AOR "The Secrets Of LA" (AOR Heaven) voto: 65/100
Per Chi Ascolta: AOR duro ed energico
"The Secrets Of LA" è il dodicesimo capitolo (compilation esclusa) e vede, come al solito, un nutrito stuolo di ospiti che aiutano Slama nel realizzare le proprie idee musicali espresse attraverso dieci brani. Fra i nomi coinvolti si possono citare Tommy Denander (Radioactive, Paul Stanley, Alice Cooper), Fergie Frederiksen (Toto), Jeff Scott Soto (Talisman), Bill Champlin (Chicago), Jim Jidhed & Ken Sandin (Alien), Mikael Erlandsson (Last Autumn's Dream), Bob Harris (Axe), Göran Edman (Yngwie Malmsteen), Robin Beck, Tamara Champlin, Dane Donohue e Alessandro Del Vecchio (Lionville, Hardline).
Ammetto che le ultimissime uscite degli AOR non mi avevano entusiasmato più di tanto, avendole trovate poco ispirate, e sebbene il songwiting continui ad essere derivativo al 100%, in questo disco colgo alcuni brani davvero intriganti e coinvolgenti, cui, purtroppo, ne seguono altri di livello nettamente inferiore. Da notare che 4 brani sono già apparsi sull'album "Jade Hearts" delle Chasing Violets, qui ripresi con altri cantanti.
ONLY FROM ITALIAN INTO ENGLISH. please
lunedì 9 dicembre 2013
mercoledì 4 dicembre 2013
DOGFACE - Back On The Streets (2013)

Per Chi Ascolta: Hard Rock Europeo
Ricordo quando nell'anno 2000 recensii l'esordio "Unleashed" degli svedesi Dogface, creatura di Mats Leven (vc - Malmsteen, Lion's Share, Swedish Erotica, Treat, The Poodles, Candlemass, etc) e Martin Kronlund (ch - Love Under Cover, Gypsy Rose, Overland, White Wolf, etc) che rilasciò undici brani tosti tosti, facendo uscire due anni dopo "In Control", un buon seguito anche se non all'altezza del predecessore.
Undici anni dopo il duo si ritrova e fa uscire "BOTS", sempre all'insegna di un solido e tradizionale hard rock europeo, ben suonato ed orchestrato, con i potenti soffi dell'Hammond suonato da Dan Helgesson che riempiono ed irrobustiscono le canzoni sulle quali Leven si muove da consumato performer e mostra un'ugola sempre graffiante ed espressiva.
BLOODGOOD - Dangerously Close (2013)

Per Chi Ascolta: White Metal, Hard Rock melodico americano
Negli anni ottanta i Bloodgood erano inseriti fra i più noti esponenti del Christian Metal al fianco di Stryper, Petra e Whitecross, col debut album del 1986 acclamato come una delle migliori release in questo campo grazie ad un cantante dalla voce ruvida e potente (Les Carlson), un bassista che si occupava dei testi (Michael Bloodgood), un chitarrista che esplorava sonorità che all'epoca forse solo i Queensryche osavano proporre (David Zaffiro), un batterista che teneva il passo di canzoni in bilico fra NWoBHM al limite dello speed metal (J.T. Taylor). I passi successivi ("Detonation" del 1987 e "Out Of The Darkness" del 1989) vedeva l'innesto di Mark Welling al posto di Taylor ed il risultato complessivo era ancor migliore consolidando la fama della band. L'abbandono di Zaffiro comportò anche un cambio di direzione musicale che venne concretizzato con "All Stand Together" del 1991 che vedeva Paul Jackson (Dakota, Pages, Think Out Loud) alla chitarra e David Huff (Giant, White Heart, John Schlitt, etc) alla batteria oltre all'innesto del tastierista Tim Heintz. L'album proponeva un melodic hard rock che spiazzò diversi fans e fu l'ultimo lavoro in studio sino al presente "Dangerously Close" arrivato (per me) a sorpresa.
martedì 3 dicembre 2013
IAN JAMES STEWART - Junk DNA (2013)
IAN JAMES STEWART "Junk DNA" (Dangerous Dog) voto: 85/100
Per Chi Ascolta: Soft Rock, Jazz, Pop
Il nome di Ian James Stewart non risulterà sconosciuto a diversi di voi, essendo stato parte importante degli scozzesi Strangeways ai quali fornì il proprio apporto come chitarrista.
Ammetto di averlo perso di vista per un pò ed oggi me lo ritrovo con questo album solista che mi ha spiazzato in quanto ha ben poco da spartire col suo passato hard rock/AOR, anzi, le tredici canzoni spaziano in vari ambiti musicali, tutti trattati con una maturità pregevole.
L'atmosferica "Phosphorus", ad esempio, è dolce e delicata come sapevano essere i Dire Straits e lo Sting solista, eppure i suoi otto minuti e mezzo non pesano assolutamente e scorrono accarezzando le orecchie e il cuore.
Per Chi Ascolta: Soft Rock, Jazz, Pop
Il nome di Ian James Stewart non risulterà sconosciuto a diversi di voi, essendo stato parte importante degli scozzesi Strangeways ai quali fornì il proprio apporto come chitarrista.
Ammetto di averlo perso di vista per un pò ed oggi me lo ritrovo con questo album solista che mi ha spiazzato in quanto ha ben poco da spartire col suo passato hard rock/AOR, anzi, le tredici canzoni spaziano in vari ambiti musicali, tutti trattati con una maturità pregevole.
L'atmosferica "Phosphorus", ad esempio, è dolce e delicata come sapevano essere i Dire Straits e lo Sting solista, eppure i suoi otto minuti e mezzo non pesano assolutamente e scorrono accarezzando le orecchie e il cuore.
KICK - Memoirs (2013)

Per Chi Ascolta: Alice Cooper in chiave UK
Negli ultimi vent'anni circa, i Kick, nelle sue diverse incarnazioni, è sempre stata la creatura dei fratelli Mikey e Chris Jones: il primo ne è bassista/cantante e principale compositore, il secondo suona la chitarra e gestisce le parti vocali, oltre ad occuparsi della produzione.
Se la memoria non mi inganna, "Memoirs" dovrebbe essere il quinto album della band inglese, arrivato nove anni dopo "New Horizon" (2004) ed i seguenti tours con Thunder e Magnum che portarono la popolarità dei Kick ad un ottimo livello.
Sebbene il suono sia impregnato del tipico hard rock melodico britannico anni ottanta, non mancano frequenti e pesanti riferimenti all'Alice Cooper degli Eighties che vengono denunciate in particolare dalla seconda canzone, mentre nell'opener "Doesn't Take Much" queste influenze risultano più sfumate a favore di tante tastiere e cori. I primi trenta secondi della successiva "Thrill Seeking Junkie" spianano la strada all'hard rock teatrale che vede nel citato Cooper il principale protagonista. "Radio" pare un'outtake in tono minore dall'album "Poison", e la stessa sorte tocca alla più cattiva "Come Back" e ad altre canzoni del disco.
FATE - If Not For The Devil (2013)
Per Chi Ascolta: Hard Rock, Pretty
Maids, Europe, Fate
Con la stessa formazione di "Ghosts
From The Past" del 2011, i danesi Fate tagliano il traguardo
dell'ottavo album in studio a quasi trent'anni dalla loro nascita in
seguito allo split dai Mercyful Fate, in seguito a diverbi fra King
Diamond e il suo chitarrista Hank Sherman, ma oggi solo il bassista
Pete Steiner è rimasto quale originario membro della band.
Nonostante non abbiano mai avuto un
successo stratosferico, il nome dei Fate ha sempre avuto un suo
richiamo fra i fans dell'hard rock melodico e le aspettative ad ogni
loro uscita sono alte. Ebbene, "INFTD" è una raccolta di
brani che non delude, anche se inevitabilmente lo stile e lo spirito
sono ben diversi da quelli che animavano "A Matter Of Attitude"
(1986) ad esempio, tanto che già da tempo si sono levate voci a
chiedere con insistenza un cambio di nome, ma tant'è!
La partenza a razzo con "Reaping"
ci mostra una band tonica e viva che non lesina sulla pesantezza
delle chitarre e sul ritmo, con un hammond ad irrobustire il suono ed
un Dagfin Joensen (dalle isole Faroer) a pilotare con fare sicuro le
vocals, quindi ecco arrivare la più cadenzata ed ariosa titletrack
che non risparmia comunque energie. Entrambi i brani evocano lontani
echi dei Pretty Maids e ciò non è un male. I Fate si mettono ad e
l'hair metal americano con "Bridges Are Burning",
accattivante e potente come la scuola di fine anni ottanta
richiedeva, ma con le vivaci e più orecchiabili "Feel Like
Making Love" e "Gambler" si possono godere momenti dei
primi Fate mescolati ai White Lion di Mike Tramp, guarda caso danese
anche lui.
REVOLUTION ROAD - Revolution Road (2013)

Per Chi Ascolta: Hard Rock Melodico di classe
La nascita del progetto Revolution Road si deve ad una conversazione fra Gregor Klee (boss della AOA) e Alessandro Del Vecchio circa alcuni dei loro cantanti favoriti che da un pò di tempo erano assenti dalle scene, ed ecco così spuntare il nome di Stefan Berggren (Snakes In Paradise, Company Of Snake) il quale, contattato dallo stesso Del Vecchio, si mostrò interessato al progetto che vede partecipi anche Paul Logue (bs - Eden's Curse, Lavalle), Franceso Jovino (UDO, Sapphire Eyes, Hardline, etc), Carmine Martone (ch - Charming Grace) e Francesco Marras (ch).
Fra le dieci canzoni del cd appaiono anche alcuni brani mai utilizzati dagli Snakes In Paradise, ma la maggior parte del repertorio è stato composto fra l'autunno 2011 e l'inverno 2012 con l'apporto dell'onnipresente Del Vecchio. La selezione finale del materiale, ad ogni modo, è stata fatta da Gregor in persona ed oggi siamo qua ad ascoltare un gran bel disco ottimamente prodotto da Alessandro Del Vecchio che conferisce ai brani calore e profondità, con un ottimo bilanciamento dei suoni.
ROADFEVER - Wolf Pack (2013)

Per Chi Ascolta: Heavy Rock con venature Southern Rock, il tutto anni '80
Nati nel 2005 su iniziativa della cantante Stevie 'Manou' Pike (ex State Of Mind), gli svizzeri Roadfever negli anni hanno conquistato una loro reputazione suonando dal vivo anche aprendo per bands quali Blackfoot, Scorpions, Trust, Uli John Roth, Pretty Maids, Rhino Bucket, Eric Singer Project, Little Caesar ed altri. Ciò ha permesso al quartetto di pubblicare un primo album ("Wheels Of Fire") nel 2009 ed un dvd live "Live In Geneva" (2010), entrambi in forma indipendente, per approdare quindi al contratto con l'attiva Avenue Of Allies.
Se Stevie ha scritto i testi e le parti vocali, le musiche sono state stese dal chitarrista David Pariat (ex Sideburn) che si è occupato efficacemente anche della produzione (non potevano assumerlo anche i Boston invece di pubblicare il loro ultimo album accompagnato da un suono indegno della loro gloriosa storia? Ah già, dimenticavo che vi sono soloni infallibili... chiudo qua!), mentre la band è completata da Jessie Be (bs) e Pascal Bavaud (bt - State Of Mind, The Persuaders).
lunedì 2 dicembre 2013
SAXON - Unplugged And Strung Up (2013)
Per Chi Ascolta: Heavy Metal, Saxon
Tendenzialmente sono diffidente dinanzi
a compilation/unplugged/etc, specie quando l'artista in questione ha
già pubblicato alcune di queste opere nel corso della sua carriera,
ma in questo caso ammetto l'errore di 'prevenzione' poichè Biff
Byford (vc), Paul Quinn (ch), Nigel Glockler (bt), Nibbs Carter (bs)
e Doug Scarratt (ch) hanno scelto quattordici brani della loro lunga
carriera e li hanno ri-arrangiati, modificati e ri-registrati (anche
con l'ausilio di un'orchestra) e data nuova vita, conferendo così al
presente cd una sua buona ragione di esistenza autonoma e di acquisto
anche per i fans che già possiedono i lavori dei Saxon.
La presenza di Andy Sneap (Megadeth,
Accept, etc) nelle fasi di registrazione, mixaggio e masterizzazione
garantisce un'eccellente resa sonora qualunque sia l'aspetto musicale
toccato dalla band che, a dispetto del titolo, presenta solo quattro
canzoni in chiave acustica, ovvero "Frozen Rainbow", "Iron
Wheels" (catturata dal vivo), "Requiem" e "Coming
Home".
giovedì 14 novembre 2013
THUNDER TRIBE - War Chant (2013)
THUNDER TRIBE "War Chant" (Nightmare Records) voto: 90/100
Per Chi Ascolta: Heavy Metal Americano con diversi innesti
Il cantante Michael Duncan è un musicista impegnato poichè già vocalist dei Pownd, è stato impiegato dagli Shatter Messiah nel loro recente "Hail The New Cross" ed ora, insieme ai chitarristi Ronnie Duncan e Rick Sargent degli stessi Pownd, oltre alla sezione ritmica ben presidiata da Tom Dawson (bs) e Chad Osborne (bt), ha messo su i Thunder Tribe che debuttano per la Nightmare Records.
L'heavy metal possente e tradizionale della band americana tiene subito fede al titolo dell'album sin da "More Wicked Than Not", vero e proprio metal da combattimento, rutilante e tambureggiante, con inaspettati passaggi derivati dal prog rock anni settanta sottolineati dalla precisa coordinazione basso/batteria ed arricchito da lunghi e spettacolari assoli di chitarra. I sei minuti di "Part Of The Black" mettono in mostra la capacità della band di rendere in musica i propri stati d'animo, alternando momenti più cadenzati e lineari ad altri più ritmati e ricercati, con cascate di metallo fuso pronte ad essere eruttate dagli instancabili Ronnie e Rick, mentre Michael sfodera varie sfumature della propria virile voce.
Per Chi Ascolta: Heavy Metal Americano con diversi innesti
Il cantante Michael Duncan è un musicista impegnato poichè già vocalist dei Pownd, è stato impiegato dagli Shatter Messiah nel loro recente "Hail The New Cross" ed ora, insieme ai chitarristi Ronnie Duncan e Rick Sargent degli stessi Pownd, oltre alla sezione ritmica ben presidiata da Tom Dawson (bs) e Chad Osborne (bt), ha messo su i Thunder Tribe che debuttano per la Nightmare Records.
L'heavy metal possente e tradizionale della band americana tiene subito fede al titolo dell'album sin da "More Wicked Than Not", vero e proprio metal da combattimento, rutilante e tambureggiante, con inaspettati passaggi derivati dal prog rock anni settanta sottolineati dalla precisa coordinazione basso/batteria ed arricchito da lunghi e spettacolari assoli di chitarra. I sei minuti di "Part Of The Black" mettono in mostra la capacità della band di rendere in musica i propri stati d'animo, alternando momenti più cadenzati e lineari ad altri più ritmati e ricercati, con cascate di metallo fuso pronte ad essere eruttate dagli instancabili Ronnie e Rick, mentre Michael sfodera varie sfumature della propria virile voce.
mercoledì 13 novembre 2013
MAD MAX - Interceptor (2013)
Per Chi Ascolta: Mad Max, Scorpions,
Dokken, Hard Rock europeo
Anche per i Mad Max l'anno 2013 celebra
il trentennale di attività discografica, tanti gli anni trascorsi da
quel "Rollin' Thunder" che vedeva nella line-up solo due
quinti della formazione originale, ovvero il chitarrista Jürgen
Breforth ed il cantante Michael Voss (Casanova, Biss, Demon Drive,
Silver, Voice Of Rock, etc), affiancati da Roland Bergmann (bs - nei
Mad Max dal 1985) e Axel Kruse (bt - già su "Another Night Of
Passion" del 2012).
Dieci le canzoni che rientrano nel
canonico hard rock germanico anni ottanta, sorretti da un potente
suono e da un songwriting che non sempre colpisce al primo ascolto e
necessita di qualche ascolto in più.
Il tempo medio "Save Me" ha
il tipico flavour strumentale degli Scorpions (fra "Blackout"
e "Love At First Sting") ammantato dal melodico cantato di
Voss, ma si perde in un refrain non particolarmente brillante, ed
neppure la seguente "Godzilla", pur se più veloce e
corposa, riesce a convincere appieno sembrando un collage di discreti
riffs senza un qualche filo logico che li leghi fra loro. "Sons
Of Anarchy" dà il meglio di sè nella strofa che sa molto di
Dokken mentre ancora una volta manca un ritornello adeguato e capace
di trascinare l'intera canzone. Forti echi di Def Leppard emergono
nella orecchiabile "Rock All Your Life", simpatica e
ruffiana nei suoi stereotipi alla Elliot e soci.
martedì 12 novembre 2013
VENGEANCE - Piece Of Cake (2013)
Per Chi Ascolta: Bonfire, Accept, Fair
Warning, Pretty Maids, UDO, VENGEANCE
Gli olandesi Vengeance sono annoverati
fra i veterani dell'hard rock/heavy metal europeo, essendo in
circolazione dal 1984 e avendo da allora pubblicato undici albums, i
primi quattro dei quali (sino all'ottimo "Arabia" del 1989)
con Arjen Lucassen alla chitarra. A dispetto della caparbietà,
questa band non è mai riuscita ad ottenere l'attenzione ed i
riconoscimenti meritati, ma questo "POC" potrebbe dopo
tanti anni ribaltare le sorti, grazie anche all'innesto del
ventunenne chitarrista Timo Somers, figlio di Jan (membro della band)
scomparso per un infarto nel 2011, che conferisce al tradizionale
suono dei Vengeance una ventata di sana contemporaneità, oltre a
dimostrarsi un bravissimo esecutore.
Il disco parte subito a razzo con
"World Arena", puro heavy metal europeo sublimato dalla
ruvida ed aspra ugola dell'originale singer Leon Goewie che domina un
brano monolitico e trascinante, caratterizzato da un refrain
anthemico. "Tears From The Moon" rallenta il passo e
discrete tastiere conferiscono profondità ad un brano dai toni
drammatici di qualità ben superiore alla miriade di canzoni
assimilabili nella stessa categoria, un momento che mi ha ricordato i
Lion di Kal Swan nel loro momento migliore. "Raintime"
accelera nuovamente il ritmo ed offre godibilissimi frammenti heavy
rock melodico su un impianto sonoro distruttivo che mostra il fianco
per uno strabordante assolo di Timo, mentre "Sandman" è un
malvagio mid-tempo che evoca la magia dei primi Dio con uno screamer
over-the-top quale si dimostra Leon e l'ennesimo assolo devastante di
chitarra, ma tutto sommato non è fra i momenti migliori.
lunedì 11 novembre 2013
LITA FORD - The Bitch Is Back...Live (2013)
Per Chi Ascolta: Lita Ford, Hard Rock
Utilizzando il titolo di un brano di
Elton John, Lita Ford, al secolo Carmelita Rossanna Ford, pubblica lo
show registrato al Canyon Club di Agoura Hills (California) il 5
ottobre 2012 nel corso del Living Like A Runaway World Tour
organizzato per promuovere il suo buon rientro sulle scene con
l'album "Living Like A Runaway", album che riabilitava la
bionda performer dopo il deludente e inconcludente "Wicked
Wonderland" (2009), nessun estratto dal quale è qua riprodotto.
L'atmosfera live è stata catturata
efficacemente nelle dodici canzoni presenti nel cd che, con la sua
ora scarsa di durata, rappresenta evidentemente un estratto della
serata e chissà che non si possa presto godere anche della versione
video/DVD dell'intero concerto (sempre che sia stato registrato). Gli
strumenti e le voci si distinguono, la batteria ha un tipico suono da
palco, quindi... partiamo subito!
martedì 5 novembre 2013
STARSHIP - Loveless Fascination (2013)
Per Chi Ascolta: AOR
Nati nel 1974 come Jefferson Starship
dallo scioglimento dei Jefferson Airplane e dal 1985 noti
semplicemente col nome attuale, gli americani Starship rappresentano
uno delle più note realtà del panorama AOR degli anni ottanta con
noti hit singles come "We Built This City", "Jane",
"Nothing's Gonna Stop Us Now" e "Sara", e milioni
di copie dei loro albums venduti in tutto il mondo. Dopo "Love
Among The Cannibals" (1989) la band si è sciolta e solo
quest'anno torna in pista annoverando fra le fila il bravissimo
cantante Mickey Thomas il quale, con l'assistenza di Jeff Pilson
(Dokken, Foreigner), ha preparato dieci canzoni che rendono
imperdibile il ritorno sulle scene degli Starship.
Insieme a John Roth (ch), Jeff Adams
(bs), Darrell Verduso (bt), Stephanie Calvert (vc) e Phil Bennett
(tast), Mickey riesce a far suonare classico eppur attuale il suono
che ha portato così in alto nelle classifiche il nome della band e
basta far partire il cd con "It's Not The Same As Love" per
accogersi della determinazione della band, un brano deciso, dal ritmo
secco e abbondante di melodie, e qua Pilson potrebbe aver giocato un
ruolo fondamentale nel fornire un'atmosfera simil-Foreigner sulle
quali aleggia il trademark degli Starship. "How Do You Sleep"
e "Loveless Fascination" attualizzano il radiofonico AOR
anni ottanta e poichè la classe non è acqua, si sente la mano
esperta degli autori e degli esecutori in questi due episodi di buon
livello melodico. Il lento romantico "What Did I Ever Do" e
"Where Did We Go Wrong?" profumano di romanticismo anni '80
e, stranamente, la prima anche un pò degli Aerosmith più
sdolcinati, mentre "Technicolour Black And White" è un
rocker deciso e fiero con ammiccamenti blues ai Bad Company del
periodo "Holy Water", una gran bella canzone rinfrancante!
"You Never Know" e "You
Deny Me" si muovono agili e aggraziate fra AOR e rock, leggere e
frizzanti come devono suonare quei motivi il cui principale motivo di
esistere è quello di intrattenere con grazia e classe. "Nothin'
Can Keep Me From You" vede Mickey duettare con Stephanie, un
romantico ed appassionato appello all'amore fra due persone che vi
consiglio di tenere a portata d'uso nei vostri frangenti più intimi.
Peccato che sia la piccola Loud &
Proud a tenere a battesimo questo disco che merita ben altra
esposizione e riscontri, ma chissà che il pubblico non torni ad
innamorarsi degli Starship e la prossima mossa venga patrocinata da
una major. Voi, intanto, fateci più di un pensierino.
ABe
Massima Allerta: It's Not The Same As
Love, Technicolour Black And White, Nothin' Can Keep Me From You
Pelo Nell'Uovo: i brani più
rockeggianti sono in minoranza rispetto a quelli più delicati e
lenti
AYREON - The Theory Of Everything (2013)
Per Chi Ascolta: Ayreon
Chi pensava che con "01011001"
la storia degli Ayeron fosse giunta alla sua conclusione si deve
ricredere ed ecco il poliedrico Lucassen alle prese con un nuovo
capitolo basato su una storia umana inserita in un contesto
scientifico. Il cast di cantanti questa volta è formato da sette
interpreti, ciascuno dei quali ha il suo ruolo nella storia e sono JB
(Grand Magus) come l'Insegnante, Christina Scabbia (Lacuna Coil) è
la Madre, Michael Mills (Toehider) il Padre, Tommy Karevik (Kamelot)
il Prodigio, Marco Hietala (Nightwish) il Rivale, John Wetton (Asia,
King Crimson) lo Psichiatra e Sara Squadrani (Ancient Bards) la
Ragazza. Fra i musicisti coinvolti figurano Arjen Anthony Lucassen
(tutti gli strumenti, voce), Ben Mathot (violino), Ed Warby (bt), tre
meravigliosi tastieristi quali Keith Emerson, Rick Wakeman e Jordan
Rudess, Steve Hackett alla chitarra.
LESLIE WEST - Still Climbing (2013)
Per Chi Ascolta: Leslie West, Mountain,
Hard Rock, Blues
Quanti di voi erano già nati quando
Leslie West nel 1969 partecipava coi Mountain al festival di
Woodstock? Oggi, a 68 anni e dopo una carriera con band e da solo,
dopo aver subito l'amputazione d'urgenza della gamba destra causa
diabete, Leslie urla al mondo di non aver ancora voglia di ritirarsi
dalle scene e ci delizia con dodici canzoni marchiate a fuoco dalla
sua chitarra e dal suo ruvido ed indomito timbro vocale.
"Dyin' Since The Day I Was Born"
è una partenza bruciante con un testo cinico quanto impossibile da
contraddire, e West lascia che la sua chitarra erutti un massiccio
hard rock blues che trascina come una mandria di bufali, lasciando
spazio all'ospite Mark Tremonti (ch - Alter Bridge), seguendo un
modello già utilizzato per il precedente "Unusual Suspects"
pubblicato pochi giorni prima l'intervento chirurgico. "Busted,
Disgusted Or Dead" è un torrido blues sul quale possiamo udire
anche la chitarra di Johnny Winter per una collaborazione
entusiasmante e bollente.
KINGDRAGON - Hide The Sun (2013)

Per Chi Ascolta: Hard Rock melodico
Attivi nella scena rock greca sin dal 2006, i Kingdragon nacquero su iniziativa del cantante/tastierista George Aspiotis (Spitfire, Nightfall, Raw Silk) e possono vantarsi di aver aperto concerti di bands del calibro di House Of Lords, Gotthard e Firehouse, oltre a "Fire In The Sky", un ep di quattro brani registrato e pubblicato nel 2008. Lo scorso giugno il quartetto ha firmato per la Retrospect Records ed oggi esordisce col suo primo full-lenght album di dodici canzoni registrate sia in analogico (per la versione in vinile) che in digitale ed esibisce il proprio hard rock melodico che si rifà nei toni e nelle melodie ai grandi gruppi degli anni ottanta uscendone piuttosto bene.
venerdì 25 ottobre 2013
DAVID REECE - Compromise (2013)

Per Chi Ascolta: Heavy Rock
Il nome di David Reece è ben noto alla stragrande maggioranza di voi, avendo egli prestato la propria ugola ad Accept, Bangalore Choir, Sacred Child, Sircle Of Silence e Stream, prendendosi poi una pausa per disintossicarsi dalle delusioni del music biz e dedicarsi ad altri suoi progetti. Nel 2008 torna sulle scene con "Another World" insieme ai Gypsy Rose, esordendo da solista l'anno successivo con "Universal Language", per essere quindi parte nel 2010 alla rinascita dei Bangalore Choice e al loro nuovo cd "Cadence". Nel 2011 unisce le proprie forze a Martin Kronlund (Gypsy Rose) e pubblica un album intitolato semplicemente "Reece Kronlund" e l'anno scorso rieccolo in studio per il terzo album dei Bangalore Choir intitolato "Metaphor" e "Identity Crisis" dei Tango Down. A fine ottobre del 2013 esce la seconda prova solista di David che lo vede aiutato da Ronnie Parkes (bs - 7 Witches), Jack Frost (ch - 7 Witches, Savatage, Metalium), Paul Morris (tast - Rainbow, Doro, Jurgen Blackmore) e i special guests guitarists Christian Tolle e Andy Susemihl, col missaggio affidato a Joey Vera (Armoured Saint) e Martin Kronlund.
SWEDISH HITZ GOES METAL - Swedish Hitz Goes Metal Vol. 2 (2013)

Per Chi Ascolta: Metal covers di
successi in Svezia
La mente dietro il progetto Swedish
Hitz Goes Metal è Tommy ReinXeed (ReinXeed, Golden Resurrection) la
cui idea di per sè non è particolarmente innovativa, ovvero quella
di trasporre noti hits di altri artisti in un diverso genere che in
questo caso si tratta di un tirato heavy/power metal. Il primo
volume, pubblicato nel 2011, aveva il focus su Abba, Roxette ed Ace
Of Base ed ottenne buoni riscontri in Svezia ed in Giappone, così si
è ovviamente cercato di battere il ferro caldo e rilasciare un
secondo volume nel quale, oltre ai soliti ed inevitabili Abba
tributati nei 7/12 dei brani, vengono ripresi brani che hanno avuto
successo in Svezia di Robyn, Da Buzz, Meja, Loreen e The Cardigans.
Non avendo ascoltato il primo volume,
non posso fare confronti con esso, comunque penso di poter affermare
con serenità che i risultati non si discostano da tante altre
esperienze fatte in passato da altri artisti, quindi risultati
alterni con momenti divertenti alternati ad altri più irritanti, in
particolare quando le canzoni scelte non sono fra le più adatte ad
essere rivestite da una patina hard rock/heavy metal ("All Bout
The Money", "Don't Stop The Music") o quando il
trattamento avviene con metodi errati ("One Of Us", "Take
A Chance On Me", "Tiger").
mercoledì 23 ottobre 2013
TRAGIK - Hunger (2013)
TRAGIK "Hunger" (Phil Vincent) voto: 80/100
Per Chi Ascolta: Melodic Hard Rock
Come anticipato in occasione della recensione dei Legion, eccomi ad occuparmi del nuovissimo album dei Tragik, ennesimo progetto portato avanti dall'americano Phil Vincent che in questa sua creatura si occupa di voce, chitarre, tastiere e basso, con l'aiuto di Damian D’Ercole (ch - D'Ercole), Dirk Phillips (bt) e degli ospiti chitarristi Vince O'Regan (Legion), David Zychek e William Roux.
"Giving Up" è una grintosa opener con un refrain piuttosto catchy e lunghi assoli di chitarra (O'Regan) che si estrinseca in un songwriting vecchia scuola, ma con un piglio più modern ed il risultato è molto coinvolgente. Non fatevi ingannare dalle tastiere simil-pop che introducono "Don't Say A Word", perchè il corpo è costituito da un sano e tradizionale hard rock melodico che esplode in un virile ritornello. L'uptempo "Look At Yourself" inserisce nel contesto melodic hard rock un certo tasso pomp/progressive rock (merito in particolare delle tastiere) che rende più ampio lo spettro sonoro cui Phil si rivolge per spiegare il proprio talento compositivo.
Per Chi Ascolta: Melodic Hard Rock
Come anticipato in occasione della recensione dei Legion, eccomi ad occuparmi del nuovissimo album dei Tragik, ennesimo progetto portato avanti dall'americano Phil Vincent che in questa sua creatura si occupa di voce, chitarre, tastiere e basso, con l'aiuto di Damian D’Ercole (ch - D'Ercole), Dirk Phillips (bt) e degli ospiti chitarristi Vince O'Regan (Legion), David Zychek e William Roux.
"Giving Up" è una grintosa opener con un refrain piuttosto catchy e lunghi assoli di chitarra (O'Regan) che si estrinseca in un songwriting vecchia scuola, ma con un piglio più modern ed il risultato è molto coinvolgente. Non fatevi ingannare dalle tastiere simil-pop che introducono "Don't Say A Word", perchè il corpo è costituito da un sano e tradizionale hard rock melodico che esplode in un virile ritornello. L'uptempo "Look At Yourself" inserisce nel contesto melodic hard rock un certo tasso pomp/progressive rock (merito in particolare delle tastiere) che rende più ampio lo spettro sonoro cui Phil si rivolge per spiegare il proprio talento compositivo.
Iscriviti a:
Post (Atom)