermare la buona ripartenza con "Firebirth" (2012) dopo la tragica scomparsa del leader Steve Lee.
Il mio approccio a questo disco è stato il più possibile libero da condizionamenti di come è stata la band col compianto cantante, vera forza motrice la cui assenza è difficile da colmare pienamente e probabilmente avrebbero fatto meglio i Gotthard a voltare pagina ricominciando con un altro nome. Ma si sa, dopo tanta fatica a costruirsene uno riconosciuto nel mondo, non è facile rinunciare a tutto ciò ed è sicuramente meno complicato provare a capitalizzare il massimo.
Nel suo complesso "Bang!" non mi è dispiaciuto e dimostra come l'attitudine a comporre brani accattivanti e forti riffs di chitarra sia ancora piuttosto presente nel DNA della band che, tuttavia, prova a ricostruirsi una propria nuova dimensione che sicuramente a diversi fans più ortodossi risulterà poco digestibile.

GAMMA RAY - Empire Of The Undead (2014)

GAMMA RAY "Empire Of The Undead" (earMusic/Edel) voto: 70/100

Per Chi Ascolta: Power Metal, Iron Maiden, Gamma Ray

Lo spazio fra "To The Metal" di quattro anni fa ed il presente "Empire Of The Undead" è stato parzialmente colmato da due EP ed un buon live album, così l'attesa un nuovo full-lenght-cd fra i fans della power band tedesca era molto alta e non so quanto i dieci brani proposti sapranno soddisfare le loro aspettative, e non penso che i Gamma Ray siano rimasti più di tanto influenzati dall'abbandono dello storico drummer Dan Zimmermann (rimpiazzato da Michael Ehré) e neppure dall'incendio che lo scorso novembre ha distrutto gli Hammer Studios di Kai Hansen ad Amburgo, lasciando intatte le prime registrazioni del nuovo album che sono state quindi completate in altri studi.
Di certo la band riesce a sollevarsi qualitativamente dalle ultime e deludenti prove in studio (ep esclusi), compositivamente assimililabili a poco riuscite copie in carta carbone del repertorio già noto ai fans, ma non tutto in questo "EOFU" brilla come potrebbe.

mercoledì 9 aprile 2014

HUMBUCKER - King Of The World (2014)

HUMBUCKER "King Of The World" (Humbucker Records/Music Buy Mail) voto: 80/100

Per Chi Ascolta: Hard Rock, Ac/Dc, Aerosmith, Motley Crue

Secondo album per la band norvegese formatasi nel 1998 come tribute-band degli Ac/Dc interpretati con un approccio alla Motorhead/The Rods, scioltasi nel 2002 per i pressanti impegni lavorativi dei singoli musicisti, e tornata insieme nel 2010 per una one-off performance trasformatasi presto in desiderio di continuare e pubblicare infine nel 2011 il sospirato debut album "R.O.C.K.S" che ha ricevuto diversi apprezzamenti in giro per il mondo.
"King Of The World" vede il quintetto tornare alla carica con una serie di brani hard rock diretti, cattivi, sporchi, un ideale mix di Ac/Dc, Aerosmith, Motley Crue con al microfono un singer con le corde vocali della stessa fibra di Lemmy dei Motorhead, ma capace anche di interpretare con pulita passione la bella ballad malinconica "Harder Being Me", buon diversivo con lontane influenze southern rock.

lunedì 7 aprile 2014

VANDENBERG'S MOONKINGS - Vandenberg's Moonkings (2014)

VANDENBERG'S MOONKINGS "Vandenberg's Moonkings" (Mascot Label Group) voto: 80/100

Per Chi Ascolta: Hard Rock classico, Led Zeppelin, Free, Whitesnake


Il pedigree artistico di Adrian Vandenberg è ben noto agli appassionati del genere hard rock, quindi sfoglio velocemente la lista delle bands nelle quali ha militato (Teaser, Vandenberg, Whitesnake, Manic Eden) e vado a concentrarmi sull'album che segna il suo rientro nel music biz dopo quasi due decenni di 'purificazione', un album realizzato con alcuni giovani, sconosciuti e talentuosi musicisti olandesi coi quali ha realizzato un lavoro a tutti gli effetti frutto di collaborazione di gruppo e non un 'semplice' lavoro solista.
Nelle dodici canzoni Adrian mette tutto il suo amore per l'hard rock degli anni settanta con particolare predilezione per Led Zeppelin, Free e Whitesnake, questi ultimi evocati anche dal timbro potente e caldo di Jan Hoving che ben si adatta alle composizioni di Adrian.

ALAIN CONCEPCION - R (2014)

ALAIN CONCEPCION "R" (Izkar Records) voto: 75/100

Per Chi Ascolta: Westcoast, AOR

Alain Concepcion è un cantante spagnolo con una vasta eperienza in diverse bands e altri progetti che spaziano dall'hard rock al soul, dal progressive rock al funky, ed un ep ("Izan Dira") pubblicato nel 2012 contenente tre brani originali più una cover di "Into The Night" di Benny Mardones.
Oggi torna protagonista sul mercato con l'album "R" (forse riferito all'iniziale di Romero, suo vero nome) di dieci canzoni fra composizioni originali e brani pescati dal repertorio altrui, restando sempre in un ambito strettamente AOR/Westcoast.
L'iniziale "If I'm Losing You" è introdotta da un delicato duetto pianoforte/archi e voce per aprirsi ad un AOR più potente ed intenso nella scia del primo Richard Marx e dei Journey con una buona prova di Alain ed un buon senso della melodia. "I Keep Forgetting" di Michael McDonald offre la possibilità al cantante iberico di sfoderare il proprio timbro appassionato e ruvido su sonorità tipicamente Westcoast per un risultato ben più che soddisfacente, replicando simili risultati nella semi-ballad "The Last Dance", cui il sax ed il piano conferiscono un'ambientazione tipicamente anni ottanta come si poteva facilmente ascoltare in tanti albums Westcoast/Rock-AOR del periodo. Il soul nero "Can't Touch You" ed il Westcoast sopraffino di "Give Me The Reason" (di Luther Vandross) sono elegantissimi e raffinatissimi, due brani ideali per piano bars di classe o serate estive all'aperto nel giardino di un aritstocratico palazzo rinascimentale.

giovedì 3 aprile 2014

ANUBIS GATE - Horizons (2014)

ANUBIS GATE "Horizons" (Nightmare Records) voto: 90/100

Per Chi Ascolta: Prog Metal Sinfonico di qualità

Ammetto le mie colpe e dichiaro pubblicamente di non conoscere i precedenti albums dei danesi Anubis Gate che, con "Horizons", tagliano il traguardo del sesto capitolo discografico che vede due nuovi innesti, ovvero Michael Bodin (ch - Third Eye) al posto di Jesper M Jensen, e Morten Gade Sørensen (bt - Pyramaze, Wuthering Heights) in sostituzione del quasi omonimo Morten Sørensen.
Pur se attiva dal 2001, la band sinora non è riuscita a farsi conoscere da un pubblico più ampio come successo ai suoi ideali competitors Dream Theater, Vanden Plas, Threshold, Circus Maximus e Seventh Wonder, ma le cose potrebbero migliorare con queste dieci nuove canzoni di progressive metal costruite sempre con un buon livello di melodia.
L'opener "Destined To Remember" è un'ottimo inizio con un sapiente dosaggio di melodia, potenza espressiva e malinconica epicità che avvolgono il fortunato ascoltatore lungo i suoi sei minuti di durata, mentre la successiva "Never Like This (A Dream)" mostra un songwriting più evoluto e complesso senza perdersi in sterili esibizionismi, così come mi sono piaciute le alternanze fra serrati fraseggi metal e stacchi dal sapore più tipicamente progressive, il tutto condito da una porzione strumentale centrale misteriosa ed oscura nella quale un assolo di chitarra acustica si erge con sentita partecipazione.