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lunedì 9 dicembre 2013

AOR - The Secrets Of LA (2013)

AOR "The Secrets Of LA" (AOR Heaven) voto: 65/100

Per Chi Ascolta: AOR duro ed energico

"The Secrets Of LA" è il dodicesimo capitolo (compilation esclusa) e vede, come al solito, un nutrito stuolo di ospiti che aiutano Slama nel realizzare le proprie idee musicali espresse attraverso dieci brani. Fra i nomi coinvolti si possono citare Tommy Denander (Radioactive, Paul Stanley, Alice Cooper), Fergie Frederiksen (Toto), Jeff Scott Soto (Talisman), Bill Champlin (Chicago), Jim Jidhed & Ken Sandin (Alien), Mikael Erlandsson (Last Autumn's Dream), Bob Harris (Axe), Göran Edman (Yngwie Malmsteen), Robin Beck, Tamara Champlin, Dane Donohue e Alessandro Del Vecchio (Lionville, Hardline).
Ammetto che le ultimissime uscite degli AOR non mi avevano entusiasmato più di tanto, avendole trovate poco ispirate, e sebbene il songwiting continui ad essere derivativo al 100%, in questo disco colgo alcuni brani davvero intriganti e coinvolgenti, cui, purtroppo, ne seguono altri di livello nettamente inferiore. Da notare che 4 brani sono già apparsi sull'album "Jade Hearts" delle Chasing Violets, qui ripresi con altri cantanti.

mercoledì 4 dicembre 2013

DOGFACE - Back On The Streets (2013)

DOGFACE "Back On The Streets" (AOR Heaven) voto: 70/100

Per Chi Ascolta: Hard Rock Europeo

Ricordo quando nell'anno 2000 recensii l'esordio "Unleashed" degli svedesi Dogface, creatura di Mats Leven (vc - Malmsteen, Lion's Share, Swedish Erotica, Treat, The Poodles, Candlemass, etc) e Martin Kronlund (ch - Love Under Cover, Gypsy Rose, Overland, White Wolf, etc) che rilasciò undici brani tosti tosti, facendo uscire due anni dopo "In Control", un buon seguito anche se non all'altezza del predecessore.
Undici anni dopo il duo si ritrova e fa uscire "BOTS", sempre all'insegna di un solido e tradizionale hard rock europeo, ben suonato ed orchestrato, con i potenti soffi dell'Hammond suonato da Dan Helgesson che riempiono ed irrobustiscono le canzoni sulle quali Leven si muove da consumato performer e mostra un'ugola sempre graffiante ed espressiva.

BLOODGOOD - Dangerously Close (2013)

BLOODGOOD "Dangerously Close" (Doolittle Group) voto: 85/100

Per Chi Ascolta: White Metal, Hard Rock melodico americano

Negli anni ottanta i Bloodgood erano inseriti fra i più noti esponenti del Christian Metal al fianco di Stryper, Petra e Whitecross, col debut album del 1986 acclamato come una delle migliori release in questo campo grazie ad un cantante dalla voce ruvida e potente (Les Carlson), un bassista che si occupava dei testi (Michael Bloodgood), un chitarrista che esplorava sonorità che all'epoca forse solo i Queensryche osavano proporre (David Zaffiro), un batterista che teneva il passo di canzoni in bilico fra NWoBHM al limite dello speed metal (J.T. Taylor). I passi successivi ("Detonation" del 1987 e "Out Of The Darkness" del 1989) vedeva l'innesto di Mark Welling al posto di Taylor ed il risultato complessivo era ancor migliore consolidando la fama della band. L'abbandono di Zaffiro comportò anche un cambio di direzione musicale che venne concretizzato con "All Stand Together" del 1991 che vedeva Paul Jackson (Dakota, Pages, Think Out Loud) alla chitarra e David Huff (Giant, White Heart, John Schlitt, etc) alla batteria oltre all'innesto del tastierista Tim Heintz. L'album proponeva un melodic hard rock che spiazzò diversi fans e fu l'ultimo lavoro in studio sino al presente "Dangerously Close" arrivato (per me) a sorpresa.

martedì 3 dicembre 2013

IAN JAMES STEWART - Junk DNA (2013)

IAN JAMES STEWART "Junk DNA" (Dangerous Dog) voto: 85/100

Per Chi Ascolta: Soft Rock, Jazz, Pop

Il nome di Ian James Stewart non risulterà sconosciuto a diversi di voi, essendo stato parte importante degli scozzesi Strangeways ai quali fornì il proprio apporto come chitarrista.
Ammetto di averlo perso di vista per un pò ed oggi me lo ritrovo con questo album solista che mi ha spiazzato in quanto ha ben poco da spartire col suo passato hard rock/AOR, anzi, le tredici canzoni spaziano in vari ambiti musicali, tutti trattati con una maturità pregevole.
L'atmosferica "Phosphorus", ad esempio, è dolce e delicata come sapevano essere i Dire Straits e lo Sting solista, eppure i suoi otto minuti e mezzo non pesano assolutamente e scorrono accarezzando le orecchie e il cuore.

KICK - Memoirs (2013)

KICK "Memoirs" (Escape Music) voto: 60/100

Per Chi Ascolta: Alice Cooper in chiave UK

Negli ultimi vent'anni circa, i Kick, nelle sue diverse incarnazioni, è sempre stata la creatura dei fratelli Mikey e Chris Jones: il primo ne è bassista/cantante e principale compositore, il secondo suona la chitarra e gestisce le parti vocali, oltre ad occuparsi della produzione.
Se la memoria non mi inganna, "Memoirs" dovrebbe essere il quinto album della band inglese, arrivato nove anni dopo "New Horizon" (2004) ed i seguenti tours con Thunder e Magnum che portarono la popolarità dei Kick ad un ottimo livello.
Sebbene il suono sia impregnato del tipico hard rock melodico britannico anni ottanta, non mancano frequenti e pesanti riferimenti all'Alice Cooper degli Eighties che vengono denunciate in particolare dalla seconda canzone, mentre nell'opener "Doesn't Take Much" queste influenze risultano più sfumate a favore di tante tastiere e cori. I primi trenta secondi della successiva "Thrill Seeking Junkie" spianano la strada all'hard rock teatrale che vede nel citato Cooper il principale protagonista. "Radio" pare un'outtake in tono minore dall'album "Poison", e la stessa sorte tocca alla più cattiva "Come Back" e ad altre canzoni del disco.

FATE - If Not For The Devil (2013)

FATE "If Not For The Devil" (Avenue Of Allies) voto: 80/100

Per Chi Ascolta: Hard Rock, Pretty Maids, Europe, Fate

Con la stessa formazione di "Ghosts From The Past" del 2011, i danesi Fate tagliano il traguardo dell'ottavo album in studio a quasi trent'anni dalla loro nascita in seguito allo split dai Mercyful Fate, in seguito a diverbi fra King Diamond e il suo chitarrista Hank Sherman, ma oggi solo il bassista Pete Steiner è rimasto quale originario membro della band.
Nonostante non abbiano mai avuto un successo stratosferico, il nome dei Fate ha sempre avuto un suo richiamo fra i fans dell'hard rock melodico e le aspettative ad ogni loro uscita sono alte. Ebbene, "INFTD" è una raccolta di brani che non delude, anche se inevitabilmente lo stile e lo spirito sono ben diversi da quelli che animavano "A Matter Of Attitude" (1986) ad esempio, tanto che già da tempo si sono levate voci a chiedere con insistenza un cambio di nome, ma tant'è!
La partenza a razzo con "Reaping" ci mostra una band tonica e viva che non lesina sulla pesantezza delle chitarre e sul ritmo, con un hammond ad irrobustire il suono ed un Dagfin Joensen (dalle isole Faroer) a pilotare con fare sicuro le vocals, quindi ecco arrivare la più cadenzata ed ariosa titletrack che non risparmia comunque energie. Entrambi i brani evocano lontani echi dei Pretty Maids e ciò non è un male. I Fate si mettono ad e l'hair metal americano con "Bridges Are Burning", accattivante e potente come la scuola di fine anni ottanta richiedeva, ma con le vivaci e più orecchiabili "Feel Like Making Love" e "Gambler" si possono godere momenti dei primi Fate mescolati ai White Lion di Mike Tramp, guarda caso danese anche lui.

REVOLUTION ROAD - Revolution Road (2013)

REVOLUTION ROAD "Revolution Road" (Avenue Of Allies) voto: 85/100

Per Chi Ascolta: Hard Rock Melodico di classe

La nascita del progetto Revolution Road si deve ad una conversazione fra Gregor Klee (boss della AOA) e Alessandro Del Vecchio circa alcuni dei loro cantanti favoriti che da un pò di tempo erano assenti dalle scene, ed ecco così spuntare il nome di Stefan Berggren (Snakes In Paradise, Company Of Snake) il quale, contattato dallo stesso Del Vecchio, si mostrò interessato al progetto che vede partecipi anche Paul Logue (bs - Eden's Curse, Lavalle), Franceso Jovino (UDO, Sapphire Eyes, Hardline, etc), Carmine Martone (ch - Charming Grace) e Francesco Marras (ch).
Fra le dieci canzoni del cd appaiono anche alcuni brani mai utilizzati dagli Snakes In Paradise, ma la maggior parte del repertorio è stato composto fra l'autunno 2011 e l'inverno 2012 con l'apporto dell'onnipresente Del Vecchio. La selezione finale del materiale, ad ogni modo, è stata fatta da Gregor in persona ed oggi siamo qua ad ascoltare un gran bel disco ottimamente prodotto da Alessandro Del Vecchio che conferisce ai brani calore e profondità, con un ottimo bilanciamento dei suoni.

ROADFEVER - Wolf Pack (2013)

ROADFEVER "Wolf Pack" (Avenue Of Allies) voto: 70/100

Per Chi Ascolta: Heavy Rock con venature Southern Rock, il tutto anni '80

Nati nel 2005 su iniziativa della cantante Stevie 'Manou' Pike (ex State Of Mind), gli svizzeri Roadfever negli anni hanno conquistato una loro reputazione suonando dal vivo anche aprendo per bands quali Blackfoot, Scorpions, Trust, Uli John Roth, Pretty Maids, Rhino Bucket, Eric Singer Project, Little Caesar ed altri. Ciò ha permesso al quartetto di pubblicare un primo album ("Wheels Of Fire") nel 2009 ed un dvd live "Live In Geneva" (2010), entrambi in forma indipendente, per approdare quindi al contratto con l'attiva Avenue Of Allies.
Se Stevie ha scritto i testi e le parti vocali, le musiche sono state stese dal chitarrista David Pariat (ex Sideburn) che si è occupato efficacemente anche della produzione (non potevano assumerlo anche i Boston invece di pubblicare il loro ultimo album accompagnato da un suono indegno della loro gloriosa storia? Ah già, dimenticavo che vi sono soloni infallibili... chiudo qua!), mentre la band è completata da Jessie Be (bs) e Pascal Bavaud (bt - State Of Mind, The Persuaders).

lunedì 2 dicembre 2013

SAXON - Unplugged And Strung Up (2013)

SAXON "Unplugged And Strung Up" (UDR / Warner) voto: 80/100

Per Chi Ascolta: Heavy Metal, Saxon

Tendenzialmente sono diffidente dinanzi a compilation/unplugged/etc, specie quando l'artista in questione ha già pubblicato alcune di queste opere nel corso della sua carriera, ma in questo caso ammetto l'errore di 'prevenzione' poichè Biff Byford (vc), Paul Quinn (ch), Nigel Glockler (bt), Nibbs Carter (bs) e Doug Scarratt (ch) hanno scelto quattordici brani della loro lunga carriera e li hanno ri-arrangiati, modificati e ri-registrati (anche con l'ausilio di un'orchestra) e data nuova vita, conferendo così al presente cd una sua buona ragione di esistenza autonoma e di acquisto anche per i fans che già possiedono i lavori dei Saxon.
La presenza di Andy Sneap (Megadeth, Accept, etc) nelle fasi di registrazione, mixaggio e masterizzazione garantisce un'eccellente resa sonora qualunque sia l'aspetto musicale toccato dalla band che, a dispetto del titolo, presenta solo quattro canzoni in chiave acustica, ovvero "Frozen Rainbow", "Iron Wheels" (catturata dal vivo), "Requiem" e "Coming Home".

giovedì 14 novembre 2013

THUNDER TRIBE - War Chant (2013)

THUNDER TRIBE "War Chant" (Nightmare Records) voto: 90/100

Per Chi Ascolta: Heavy Metal Americano con diversi innesti

Il cantante Michael Duncan è un musicista impegnato poichè già vocalist dei Pownd, è stato impiegato dagli Shatter Messiah nel loro recente "Hail The New Cross" ed ora, insieme ai chitarristi Ronnie Duncan e Rick Sargent degli stessi Pownd, oltre alla sezione ritmica ben presidiata da Tom Dawson (bs) e Chad Osborne (bt), ha messo su i Thunder Tribe che debuttano per la Nightmare Records.
L'heavy metal possente e tradizionale della band americana tiene subito fede al titolo dell'album sin da "More Wicked Than Not", vero e proprio metal da combattimento, rutilante e tambureggiante, con inaspettati passaggi derivati dal prog rock anni settanta sottolineati dalla precisa coordinazione basso/batteria ed arricchito da lunghi e spettacolari assoli di chitarra. I sei minuti di "Part Of The Black" mettono in mostra la capacità della band di rendere in musica i propri stati d'animo, alternando momenti più cadenzati e lineari ad altri più ritmati e ricercati, con cascate di metallo fuso pronte ad essere eruttate dagli instancabili Ronnie e Rick, mentre Michael sfodera varie sfumature della propria virile voce.

mercoledì 13 novembre 2013

MAD MAX - Interceptor (2013)

MAD MAX "Interceptor" (SPV / Steamhammer) voto: 70/100

Per Chi Ascolta: Mad Max, Scorpions, Dokken, Hard Rock europeo

Anche per i Mad Max l'anno 2013 celebra il trentennale di attività discografica, tanti gli anni trascorsi da quel "Rollin' Thunder" che vedeva nella line-up solo due quinti della formazione originale, ovvero il chitarrista Jürgen Breforth ed il cantante Michael Voss (Casanova, Biss, Demon Drive, Silver, Voice Of Rock, etc), affiancati da Roland Bergmann (bs - nei Mad Max dal 1985) e Axel Kruse (bt - già su "Another Night Of Passion" del 2012).
Dieci le canzoni che rientrano nel canonico hard rock germanico anni ottanta, sorretti da un potente suono e da un songwriting che non sempre colpisce al primo ascolto e necessita di qualche ascolto in più.
Il tempo medio "Save Me" ha il tipico flavour strumentale degli Scorpions (fra "Blackout" e "Love At First Sting") ammantato dal melodico cantato di Voss, ma si perde in un refrain non particolarmente brillante, ed neppure la seguente "Godzilla", pur se più veloce e corposa, riesce a convincere appieno sembrando un collage di discreti riffs senza un qualche filo logico che li leghi fra loro. "Sons Of Anarchy" dà il meglio di sè nella strofa che sa molto di Dokken mentre ancora una volta manca un ritornello adeguato e capace di trascinare l'intera canzone. Forti echi di Def Leppard emergono nella orecchiabile "Rock All Your Life", simpatica e ruffiana nei suoi stereotipi alla Elliot e soci.

martedì 12 novembre 2013

VENGEANCE - Piece Of Cake (2013)

VENGEANCE "Piece Of Cake" (SPV/Steamhammer) voto: 80/100

Per Chi Ascolta: Bonfire, Accept, Fair Warning, Pretty Maids, UDO, VENGEANCE

Gli olandesi Vengeance sono annoverati fra i veterani dell'hard rock/heavy metal europeo, essendo in circolazione dal 1984 e avendo da allora pubblicato undici albums, i primi quattro dei quali (sino all'ottimo "Arabia" del 1989) con Arjen Lucassen alla chitarra. A dispetto della caparbietà, questa band non è mai riuscita ad ottenere l'attenzione ed i riconoscimenti meritati, ma questo "POC" potrebbe dopo tanti anni ribaltare le sorti, grazie anche all'innesto del ventunenne chitarrista Timo Somers, figlio di Jan (membro della band) scomparso per un infarto nel 2011, che conferisce al tradizionale suono dei Vengeance una ventata di sana contemporaneità, oltre a dimostrarsi un bravissimo esecutore.
Il disco parte subito a razzo con "World Arena", puro heavy metal europeo sublimato dalla ruvida ed aspra ugola dell'originale singer Leon Goewie che domina un brano monolitico e trascinante, caratterizzato da un refrain anthemico. "Tears From The Moon" rallenta il passo e discrete tastiere conferiscono profondità ad un brano dai toni drammatici di qualità ben superiore alla miriade di canzoni assimilabili nella stessa categoria, un momento che mi ha ricordato i Lion di Kal Swan nel loro momento migliore. "Raintime" accelera nuovamente il ritmo ed offre godibilissimi frammenti heavy rock melodico su un impianto sonoro distruttivo che mostra il fianco per uno strabordante assolo di Timo, mentre "Sandman" è un malvagio mid-tempo che evoca la magia dei primi Dio con uno screamer over-the-top quale si dimostra Leon e l'ennesimo assolo devastante di chitarra, ma tutto sommato non è fra i momenti migliori.

lunedì 11 novembre 2013

LITA FORD - The Bitch Is Back...Live (2013)

LITA FORD "The Bitch Is Back...Live" (Steamhammer / SPV) voto: 70/100

Per Chi Ascolta: Lita Ford, Hard Rock

Utilizzando il titolo di un brano di Elton John, Lita Ford, al secolo Carmelita Rossanna Ford, pubblica lo show registrato al Canyon Club di Agoura Hills (California) il 5 ottobre 2012 nel corso del Living Like A Runaway World Tour organizzato per promuovere il suo buon rientro sulle scene con l'album "Living Like A Runaway", album che riabilitava la bionda performer dopo il deludente e inconcludente "Wicked Wonderland" (2009), nessun estratto dal quale è qua riprodotto.
L'atmosfera live è stata catturata efficacemente nelle dodici canzoni presenti nel cd che, con la sua ora scarsa di durata, rappresenta evidentemente un estratto della serata e chissà che non si possa presto godere anche della versione video/DVD dell'intero concerto (sempre che sia stato registrato). Gli strumenti e le voci si distinguono, la batteria ha un tipico suono da palco, quindi... partiamo subito!

martedì 5 novembre 2013

STARSHIP - Loveless Fascination (2013)

STARSHIP "Loveless Fascination" (Loud & Proud) voto: 85/100

Per Chi Ascolta: AOR

Nati nel 1974 come Jefferson Starship dallo scioglimento dei Jefferson Airplane e dal 1985 noti semplicemente col nome attuale, gli americani Starship rappresentano uno delle più note realtà del panorama AOR degli anni ottanta con noti hit singles come "We Built This City", "Jane", "Nothing's Gonna Stop Us Now" e "Sara", e milioni di copie dei loro albums venduti in tutto il mondo. Dopo "Love Among The Cannibals" (1989) la band si è sciolta e solo quest'anno torna in pista annoverando fra le fila il bravissimo cantante Mickey Thomas il quale, con l'assistenza di Jeff Pilson (Dokken, Foreigner), ha preparato dieci canzoni che rendono imperdibile il ritorno sulle scene degli Starship.
Insieme a John Roth (ch), Jeff Adams (bs), Darrell Verduso (bt), Stephanie Calvert (vc) e Phil Bennett (tast), Mickey riesce a far suonare classico eppur attuale il suono che ha portato così in alto nelle classifiche il nome della band e basta far partire il cd con "It's Not The Same As Love" per accogersi della determinazione della band, un brano deciso, dal ritmo secco e abbondante di melodie, e qua Pilson potrebbe aver giocato un ruolo fondamentale nel fornire un'atmosfera simil-Foreigner sulle quali aleggia il trademark degli Starship. "How Do You Sleep" e "Loveless Fascination" attualizzano il radiofonico AOR anni ottanta e poichè la classe non è acqua, si sente la mano esperta degli autori e degli esecutori in questi due episodi di buon livello melodico. Il lento romantico "What Did I Ever Do" e "Where Did We Go Wrong?" profumano di romanticismo anni '80 e, stranamente, la prima anche un pò degli Aerosmith più sdolcinati, mentre "Technicolour Black And White" è un rocker deciso e fiero con ammiccamenti blues ai Bad Company del periodo "Holy Water", una gran bella canzone rinfrancante!
"You Never Know" e "You Deny Me" si muovono agili e aggraziate fra AOR e rock, leggere e frizzanti come devono suonare quei motivi il cui principale motivo di esistere è quello di intrattenere con grazia e classe. "Nothin' Can Keep Me From You" vede Mickey duettare con Stephanie, un romantico ed appassionato appello all'amore fra due persone che vi consiglio di tenere a portata d'uso nei vostri frangenti più intimi.
Peccato che sia la piccola Loud & Proud a tenere a battesimo questo disco che merita ben altra esposizione e riscontri, ma chissà che il pubblico non torni ad innamorarsi degli Starship e la prossima mossa venga patrocinata da una major. Voi, intanto, fateci più di un pensierino.


ABe

Massima Allerta: It's Not The Same As Love, Technicolour Black And White, Nothin' Can Keep Me From You
Pelo Nell'Uovo: i brani più rockeggianti sono in minoranza rispetto a quelli più delicati e lenti

AYREON - The Theory Of Everything (2013)

AYREON "The Theory Of Everything" (InsideOut Music) voto: 95/100

Per Chi Ascolta: Ayreon

Chi pensava che con "01011001" la storia degli Ayeron fosse giunta alla sua conclusione si deve ricredere ed ecco il poliedrico Lucassen alle prese con un nuovo capitolo basato su una storia umana inserita in un contesto scientifico. Il cast di cantanti questa volta è formato da sette interpreti, ciascuno dei quali ha il suo ruolo nella storia e sono JB (Grand Magus) come l'Insegnante, Christina Scabbia (Lacuna Coil) è la Madre, Michael Mills (Toehider) il Padre, Tommy Karevik (Kamelot) il Prodigio, Marco Hietala (Nightwish) il Rivale, John Wetton (Asia, King Crimson) lo Psichiatra e Sara Squadrani (Ancient Bards) la Ragazza. Fra i musicisti coinvolti figurano Arjen Anthony Lucassen (tutti gli strumenti, voce), Ben Mathot (violino), Ed Warby (bt), tre meravigliosi tastieristi quali Keith Emerson, Rick Wakeman e Jordan Rudess, Steve Hackett alla chitarra.

LESLIE WEST - Still Climbing (2013)

LESLIE WEST "Still Climbing" (Provogue Records) voto: 85/100

Per Chi Ascolta: Leslie West, Mountain, Hard Rock, Blues

Quanti di voi erano già nati quando Leslie West nel 1969 partecipava coi Mountain al festival di Woodstock? Oggi, a 68 anni e dopo una carriera con band e da solo, dopo aver subito l'amputazione d'urgenza della gamba destra causa diabete, Leslie urla al mondo di non aver ancora voglia di ritirarsi dalle scene e ci delizia con dodici canzoni marchiate a fuoco dalla sua chitarra e dal suo ruvido ed indomito timbro vocale.
"Dyin' Since The Day I Was Born" è una partenza bruciante con un testo cinico quanto impossibile da contraddire, e West lascia che la sua chitarra erutti un massiccio hard rock blues che trascina come una mandria di bufali, lasciando spazio all'ospite Mark Tremonti (ch - Alter Bridge), seguendo un modello già utilizzato per il precedente "Unusual Suspects" pubblicato pochi giorni prima l'intervento chirurgico. "Busted, Disgusted Or Dead" è un torrido blues sul quale possiamo udire anche la chitarra di Johnny Winter per una collaborazione entusiasmante e bollente.

KINGDRAGON - Hide The Sun (2013)

KINGDRAGON "Hide The Sun" (Retrospect Records) voto: 75/100

Per Chi Ascolta: Hard Rock melodico

Attivi nella scena rock greca sin dal 2006, i Kingdragon nacquero su iniziativa del cantante/tastierista George Aspiotis (Spitfire, Nightfall, Raw Silk) e possono vantarsi di aver aperto concerti di bands del calibro di House Of Lords, Gotthard e Firehouse, oltre a "Fire In The Sky", un ep di quattro brani registrato e pubblicato nel 2008. Lo scorso giugno il quartetto ha firmato per la Retrospect Records ed oggi esordisce col suo primo full-lenght album di dodici canzoni registrate sia in analogico (per la versione in vinile) che in digitale ed esibisce il proprio hard rock melodico che si rifà nei toni e nelle melodie ai grandi gruppi degli anni ottanta uscendone piuttosto bene.

venerdì 25 ottobre 2013

DAVID REECE - Compromise (2013)

DAVID REECE "Compromise" (AOR Heaven) voto: 70/100

Per Chi Ascolta: Heavy Rock

Il nome di David Reece è ben noto alla stragrande maggioranza di voi, avendo egli prestato la propria ugola ad Accept, Bangalore Choir, Sacred Child, Sircle Of Silence e Stream, prendendosi poi una pausa per disintossicarsi dalle delusioni del music biz e dedicarsi ad altri suoi progetti. Nel 2008 torna sulle scene con "Another World" insieme ai Gypsy Rose, esordendo da solista l'anno successivo con "Universal Language", per essere quindi parte nel 2010 alla rinascita dei Bangalore Choice e al loro nuovo cd "Cadence". Nel 2011 unisce le proprie forze a Martin Kronlund (Gypsy Rose) e pubblica un album intitolato semplicemente "Reece Kronlund" e l'anno scorso rieccolo in studio per il terzo album dei Bangalore Choir intitolato "Metaphor" e "Identity Crisis" dei Tango Down. A fine ottobre del 2013 esce la seconda prova solista di David che lo vede aiutato da Ronnie Parkes (bs - 7 Witches), Jack Frost (ch - 7 Witches, Savatage, Metalium), Paul Morris (tast - Rainbow, Doro, Jurgen Blackmore) e i special guests guitarists Christian Tolle e Andy Susemihl, col missaggio affidato a Joey Vera (Armoured Saint) e Martin Kronlund.

SWEDISH HITZ GOES METAL - Swedish Hitz Goes Metal Vol. 2 (2013)

SWEDISH HITZ GOES METAL "Swedish Hitz Goes Metal Vol. 2" (Liljegren Records/Doolittle Group) voto: 60/100

Per Chi Ascolta: Metal covers di successi in Svezia

La mente dietro il progetto Swedish Hitz Goes Metal è Tommy ReinXeed (ReinXeed, Golden Resurrection) la cui idea di per sè non è particolarmente innovativa, ovvero quella di trasporre noti hits di altri artisti in un diverso genere che in questo caso si tratta di un tirato heavy/power metal. Il primo volume, pubblicato nel 2011, aveva il focus su Abba, Roxette ed Ace Of Base ed ottenne buoni riscontri in Svezia ed in Giappone, così si è ovviamente cercato di battere il ferro caldo e rilasciare un secondo volume nel quale, oltre ai soliti ed inevitabili Abba tributati nei 7/12 dei brani, vengono ripresi brani che hanno avuto successo in Svezia di Robyn, Da Buzz, Meja, Loreen e The Cardigans.
Non avendo ascoltato il primo volume, non posso fare confronti con esso, comunque penso di poter affermare con serenità che i risultati non si discostano da tante altre esperienze fatte in passato da altri artisti, quindi risultati alterni con momenti divertenti alternati ad altri più irritanti, in particolare quando le canzoni scelte non sono fra le più adatte ad essere rivestite da una patina hard rock/heavy metal ("All Bout The Money", "Don't Stop The Music") o quando il trattamento avviene con metodi errati ("One Of Us", "Take A Chance On Me", "Tiger").

mercoledì 23 ottobre 2013

TRAGIK - Hunger (2013)

TRAGIK "Hunger" (Phil Vincent) voto: 80/100

Per Chi Ascolta: Melodic Hard Rock

Come anticipato in occasione della recensione dei Legion, eccomi ad occuparmi del nuovissimo album dei Tragik, ennesimo progetto portato avanti dall'americano Phil Vincent che in questa sua creatura si occupa di voce, chitarre, tastiere e basso, con l'aiuto di Damian D’Ercole (ch - D'Ercole), Dirk Phillips (bt) e degli ospiti chitarristi Vince O'Regan (Legion), David Zychek e William Roux.
"Giving Up" è una grintosa opener con un refrain piuttosto catchy e lunghi assoli di chitarra (O'Regan) che si estrinseca in un songwriting vecchia scuola, ma con un piglio più modern ed il risultato è molto coinvolgente. Non fatevi ingannare dalle tastiere simil-pop che introducono "Don't Say A Word", perchè il corpo è costituito da un sano e tradizionale hard rock melodico che esplode in un virile ritornello. L'uptempo "Look At Yourself" inserisce nel contesto melodic hard rock un certo tasso pomp/progressive rock (merito in particolare delle tastiere) che rende più ampio lo spettro sonoro cui Phil si rivolge per spiegare il proprio talento compositivo.